Bugie con le gambe corte
Sabato 10 Ottobre 2009 alle 15:36 | 0 commenti
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In Italia lo stato di diritto è una facciata, ma una facciata che ancora non cede all’abbattimento definitivo. La Corte Costituzionale ha stabilito che il "lodo Alfano" con cui Silvio Berlusconi voleva farsi scudo dai processi Mills e Mediaset (da quali con quasi certezza uscirà indenne grazie alla prescrizione) è un insulto all’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Il commento allucinato del premier («queste cose qua a me mi caricano e caricano anche gli italiani. Viva l'Italia, viva Berlusconi!») fa allarmare sul patologico delirio di onnipotenza di quest’uomo che la moglie Veronica ha definito «malato».
Ma ancora più inquietante è l’appecoronamento di certa informazione.
La sera della sentenza, in diretta telefonica a Matrix, ha dichiarato che prima di essere sceso in campo nel ’94 non ebbe mai un’accusa, e che da tutti i procedimenti a suo carico è stato finora assolto.
Il conduttore-barboncino non ha fatto una piega di fronte alla doppia bugia: nel 1990 è stato dichiarato testimone spergiuro (testimoniò che stava nella P2 solo da tre giorni mentre era iscritto da tre anni), ma fu salvato da un’amnistia; quanto alle assoluzioni, è stato assolto nel merito solo per la tangente di Telepiù, ma per tutti gli altri episodi di corruzione, salvo appunto quelli ancora in itinere (benchè su Mills sia stato già dichiarato "corresponsabile"), l’ha sfangata solo grazie alla lunghezza dei processi. Dovuta anche e soprattutto alle leggi con cui lui ha inzeppato il codice di cavilli ritardanti. Per salvare se stesso. Non l’Italia.
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