Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza verso la spa: operazione obbligatoria ma non scontata, per gli azionisti
Martedi 8 Dicembre 2015 alle 11:39 | 0 commenti
La trasformazione in spa di Veneto Banca e della Popolare di Vicenza non è così scontata (anche se obbligatoria e obbligata, ndr). Almeno, non per molti degli azionisti dei due istituti di credito: in migliaia hanno creato nelle ultime settimane un massiccio fronte del «no». Il loro dissenso ha trovato amplificatori nelle numerose associazioni nate in tutta la regione, finalizzate a individuare le migliori strategie per difendere i diritti dei soci delle due Popolari, accomunati dalla stessa sorte: il crollo della azioni finanziarie e un futuro sempre più cupo.Â
La convinzione è che l'unione farà la forza, sia nei tribunali che nelle assemblee. Il 19 dicembre è in programma la prima, quella di Veneto Banca, nella quale si deciderà anche sulla quotazione in Borsa.
E su questo punto, i tanti azionisti propensi al «no» devono fare i conti con l'avvertimento del neopresidente dell'istituto di Montebelluna Pierluigi Bolla: «Se non passa la spa, Veneto Banca rischia il commissariamento o la liquidazione».Sul voto c'è ancora qualche giorno per decidere e a questo proposito si riunirà lunedì prossimo il «Coordinamento delle associazioni soci Banche Popolari Venete», nato la scorsa settimana allo scopo di «coordinare tutte le forze e gruppi di persone che lavoreranno assieme per tutelare e aiutare i piccoli risparmiatori», spiega una nota. Al momento vi fanno parte Confedercontribuenti Veneto, Azionisti Associati Bpvi, Casa del consumatore, As.So. Popolari Venete e l'associazione Nazionale Bpvi. Alla guida del gruppo c'è don Enrico Torta, il sacerdote che da molti anni si dedica alle battaglie politiche, dalle usure bancarie alle aperture festive dei centri commerciali. Ma l'attività del coordinamento prevede anche azioni di tutela per gli azionisti della Popolare di Vicenza. «La gran parte dei soci di questa banca è fatta da pensionati, hanno più di sessant'anni e nel crollo delle azioni hanno visto sfumare i risparmi di una vita», spiega Daniele Marangoni, vicepresidente della neo associazione «Noi che credevamo nella Banca Popolare di Vicenza». Nato in seguito all'assemblea dello scorso aprile che decretò il crollo delle azioni, il raggruppamento ha fatto tappa nei giorni scorsi a Montecchia di Crosara, territorio di confine, dove c'è un'alta concentrazione di piccoli azionisti. «Il nostro obiettivo», spiega Marangoni, «è mettere in campo tutte le azioni per bloccare la trasformazione in spa della Popolare di Vicenza. Stiamo quindi raggruppando soci per fare fronte comune in vista dell'assemblea e abbiamo creato un tavolo tecnico al quale siede un gruppo di professionisti che analizza la situazione dei diversi soci che, anche nel Veronese, sono soprattutto over 60». «In totale 205 mila azionisti», precisa il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, che nei giorni scorsi ha scritto «a Draghi, Padoan, Visco e Renzi affinché si pensi a questo territorio che ha dato tanto e deve avere tutelati questi piccoli risparmiatori. Molti di loro», sottolinea Zaia, «sono pensionati, operai che dalla sera alla mattina hanno appreso che le loro azioni non valevano nulla». Tra gli azionisti c'è anche la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Deborah Serracchiani, che ha perso circa 18mila euro.
di Francesca Lorandi, da L'Arena di Verona
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