Razza veneta. Vescovi si dimentica di Boccia e BPVi, Donazzan sgambetta Rucco per un posto in provincia come fece con Berlato per una seggiola nel sistema Galan. E Zaia...?
Sabato 29 Dicembre 2018 alle 22:48 | 0 commenti
Auspicando su Tva un lungo governo di Lega e M5S per il timore dei gilet gialli di casa nostra Luciano Vescovi dimostra tutto il suo coraggio da leader dei coraggiosissimi imprenditori vicentini di vertice e rischia di superare il ridicolo prefigurando una tirata di orecchie dal suo capo nazionale. The last president (l'ultimo... dei presidenti) di Confindustria Vicenza rispetto agli ultimi due past president (in ordine di tempo Roberto Zuccato e il socio Giuseppe Zigliotto) ha, ancora e solo, un pregio, quello di non essere stato indagato per il crac della Banca Popolare di Vicenza come il primo o addirittura imputato come il secondoÂ
Eppure Vescovi, che pose alla base del suo programma elettorale la necessità inderogabile di differenziarsi dal vecchio sistema di potere locale, fino al giorno prima del suo insediamento a Palazzo Bonin Longare (alias Zonin Longare) è stato vice presidente, evidentemente anche lì irrilevante ma questa volta per sua fortuna, della controllata Banca Nuova di Palermo, quella dell'inchiesta di Report sui suoi incroci presunti con servizi segreti e mafia.
Ma se Vescovi, in compagnia degli imprenditori della sua pasta, si dimentica del presidente nazionale Vincenzo Bocccia, non proprio tenero col governo giallo verde, e della sua propria contiguità col sistema di potere storico di Vicenza, per mancanza di memoria, politica, a livello locale lo batte alla grande Elena Donazzan.
"Creata" letteralmente da Sergio Berlato costei lo "tradì" di punto in bianco quando l'allora parlamentare europeo ebbe il coraggio di denunciare il sistema di potere di Giancarlo Galan, a cui peraltro si è sempre inchinata Confindustria berica con i suoi referenti politici di vertice ma che, richiamando all'ubbidienza la "patriota" di Pove, insediò/consolidò lei su una poltrona di potere ma non salvò se stesso dalla condanna giudiziaria oltre che morale.
L'ex An, poi Pdl, ora anche ex Forza Italia e col suo "Amo il Veneto" in cerca di un approdo in Lega, allora voltò le spalle al suo mentore per un assessorato potente alla formazione (oltre che al lavoro e all'istruzione), ambito sui cui mega finanziamenti con soldi europei agli enti preposti c'è un fascicolo in Procura di Venezia di cui abbiamo riferito alcune parti e di cui stiamo studiando altri capitoli nonostante le denunce minacciose
- di Luca Zaia a nome della Regione, che pure depositò in Procura uno dei dossier presenti nel fascicolo, e dei dirigenti del settore tra cui Santo Romano, di cui la stampa, e non solo VicenzaPiù, riferisce come ricoprente un ruolo di rilievo nel cosiddetto Clan Romano
- di Giovanni Jannacopulos, re di tv regionali e della... formazione
- della stessa assessora.
Ma, se Donazzan dimenticò cosa e quanto fece per lei Berlato pur di avere o mantenere un ruolo di rilievo in regione, ci pare un segno di grande debolezza e di caduta, ulteriore, di livello (e di stile) attaccare  sulla questione campo Marzo ma "solo" per un qualche seggio in provincia negato ai suoi nuovi fedeli (come ipotizza il GdV odierno) il sindaco e presidente della provincia di Vicenza, Francesco Rucco, dimenticando che costui ha issato il suo pupillo Silvio Giovine all'assessorato comunale alle attività produttive con, si legge,  deleghe al commercio e attività produttive, politiche del lavoro, agricoltura, turismo, valorizzazione del centro storico e coordinamento di eventi e manifestazioni.
Di questo assessore non c'è traccia di curriculum (cliccando sulla voce relativa sul sito del comune alla data odierna spicca la pagina bianca accanto) eppure Giovine è uno dei pochi a cui Rucco ha consentito di derogare alla sua richiesta di assolvere al suo ruolo a tempo pieno e di lui si ricorda l'essere stato responsabile provinciale di Azione Giovane (nomen omen) a cui l'assessora fece intascare un premio regionale per testi... copiati (assessore alla legalità e trasparenza Isabella Dotto, se ci sei, su curriculum e premio, batti un colpo!).
Tornando alla "ingrata" Elena Donazzan, in cerca di casa politica e, secondo il GdV, di seggiole per imbonire i suoi adepti in fuga dai partiti con i cui voti, lei in primis, sono stati eletti (W la coerenza di una dura e pura come lei!), due delle cose che ci stupiscono sono
1 - come può fidarsi di Donazzan, e Giovine, il sindaco e presidente della provincia Rucco, che a quei tempi, con Valerio Sorrentino, "lasciò" anche lui, ma con ben altro stile (ritirandosi, cioè, per un po' dalla vita pubblica senza incassare "premi") il suo referente politico Sergio Berlato, che, forse, proprio per questo diverso stile non ha esitato, sulla base di un disegno politico diverso dal solito ed esclusivo do ut des, a promuoverne per primo, e inizialmente da solo, la candidatura ecumenica a sindaco da parte del centro destra?
2 - come può, soprattutto, Luca Zaia, che quando non recita alla Salvini sembra svolgere realmente un'azione politica per il Veneto, come può dicevamo il successore di Galan essere così legato all'assessora di Pove in quel di Bassano da mantenerla al posto in cui la issò fiduciariamente e per calcolo il suo predecessore, poi condannato, ora che lei prima di An, poi del Pdl, quindi di Forza Italia è uscita da quest'ultimo partito che l'ha candidata e cerca ancora casa?
Non è che lui, che di lei dovrebbe conoscere ogni passaggio, amori e tradimenti politici inclusi, tema che la conoscenza sia reciproca per cui è costretto a rimanere fedele a chi la fedeltà politica spesso l'ha considerata come un fazzolettino Kleenex quando abbandonò Berlato (per fortuna di costui ci verrebbe da dire) e ora che ha esposto Rucco ai fendenti dell'assopita opposizione addirittura sul tema della sicurezza, lei che le strade di Vicenza le conosce solo su Google Maps?
Nota filmografica: "Per qualche dollaro in più"
Nota Confindustriale: Boccia VescoviÂ
Nota musicale: La razza veneta, no, non può essere lei...
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