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«Al momento non ci sono altri progetti. Il piano A è la fusione». Mentre si attende ancora il via libera definitivo alle conciliazioni con i soci (ieri sul tema altra riunione interlocutoria del cda di Montebelluna),
Fabrizio Viola, il manager chiamato dal
Fondo Atlante per attuare la fusione tra
Popolare di Vicenza e
Veneto Banca, nel doppio ruolo di amministratore delegato della prima e di presidente del comitato strategico della seconda, non ha fatto giri di parole con i sindacati di Veneto Banca nell’incontro di 45 minuti convocato all’improvviso venerdì scorso, prima dell’inizio del cda, insieme all’amministratore delegato
Cristiano Carrus. Incontro definito «inatteso» dalle stesse sigle sindacali, che hanno giudicato positivamente il faccia a faccia.
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Il governo stringe i tempi per l’intervento statale nel sistema bancario. Oggi le Camere sono chiamate ad approvare – a maggioranza assoluta – la richiesta di poter sforare i saldi finanziari, come previsto dall’
articolo 81 della Costituzione sul
pareggio di bilancio. Vista la delicatezza, l’operazione non dovrebbe incontrare ostacoli. Sul piatto ci sono fino a 20 miliardi, in parte per garantire la liquidità e in parte per ricapitalizzare diversi istituti in difficoltà . Preceduto dalla chiamata alle armi per “una rete di sicurezza pubblica†del governatore di Banca d’Italia
Ignazio Visco, ieri il ministro dell’Economia
Pier Carlo Padoan è andato in audizione alle commissioni Bilancio per chiedere il via libera: alcune banche, ha detto, rischiano la “risoluzione†con “danni incalcolabiliâ€.
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Non c’è solo il
Monte dei Paschi tra i potenziali beneficiari del paracadute di Stato.
Popolare Vicenza,
Veneto Banca e
Banca Carige sono quelle che, sulla carta, vengono subito dopo nella lista delle candidate. Per un motivo: sono le più vicine all’asticella posta dalla Bce quanto al capitale di vigilanza, e la bocciatura da parte della Bce in un esercizio di stress è una delle condizioni poste dalla disciplina comunitaria per la ricapitalizzazione pubblica senza infrangere le norme sugli aiuti di Stato. È per questo motivo che sarebbero fuori dalla partita le quattro good banks: Nuova Banca Marche, Popolare Etruria, CariChieti (ormai destinate a finire in pancia a Ubi) e Cassa di risparmio di Ferrara non sono state sottoposte recentemente ad alcuna prova di stress, dunque lo Stato non può intervenire.
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La prima sfida che attende
Fabrizio Viola, arrivato il 6 dicembre a guidare la
Popolare di Vicenza, è contro il tempo. Dirottato dalla Bce nell’epicentro del terremoto veneto del credito – oltre 15 miliardi bruciati dalle gestioni Zonin-Sorato alla Popolare di Vicenza e Trinca-Consoli a
Veneto Banca, con il coinvolgimento di oltre 200 mila risparmiatori – Viola deve fondere quel che resta delle due banche e cercare di dare un futuro comune, diverso dal passato e sostenibile nell’era digitale, a quella che il presidente Mion ha ipotizzato poter diventare una banca di riferimento per il Nordest. L’impresa non è facile. Il cantiere chiederà almeno un anno di intenso lavoro, ma Viola punta ad annunciare il progetto entro il primo trimestre del 2017.
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Banche, il decreto per Mps, ma anche per le venete e Carige, è atteso venerdì prossimo. Mentre per
Bpvi e
Veneto Banca, dopo le comunicazioni di Bce sulle dotazioni di capitale attese a fine marzo 2017, scattano cento giorni per definire i programmi e i fondi necessari per il futuro, dal piano industriale per la fusione alla messa in sicurezza della liquidità , dalla vendita delle sofferenze alla definizione dell’aumento di capitale. Che il
Fondo Atlante, padrone delle due ex popolari, potrà mettere in campo, sapendo di avere comunque una rete di sicurezza. Definita col decreto che il governo si prepara ad approvare venerdì, se fallisse l’ultimo tentativo di realizzare, tra lunedì e venerdì, l’aumento di capitale di Montepaschi.
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di Federico Nicoletti e Davide Tamiello, da Il Corriere del Veneto
Il Patriarca interviene sulla crisi: «Il sistema s'è fatto soffocante e depressivo»
Banche, il decreto per Mps, ma anche per le venete e Carige, è atteso venerdì prossimo. Mentre per BPVi e Veneto Banca, dopo le comunicazioni di Bce sulle dotazioni di capitale attese a fine marzo 2017, scattano cento giorni per definire i programmi e i fondi necessari per il futuro, dal piano industriale per la fusione alla messa in sicurezza della liquidità , dalla vendita delle sofferenze alla definizione dell'aumento di capitale. Che il Fondo Atlante, padrone delle due ex popolari, potrà mettere in campo, sapendo di avere comunque una rete di sicurezza. Definita col decreto che il governo si prepara ad approvare venerdì, se fallisse l'ultimo tentativo di realizzare, tra lunedì e venerdì, l'aumento di capitale di Montepaschi.
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Il Corriere del Veneto dà notizia della conferma dei domiciliari per Vincenzo Consoli, il dominus di Veneto Banca, che passerà un Natale ben diverso da quello di Gianni Zonin che ha intentato causa, lui, alla Banca Popolare di Vicenza per dimostrare di non esserne stato negli ultimi venti anni il domineddio. A parità di reati ad oggi noti diverse situazioni per i due indao diverse valutazioni delle due Procure in campo, quella di Roma per il "montebellunese" di Matera, Vicenza per il "vicentino" di Gambellara?
No dalla Cassazione Per Consoli Natale ai domiciliari
Anche la Cassazione nega la libertà a Vincenzo Consoli. Sarà un Natale agli arresti domiciliari per lo storico amministratore delegato di Veneto Banca. I giudici della suprema corte hanno infatti rigettato ieri il ricorso presentato dai difensori Franco Coppi e Alessandro Moscatelli, che chiedevano la libertà per il manager, ai domiciliari a Vicenza dal 2 agosto, dopo l'arresto nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Roma per aggiotaggio ed ostacolo alla vigilanza.
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L'avvocato
Renato Bertelle, notissimo a Malo dove ha costruito la sua ricca carriera professionale che, sia pur scalfita, patrimonialmente, dalle azioni che aveva anche lui della
Banca Popolare di Vicenza, poteva consentirgli una serena e agiata vecchiaia lasciando magari spazio a qualche giovane legale, tipo il figlio, si è invece invischiato in una storia triste e trista, che non lo fa uno di voi, cioè dei risparmiatori/azionisti traditi dalla
BPVi di
Gianni Zonin & c., ma lo vede protagonista di un continuo cambio di abito tra la toga istituzionale da avvocato ancora a caccia di clienti, fra i soci della fu Popolare, e la mantella rivoluzionaria del difensore degli oppressi che raccoglie in una cosiddetta e pomposa "
Associazione nazionale degli Azionisti della BPVi" di cui si fa nominare Presidente, lui che fa l'avvocato di alcuni di quei truffati, poveri sì ma tipicamente più di lui.
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Perquisizioni a tappeto nelle tre sedi principali della
Banca popolare di Bari: la direzione generale di corso Cavour e gli uffici amministrativi di via Cairoli, e di piazza Massari. Gli accessi sono stati effettuati dagli uomini del Nucleo barese di polizia tributaria, insieme ai colleghi del Nucleo speciale di polizia valutaria della
Guardia di Finanza, su richiesta del procuratore
Giuseppe Volpe e dei sostituti
Federico Perrone Capano e
Lidia Giorgio della Dda. Il fatto che a indagare sia la direzione distrettuale antimafia non è tuttavia da mettere in relazione con l’attività della banca ma con la presenza, sullo sfondo delle indagini, di fatti connessi.
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Il
Consiglio di Stato ha rimesso ieri alla
Consulta tutti i dubbi di legittimità sulle norme di trasformazione delle
banche popolari in Spa (Società per azioni), ampliando le critiche messe nero su bianco in una recente ordinanza che evidenziava il «nodo» relativo al diritto negato di recesso per i soci e al loro rimborso. Ieri nel mirino anche l’utilizzo - come «contenitore» della riforma» - del decreto legge «in relazione alla evidente carenza dei presupposti di necessità e urgenza». Se la
Corte Costituzionale accogliesse questo rilievo, l’intera norma sulle Popolari potrebbe essere travolta. Un’interpretazione che trova concorsi i legali che hanno assistito diversi soci, anche veneti, nel sollevare la questione.
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