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Ci stiamo avvicinando all'assemblea della Veneto Banca, che il 19 dicembre sarà la prima a mettere un punto fermo sul suo futuro, mentre sarà più lontana, nella primavera 2016, quella della Banca Popolare di Vicenza, prima in anticipo su tutte poi non si sa se in rischiosa frenata o in ragionato rallentamento per gli equilibri ancora indefiniti (di vertice, di destino proprietario o di strutture intermedie legate alla vecchia mala gestio), con l'inframezzo della Volksbank, che ha incorporato la Popolare di Marostica e si avvia alle dimensioni che le impongano i vincoli dlla BCE, che hanno "colpito" le due maggiori popolari venete. Ne abbiamo già scritto ma, quindi, ora  è opportuno ricordare cosa avverrebbe se non passasse la trasformazione in spa, che da alcuni è considerata da contrastare e che col voto ancora capitario adottato nell'ultima assembea da vecchia Popolare potrebbe essere bocciata?
Una tragedia, veneta e non greca.
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La trasformazione in spa di Veneto Banca e della Popolare di Vicenza non è così scontata
(anche se obbligatoria e obbligata, ndr). Almeno, non per molti degli azionisti dei due istituti di credito: in migliaia hanno creato nelle ultime settimane un massiccio fronte del «no». Il loro dissenso ha trovato amplificatori nelle numerose associazioni nate in tutta la regione, finalizzate a individuare le migliori strategie per difendere i diritti dei soci delle due Popolari, accomunati dalla stessa sorte: il crollo della azioni finanziarie e un futuro sempre più cupo.Â
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La fissazione per il 19 dicembre dell'Assemblea di Veneto Banca per decidere (formalizzare?) la trasformazione in Società per Azioni, la quotazione in Borsa e l'aumento di capitale (tre punti che verranno votati singolarmente ma che fanno parte di un piano strategico unico) segna un punto a vantaggio del gruppo di Montebelluna rispetto ai cugini della Banca Popolare di Vicenza, che fino a pochi giorni fa, ai piani alti di Via Btg Framarin, sorridevano delle indecisioni nella nomina del nuovo presidente in casa trevigiana dopo nomine e dimissioni varie e sottolineavano con orgoglio il proprio percorso deciso e netto.
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Alla fine ha rassegnato le dimissioni dal Cda della Popolare di Vicenza anche Giuseppe Zigliotto, ultimo dei tre membri indagati del Cda della vecchia BPVi, anche se resistono per ora al loro posto tanti membri del Cda tra cui i vicepresidenti Andrea Monorchio, ex ragioniere generale dello Stato, a cui si possono facilmente associare come "mansioni principali" le discutibili relazioni tenute con la Banca d'Italia, e l'avvocato Marino Breganze, che da ex politico locale si è candidato col centro destra senza successo a Palazzo Trissino nel 1995 per poi collezionare incarichi in vari enti, e arrivare anche alla presidenza della controllata vicentina Banca Nuova, le cui operazioni e "influenze" in Sicilia hanno fatto accendere anche i fari della magistratura locale.
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Il capo della locale Confindustria, nei guai per aggiotaggio, ha fatto vendere dall’istituto le sue azioni prima che il titolo crollasse. Ha guadagnato un milione Ieri il consiglio d'amministrazione della Popolare di Vicenza ha preso atto delle dimissioni di uno dei suoi membri più titolati, il presidente della Confindustria di Vicenza Giuseppe Zigliotto. L'imprenditore è indagato per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza insieme all'ex presidente Gianni Zonin e all'ex consigliere Giovanna Dossena, che si erano già dimessi nei giorni scorsi. Il comunicato ufficiale ci informa che il cda esprime all'uscente "un vivo ringraziamento per il lavoro svolto in questi anni e per il contributo apportato alla Banca".
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Bpvi, arriva il rapporto ispettivo Bce. Tensioni dopo la lettera di Confindustria Vicenza agli iscritti sui rapporti con la popolare. Veneto Banca, attesa per il prezzo di recesso. Vicepresidenza, la Rossello resta favorita
Popolare di Vicenza, anche Zigliotto lascia, nel giorno in cui Bce illustra al cda la relazione sull'ispezione che ha terremotato la banca. Il doppio passo in via Battaglione Framarin si è prodotto ieri, nella riunione del consiglio d'amministrazione iniziata alle 9.30. L'attesa era per l'arrivo degli ispettori di Francoforte con la relazione finale sull'ispezione condotta tra febbraio e luglio. Dossier atteso da agosto, giunto da Francoforte ora, dopo l'uscita la scorsa settimana di Gianni Zonin e l'insediamento di Stefano Dolcetta a nuovo presidente.
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L'immagine e la forza del Veneto stanno perdendo colpi con l'attacco frontale alle sue banche, la Banca Popolare di Vicenza e la Veneto Banca, gli ultimi suoi baluardi e puntelli finanziari dopo la lontana "delocalizzazione" della Banca Cattolica del Veneto, nata a Vicenza e confluita nell'Ambrosiana, poi Ambroveneto, quindi attuale big Intesa S. Paolo, e la più recente sparizione della Cariverona (ex Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza e Belluno) confluita a passi sucessivi nel secondo player italiano in Europa, l'Unicredit.
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"«Bpvi, recupereremo la fiducia. La banca territoriale? Sciocchezze». Parla il presidente Dolcetta: «Indicato dai cacciatori di teste. Con Zonin non ho parlato», è così che Il Corriere del Veneto, dorso del CorSera nel cui azionariato figura l'ex Gianni Zonin, ora sotto indagine della Procura di Vicenza, titola la presentazione di Federico Nicoletti del neo presidente della Banca Popolare di Vicenza. Mentre anche Marino Smiderle su Il Giornale di Vicenza, di proprietà anche di Confindustria Vicenza, il cui presidente Giuseppe Zigliotto in quella indagine fa compagnia al re del vino da componente ancora in carica del Cda della banca in cui è entrato dal 2003, fa il "suo" ritratto annunciato con questo titolo: "
Il nuovo presidente della Banca Popolare di Vicenza: «I tempi sono cambiati». Dolcetta: «Sono soltanto espressione dei vicentini che ci mettono la faccia»".
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La Banca Popolare di Vicenza in data 25 novembre 2015, come informa in una nota che pubbichiamo di seguito, ha ricevuto dalla Banca Centrale Europea "
i risultati finali del Processo di Revisione e Valutazione Prudenziale (SREP – Supervisory Review and Evaluation Process), ai sensi del Regolamento UE n°1024/2013 del 15 ottobre 2013. Nella SREP Decision la BCE ha, quindi, richiesto alla Banca Popolare di Vicenza di mantenere su base consolidata un Common Equity Tier 1 Ratio (CET1 Ratio) pari almeno al 10,25%".
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Da quando il danno del crollo delle azioni della BPVi è stato certificato, a Vicenza, nota patria di capitani coraggiosi (in cui i guelfi al comando delle truppe dei baciapile, invece di lottare, ciacolano con i ghibellini a capo delle armate dei tagliatabarri), impera il gossip sul passato della Banca Popolare di Vicenza, gonfiato dai livori dei fans dei "
Meneghini per Zoso" (
ogni allusione è puramente "causata") contro quel Gianni Zonin, che nessuno prima osava discutere mentre oggi raccoglie forbite stilettate a go go anche da un indigeno ex, molto ex, parlamentare, che che sul "mezzo" web su cui scrive (una copia dei capostipiti indipendenti del genere senza fantasia e con padroni "Meneghini"), si fa sostenere da chi è esperto in "Balzi" politici e dagli "Appoggi" di turno, non inconsueti a chi è stato uno dei... capostipiti degli esperti riconosciuti di finanza di parte e tangentizia.
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