Gossip su BPVI e Veneto Banca, le ultime due banche venete: cui prodest, aut cui prudet? Quelli a cui prude utili a quelli a cui conviene
Venerdi 27 Novembre 2015 alle 00:09 | 0 commenti
Da quando il danno del crollo delle azioni della BPVi è stato certificato, a Vicenza, nota patria di capitani coraggiosi (in cui i guelfi al comando delle truppe dei baciapile, invece di lottare, ciacolano con i ghibellini a capo delle armate dei tagliatabarri), impera il gossip sul passato della Banca Popolare di Vicenza, gonfiato dai livori dei fans dei "Meneghini per Zoso" (ogni allusione è puramente "causata") contro quel Gianni Zonin, che nessuno prima osava discutere mentre oggi raccoglie forbite stilettate a go go anche da un indigeno ex, molto ex, parlamentare, che che sul "mezzo" web su cui scrive (una copia dei capostipiti indipendenti del genere senza fantasia e con padroni "Meneghini"), si fa sostenere da chi è esperto in "Balzi" politici e dagli "Appoggi" di turno, non inconsueti a chi è stato uno dei... capostipiti degli esperti riconosciuti di finanza di parte e tangentizia.
Ma se Atene piange Sparta non ride: sostituendo il nome della Popolare, chissà se ancora, di Vicenza con quella dei montebellunesi, la Veneto Banca, anch'essa colpita da manovre sbagliate, dal conseguente crollo del suo valore e dalle sassate ex post dei critici trevigiani, il proverbio si adatta perfettamente al crollo contemporaneo delle ultime due grandi banche venete su cui si abbatte oggi il gioco al massacro di gran parte dei media locali oltre che nazionali.
La masnada di collaboratori del nostro direttore, autolesionisti avversari dei colleghi promo pubblicitari "MeneghiniLike" ma coscienziosi alleati dei propri lettori, fin dal 2010 si preoccupava in solitaria locale della sorte degli allora poveri ma disinformati azionisti delle due banche venete denunciando le malefatte in atto e in fieri, che le nuove normative europee e nazionali avrebbero reso esiziali, delle accoppiate Zonin Sorato qui da noi e Trinca Consoli un po' più in là .
E oggi la stessa, orgogliosa redazione di VicenzaPiù (a cui da oggi si aggiungono il sottoscritto, Gianfri Bogart, e Piter Panic, che già ha debuttato sul nostro Magazine), continua a preoccuparsi degli azionisti ora ufficialmente poveri, costruttivamente e non per soddisfare le pance a cui si rivolgono gli opinionisti di professione e gli aspiranti tali.
Ma alcuni di questi soci buggerati, che sono stati attratti prima dai disinformatori di mestiere... quotidiano, oggi leggono masochisticamente, in pochi o in molti non conta, gli analisti (?) che si concentrano sulle denunce ripetute e ripetitive del passato, che è nelle mani, giustamente, della magistratura, e non analizzano le strade per il futuro, che competono, razionalmente, a Iorio e Carrus.
Ai soci, piccoli e grandi, ci stiamo rivolgendo e sempre di più ci rivolgeremo, intanto finchè le due banche non arriveranno in Borsa per ricapitalizzarsi con soldi veri, si spera, anche di chi oggi si appella alla necessaria vicentinità o "trevigianità ", ma che i veneti schei non vuole metterli o non li ha.
Perchè è fondamentale che loro, i poveri soci di BPVI e VB (ora soci poveri), si rendano conto che, dopo aver errato umanamente non vedendo (non volendo vedere?) quello che li ha impoveriti, ora perseverebbero diabolicamente nei loro errori di valutazione se, godendo sadicamente dei "trapassati", facessero masochisticamente il gioco di quelli a cui farebbe comodo (a cui "prodest", ce ne stiamo facendo più che un'idea e ve ne parleremo in futuro) l'indebolimento ulteriore della reputazione e dell'appetibilità delle due banche venete, che i due nuovi AD stanno provando a rimettere in carreggiata, .
Sfruttare le misere rivincite dei peones, che oggi si fingono capitani, a cui prudeva e prude ("prudet" in latino non esiste ma qui rende l'idea) essere dei minus davanti ai regnanti e che si eccitano solo all'idea di farsi un selfie davanti a chi non regna più, è una delle tecniche più subdole usate da chi vuole che il "prezzo di acquisto" della Banca Popolare di Vicenza e della Veneto Banca sia ancora più basso di quello causato dalla mala gestio da noi per primi evidenziata soprattutto nell'ultima fase dei regni dei Zonin, dei Consoli e dei loro cortigiani (quelli inquisiti per intenderci).
Se le due ultime grandi banche venete varranno poco o se verrà disossata la loro presenza sul territorio (questo è il loro valore vero) in Borsa le compreranno banche e congreghe di interessi straniere al territorio.
E, se le compreranno per pochi schei, il valore delle azioni dei soci attuali non tornerà abbastanza su e tutto il Veneto ne uscirà indebolito.
Che Zonin e Consoli vadano in galera o no...
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