BPVi e Veneto Banca: corsa contro il tempo per Fabrizio Viola
Lunedi 19 Dicembre 2016 alle 09:39 | 0 commenti
La prima sfida che attende Fabrizio Viola, arrivato il 6 dicembre a guidare la Popolare di Vicenza, è contro il tempo. Dirottato dalla Bce nell’epicentro del terremoto veneto del credito – oltre 15 miliardi bruciati dalle gestioni Zonin-Sorato alla Popolare di Vicenza e Trinca-Consoli a Veneto Banca, con il coinvolgimento di oltre 200 mila risparmiatori – Viola deve fondere quel che resta delle due banche e cercare di dare un futuro comune, diverso dal passato e sostenibile nell’era digitale, a quella che il presidente Mion ha ipotizzato poter diventare una banca di riferimento per il Nordest. L’impresa non è facile. Il cantiere chiederà almeno un anno di intenso lavoro, ma Viola punta ad annunciare il progetto entro il primo trimestre del 2017.
In questi giorni di fine anno Viola sta incontrando le organizzazioni sindacali, perché il piano della Banca del Nordest passa necessariamente attraverso un importante ridimensionamento degli organici. Attualmente Vicenza e Veneto mettono assieme quasi 11.500 dipendenti. Circa cinquemila dovranno trovare una nuova sistemazione. È in eccesso almeno una delle due strutture centrali e su diverse piazze del Veneto la presenza delle due banche può essere dimezzata, dando preferenza a mantenere le eventuali strutture di proprietà al fine di alleggerire il livello dei costi, in attesa di definire le nuove esigenze di capitale. Nella complessità del momento, Viola non vuole però sciupare occasioni. Se è stato dato il via alla cessione degli immobili più prestigiosi situati nel centro di Roma e Milano, il consigliere delegato della Vicenza ha posto per ora un freno alla cessione di Nem, la Sgr del gruppo, che rimarrà in casa ancora per un po’. Nella controllata – che ha partecipato il capitale di Valtur, Corvallis, Braccialini, Sirti – Viola vuole vedere chiaro, anche perché l’attività di Nem, ovvero il supporto alle imprese, è quella che potrebbe prospettivamente garantire quei margini che l’attività tradizionale del credito, legata a tassi destinati a rimanere bassi in Europa per ancora molto tempo, non è al momento in grado di garantire. Viola ha imparato a camminare sulle uova nel corso della sua lunga esperienza al Monte dei Paschi di Siena, dove ha garantito la sopravvivenza di una banca che le precedenti gestioni – in quel caso legate alla presidenza di Giuseppe Mussari e al direttore generale Antonio Vigni, entrambi a processo dalla scorsa settimana a Milano – hanno ridotto in fin di vita. In Veneto la situazione è per certi versi simile. E le cautele sono richieste a ogni passo. Lo ha dimostrato la vicenda recentemente emersa delle attività di intelligence nel quartier generale di Veneto Banca, anche potenzialmente a danno del direttore generale Cristiano Carrus. Ma cautela è richiesta anche nel caso della necessaria vendita degli Npl – i crediti ammalorati – che appesantiscono il bilancio dei due istituti. In una terra che negli ultimi anni ha visto il dominio di gestioni clientelari, la frequente ignoranza del merito di credito e il trionfo dell’opacità è tempo della massima trasparenza. Anche e soprattutto nella cessione degli Npl che possono rappresentare un lucrosissimo affare per le società che si occupano di credit servicing.
Di Stefano Righi, da Corriere Economia
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