Contractors Usa, la Vicenza Connection
Articolo pubblicato sul numero 168 di VicenzaPiù, da sabato in edicola a 50 cent e da oggi, domenica, in distribuzione gratuita in numerosi locali cittadini (vedi l'elenco dei principali su Punti di distribuzione nel box a destra) e scaricabile in pdf dal box sempre qui a destra
Approfondimento dei legami fra il Pentagono e l'economia locale
Secondo i dati trovati da un ricercatore siciliano, Antonio Mazzeo
Dire che industrie ed enti di Vicenza abbiano consolidati rapporti d'affari con l'esercito Usa è scoprire l'acqua calda. E in questi anni di roventi polemiche sulla nuova base americana al Dal Molin sono stati versati fiumi d'inchiostro sull'indotto, gli "schei" che i militari del Pentagono farebbero piovere attraverso appalti, subappalti e affitti. A tutt'oggi, la fetta più grossa (245 milioni di euro per la costruzione degli edifici) se la sono aggiudicata la Cmc di Ravenna e la Ccc di Bologna, le due maggiori cooperative (ex) rosse legate al Partito Democratico. Per i subappalti finora si sa solo della Isnardo Carta di Montecchio Precalcino, impresa di impiantistica che sta lavorando a preparare il terreno per l'edificazione. Quanto alla ricaduta immobiliare, proprio in questi giorni gli Americani stanno cercando casa attraverso banali inserzioni sul giornale, dopo il no del Comune di Quinto ad un nuovo villaggio a Quintarello, fra il fiume Tesina e l'autostrada Valdastico. Resta da vedere, infine, quante imprese locali saranno coinvolte nei servizi interni alla nuova caserma: alla Ederle i lavoratori civili italiani si aggirano sulle 700 e più unità .
Continua a leggereStorie di ordinaria precarietà
Articolo pubblicato sul numero 168 di VicenzaPiù, da oggi in edicola a 50 cent.
La sparata di Tremonti riapre il dibattito su posto fisso e flessibilitÃ
In provincia i contratti a tempo sono quasi 90mila
La storia di un trentenne troppo qualificato per un lavoro stabile
di Andrea Alba
"I cosiddetti atipici". Collaboratori a progetto, interinali, contratti a termine, lavoro somministrato, sostituti di dipendenti in maternità . Se ne parla in questi giorni, forse a sproposito. Di punto in bianco infatti un ministro dell'Economia e un premier che prima di ieri non avevano mai dato segni di interesse sull'argomento improvvisamente rivalutano l'importanza del "posto fisso", come fondamento di un nucleo familiare stabile e della sicurezza sociale. Ed è un vespaio: da un lato il mondo confindustriale e tre quarti del (medesimo) governo che alzano gli scudi a difesa della legge 30 (varata dal ministro Roberto Maroni nel 2003, più impropriamente conosciuta come legge Biagi) che ha introdotto la flessibilità e regolamentato i contratti atipici; dall'altro il mondo delle organizzazioni sindacali, per una volta apparentemente compatto, che saluta con favore la novità . Perché da tempo all'interno dei sindacati, anche quelli all'epoca in parte favorevoli alla legge 30, si è avviata una seria riflessione sulla "flessibilità ". Ma quanti sono i precari vicentini? Un po' di numeri, locali e nazionali, possono inquadrare il fenomeno, quello che sta accadendo e quello che è accaduto. E il racconto, assolutamente vero, di un trentenne vicentino "doc" iper-qualificato può dire più di mille dati.
Continua a leggereConcia, la fine dell'Eldorado
Articolo pubblicato su VicenzaPiù, da oggi in distribuzione in città oppure in edicola a 50 centesimi.
Nella Valle del Chiampo continua il periodo no del distretto conciario
Le inchieste della guardia di finanza sono l'ultimo episodio
di un malessere che ha origini lontane. E tutte interne al sistema
"È un'enclave strana, un sistema produttivo originale, con poche similitudini con altri settori come quello dell'oro o della ceramica, che pure erano articolati attorno alle piccole aziende". Fernando Dal Zovo, ma tutti lo chiamano Nando, ha cominciato a lavorare con le concerie nel 1966. Ha smesso nel 1997, e da allora le segue a livello sindacale (è responsabile del settore per conto della Cgil) e politico (è stato consigliere comunale ad Arzignano). In pochi, probabilmente, possono vantare la sua conoscenza della storia, dello sviluppo e, adesso, della crisi del distretto produttivo della vallata del Chiampo. Un piccolo Eldorado costruito sulla lavorazione delle pelli che per decenni ha distribuito stipendi generosi ai lavoratori e profitti consistenti per gli imprenditori, e che adesso arranca. Piegato dalla concorrenza internazionale e dalla crisi generale, certo, ma soprattutto dalle proprie contraddizioni interne. Last but not least, l'elaborato sistema che una serie di aziende aveva escogitato per evadere l'Iva e che è stato scoperchiato dalle recenti indagini delle guardia di finanza.
Continua a leggerePoteri forti: svolta al Giornale di Vicenza
Articolo pubblicato sul numero 167 di VicenzaPiù, da oggi in edicola e da domani in distribuzione gratuita in numerosi locali cittadini
Zuccato (Assindustria) ha estromesso Amenduni e Ingui dal cda del giornale. Prossima mossa: il cambio della guardia alla direzione
Anche l'ultima casamatta è stata espugnata. Il rampollo dell'acciaio Valbruna Michele Amenduni e il principe dei costruttori berici Gaetano Ingui, legati da un antico patto di ferro, sono stati messi alla porta dal consiglio di amministrazione di Athesis, l'editrice del Giornale di Vicenza (e dell'Arena e di Brescia Oggi). Ovvero, non avranno più un'influenza diretta sul quotidiano monopolista di fatto dell'opinione pubblica vicentina. Fuori loro due, dell'assetto di potere che fino a due anni fa dominava Vicenza non è rimasto più nulla. Il presidente degli industriali Roberto Zuccato, insomma, ce l'ha fatta. Ma per capire l'importanza che la notizia riveste per i comuni mortali, occorre fare un passo indietro.
L'evoluzione
La lunga guerra sotterranea all'Associazione Industriali era giunta ad una situazione di precario compromesso con l'elezione di Zuccato alla presidenza nel 2008. Accompagnata da quella di Achille Variati a sindaco e, l'anno precedente, di Attilio Schneck alla Provincia, i tre maggiori bastioni del vecchio gruppo dominante rappresentato dagli Amenduni, da Ingui, da Manuela Dal Lago e da componenti trasversali del passato consiglio comunale, erano caduti uno dopo l'altro. Se poi vi si aggiunge la perdita della Camera di Commercio (presieduta da Vittorio Mincato, alieno alle beghe locali) e della Fiera (controllata dal trio Mincato-Variati-Schneck), si ha il quadro del completo rivolgimento dello scacchiere. Perno di tale rivoluzione è stato il trono di Assindustria, il più importante della città . Zuccato - che pur non avendo alcun legame particolare con lui si porta ancora dietro il marchio del predecessore Massimo Calearo, suo iniziale sponsor in odio agli Amenduni - in questi mesi ha lavorato sottotraccia per la svolta.
La svolta
Continua a leggereIdentità, il Veneto è Serenissimo. Non leghista
Potete leggere questo articolo sul numero 166 di VicenzaPiù, da ieri in edicola a 50 centesimi e da oggi in distribuzione gratuita in città oppure scaricabile dal sitoÂ
Dalla polemica di Zanzotto contro la Lega un'occasione per riflettere su cosa vuol dire essere veneti. Cioè né italiani, né padani
Non abbiamo letto mai una riga del poeta Andrea Zanzotto nato a Pieve di Soligo, eppure ci sentiamo veneti almeno quanto lui. Non ne facciamo un vanto, quel che vogliamo dire è che la polemica innescata dalle sua invettiva contro la Lega Nord («È come una peste, quella... ») nel salotto televisivo dell'Infedele racchiude un problema ben più importante della schermaglia politica abilmente pianificata dal trombettiere prodiano Gad Lerner: cosa vuol dire essere veneto.
Chiagnere e fottere
Lungi da noi fare gli avvocati difensori del Carroccio. I leghisti, che vanno avanti da più di vent'anni a protestare col miraggio della "libertà " dei Veneti, sono da quindici anni al governo di questa regione e alla loro terza prova come ministri di un esecutivo a Roma, che evidentemente tanto ladrona per loro non è. A Napoli, quando uno si lamenta ma campa alla grande, si dice che "chiagne e fotte".
Bugie con le gambe corte
Vi regaliamo in anteprima le nostre "ciacole", che trovate sul numero 166 di VicenzaPiù da oggi in edicola e da domani in distribuzione gratuita in città e in versione elettronica su questo sito.
In Italia lo stato di diritto è una facciata, ma una facciata che ancora non cede all’abbattimento definitivo. La Corte Costituzionale ha stabilito che il "lodo Alfano" con cui Silvio Berlusconi voleva farsi scudo dai processi Mills e Mediaset (da quali con quasi certezza uscirà indenne grazie alla prescrizione) è un insulto all’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Il commento allucinato del premier («queste cose qua a me mi caricano e caricano anche gli italiani. Viva l'Italia, viva Berlusconi!») fa allarmare sul patologico delirio di onnipotenza di quest’uomo che la moglie Veronica ha definito «malato».
Ma ancora più inquietante è l’appecoronamento di certa informazione.
La sera della sentenza, in diretta telefonica a Matrix, ha dichiarato che prima di essere sceso in campo nel ’94 non ebbe mai un’accusa, e che da tutti i procedimenti a suo carico è stato finora assolto.
Continua a leggereFerrio e la libertà di stampa: "Colleghi, facciamo mea culpa"
Articolo tratto dal numero 165 di VicenzaPiù, da oggi in distribuzione in numerosi locali cittadini, scaricabile in pdf da questo sito e da sabato acquistabile in tutte le edicole a 50 centesimi
L'ex direttore di VicenzaAbc individua il problema dell'informazione locale nel "provincialismo". E invita i giovani a riscoprire la passione civile. E a mettersi in proprio
Parlare con un giornalista di sinistra vicentino non è semplice. Non perché sia difficile scovarne uno, chè anzi ce n'è eccome. Ma perché si mimetizzano nella democristianeria diffusa e trasversale, che spinge a non esternare le proprie opinioni: potrebbe dar un dispiacere a qualcuno. Stefano Ferrio (anche noto scrittore, n.d.r.) non è una penna all'arrabbiata, ma problemi a farsi intervistare non se ne fa. Freelance, quattordici anni di servizio al Giornale di Vicenza fino al 1999, domenica 4 ottobre firmerà la sua ultima rubrica in prima pagina nell'edizione locale del Gazzettino. Uno spazio in cui, dal 2003 a oggi, ha segnalato e commentato eventi di ogni genere, aggiungendo un minimo di personalità alle declinanti e striminzite pagine cittadine del quotidiano di Venezia.
Il triangolo rosso
Questo articolo è estratto dal numero 165 di VicenzaPiù, da oggi in edicola a 50 centesimi e da domani in distribuzione gratuita in città  e scaricabile in pdf da questo sito
Viaggio tra via Torino, Viale Milano, via Napoli. Tra residenti che denunciano i problemi di sempre (lo spaccio, la prostituzione, il degrado) e immigrati che ribattono: "Si usano due pesi e due misure". Ma si intravedono anche segnali di rinascita, in un'area che avrebbe tutto per diventare il cuore pulsante della cittÃ
Viale Milano, via Torino, via Napoli, corso San Felice, Campo Marzo. Su quanto succede in questo quadrilatero sono puntati, da anni, i riflettori della cronaca, i lampeggianti delle volanti e le schermaglie della politica. È lì che si materializzano molte delle contraddizioni, e delle tensioni, della città : gli appartamenti di pregio accanto a quelli sovraffollati di stranieri, il via vai degli uffici pubblici di giorno e quello delle prostitute di notte, condomini che erano di lusso accanto ad aree dismesse abbandonate al degrado e ad una concentrazione senza uguali di bar e negozi etnici, le telecamere di sorveglianza e lo spaccio fatto alla luce del sole, o quasi. Gli uni a fianco agli altri, senza soluzione di continuità . Con tutto quello che ne deriva. Per provare a capire come stanno le cose, dopo anni di interventi, dibattiti, blitz e pattugliamenti, siamo andati a fare un giro in zona, accompagnati da due che hanno vissuto da vicino tutto l'evolversi della vicenda: Florio Cappon, voce storica dei residenti di viale Milano e viale Torino, e Morteza Nirou, a lungo rappresentante dei migranti della città . Ecco cosa ne è venuto fuori.
Continua a leggereSerenissima a rischio svendita, galeotta fu Infracom
Il debito della società è alle stelle, e gli enti locali, Provincia di Vicenza in testa, sono stufi di pagarne gli oneri. All'origine c'è il finanziamento del gruppo partecipato dal bresciano Gambari
Serenissima di nome ma non di fatto. I 182 km lungo i quali si snoda la concessione della società autostradale Brescia-Padova sono lastricati di problemi finanziari. Già , perché ormai da anni sulle autostrade italiane corre un groviglio di interessi pubblici e privati che ha perso di vista l'originaria mission per farne oggetti d'investimento, con banche, fondi e imprese che sgomitano per spartirsi la torta d'asfalto.
Nuova Valsugana, un affare per pochi
Articolo estratto dal numero 164 di VicenzaPiù, che potete trovare in edicola a 50 centesimi e, da oggi, in distribuzione gratuita in diversi locali ed esercizi pubblici cittadini o scaricabile in pdf da questo sito.
Analisi del progetto della nuova superstrada tra Marostica e la Valbrenta: l'impatto ambientale, gli intrecci tra politica e imprenditoria, le preoccupazioni per il pedaggio, l'allarme dei residenti
Con una similitudine ardita quanto efficace, il sindaco di Bassano Stefano Cimatti l'ha paragonata ad una ipotetica strada che si proponesse di collegare Mestre con il Lido, passando sopra alla laguna e al centro storico di Venezia, con tanto di piloni piazzati nel cuore di piazza San Marco. Fuor di metafora, e trasportando tutto nel bassanese, il punto di partenza diventa la splendida zona collinare attorno a Marostica, il punto di arrivo il cuore della Valsugana, e il "mostro" il viadotto alto più di trenta metri sopra il Brenta. Il progetto è ovviamente quello della nuova superstrada della Valsugana, un'ipotesi di project financing spuntata a cavallo tra luglio e agosto nei corridoi della regione e che ha messo in allarme tutti gli amministratori della zona, riaprendo una questione che si trascina da decenni.
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