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Variati ha detto no al Dal Molin poi costruito e critica Raggi per il no alle Olimpiadi a Roma che non si fanno: dissentiamo dal M5S ma il sindaco ha mai detto no al malaffare locale?

Di Pietro Cotròn Lunedi 26 Settembre 2016 alle 20:30 | 1 commenti

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Se i centro africani, come dice Achille Variati, hanno abitudini diverse dalle nostre per cui per loro sarebbe normale fare la pipì sui nostri alberi, abbiamo tanto l'impressione che questa volta l'abbia fatta fuori dal vaso proprio il sindaco nonchè presidente della Provincia di Vicenza e dell'Unione delle Province Italiane oltre che membro del Cda della Cassa Depositi e Prestiti. Achille Variati venerdì 23 settembre su Radio Vicenza ha, infatti, sbeffeggiato e criticato Virginia Raggi, sindaca di Roma del Movimento 5 Stelle, che ha detto no alle Olimpiadi del 2024. «Il sindaco di Roma è un'irresponsabile e ha mancato di rispetto all'intero Paese» ha detto Variati e poi ha rincarato: «noi amministratori abbiamo l'obbligo dell'onestà e di garantire l'onestà. Non possiamo, per paura che qualcuno rubi, dire: "allora non faccio più niente"».

Alle false, o a dir poco strumentali, motivazioni delle critiche a Raggi di Variati, che ultimamente sembra colpito ancora di più dal suo amore per l'esposizione mediatica a tutti i costi purchè non riguardi le (eventuali?) malefatte della Banca Popolare di Vicenza e dei suoi gestori tra cui Gianni Zonin, Giusppe Zigliotto, Matteo Marzotto... ha risposto ieri, domenica 25 (in effetti non a lui ma al sindaco d'Italia, Matteo Renzi che fu sindaco di Firenze ma mai ha particolarmente osannato il sindaco di Vicenza, che pure all'inizio lo aveva blandito), Marco Travaglio , direttore de Il Fatto Quotidiano, con un articolo che riportiamo in fondo alla nostra nota e che titola significativamente: "Balle, che fare?".

Tornando al sindaco de' noantri, Variati anni fa si scandalizzò quando il suo vice, Jacopo Bulgarini d'Elci, aveva osato criticare su Facebook il degrado di Roma e la sua gestione (all'epoca del sindaco Pd Ignazio Marino) con un giudizio tranchant: «c'è chi posta frasi su FB e c'è chi lavora...».

Ma il buon Achille, che pure pochi mesi fa ha di fatto e nelle segrete stanze di palazzo Trissino zittito quel figlioccio birichino di Jacopo quando osò criticare il "sistema Zonin",  dopo querelle di piccolo cabotaggio come i vandali a San Lorenzo, da multare di più ammesso... che le telecamere li riprendano, pipì al Giardino Salvi, da reprimere con ammende e divieti di seduta ammesso che Rosini e Rotondi non litighino, esternazioni contro i profughi e i richiedenti asilo, da rinviare comunque a casa al primo no salvo richiamarli, a spese di chi?, se hanno ragione, biciclette in Corso Palladio, da proibire ma anche no, dopo tutto ciò il buon Achille, dicevamo, ha sentito il bisogno di innalzare il livello dei suoi interventi.

E, dopo un abbozzato e parolaio "mea culpa" per la vecchia BPVi subito rientrato nei ranghi pro nuova gestione con "l'istigazione a rassegnarsi" indirizzata alle decine di migliaia di soci traditi («non illudiamoli, non recuperanno che qualcosina...»), si è accortamente allontanato dalle cose di Vicenza e ha preso di mira la Raggi.

Se la prende con la sindaca di Roma, che ha promesso ai suoi elettori un "no" mantenuto poi alle Olimpiadi, lui che nel 2008 ha fatto campagna elettorale promettendo ai suoi elettori chissà cosa (e sapendo di non poter promettere nulla contro cose già decise a Roma) contro la base all'ex Dal Molin e, poi, a base costruita (il suo no cosa contò se non la sua elezione?), sbandiera "ogni altro giorno" compensazioni come la tangenziale fantasma e il parco della Pace (dei sensi?), visto che di verde cittadino Vicenza ne ha fin troppo da non saper gestire neanche Campo Marzo e da non potersi accollare la gestione di quella distesa galleggiante su una falda distrutta che qualcuno gli ha "rifilato".

Ora, per essere chiari, noi, che a Roma ci abbiamo vissuto per 24 anni, prima che la rovinassero i governanti dell'ultimo ventennio e passa, ben distribuiti tra centro destra e centro sinistra e non ancora "grillini", e noi che, diversamente dal partito del sindaco, non plaudimmo a Mario Monti quando disse no alle Olimpiadi per non "sforare" sui costi, la vera ragione addotta per Roma dalla Raggi (rilegga il sindaco cosa ha detto la sua collega e provi a capire Travaglio se vuole un commento) avremmo preferito che la Raggi avesse contrattato col governo e col Coni le condizioni per non avere costi, per farsi rimettere a posto le 160 palestre disastrate, per terminare le mille opere iniziate (dai mondiali del nuoto in poi) e per evitare speculazioni e polemiche come quella di cui stiamo parlando.

Ma Virginia Raggi, che tutti hanno voluto che vincesse a Roma per scaricarle la colpa del malgoverno storico dei politici di mestiere, non è stata abile: aveva promesso il "no" e "no" ha detto senza nascondersi dietro il "no" di altri alle richieste dei romani, affogati nel cemento dei costruttori locali tra cui il padrone di quello che Travaglio chiama "Il Caltagirone News", alias Il Messaggero, e nella mala gestio quotidiana, che Il Giornale di Vescovi, alias il nostro GdV, ogni giorno rimprovera anche al nostro sindaco senza, però, indagare da quali interessi e da queli malvezzi sia nata.

Se a Vicenza e a Palazzo Trissino, però, è probito andare contro gli interessi particolari di costruttori e pseudo banchieri, vero signor sindaco che certi nomi mai li ha fatti?, e se a Vicenza il nostro primo cittadino sa dire tante parole tra cui tanti "no" (da quelli alla pipì ai primigeni niet alla base Usa) ricevendo reazioni che Dante nel XXI canto dell'inferno sintetizzo con un "ed elli avea del cul fatto trombetta..."), almeno a Roma c'è una sindaca che dice no e no è.

P.S. In effetti Achille Variati non è vero che non ce l'abbia con il malaffare.

Infatti ha detto a Radio Vicenza: «"Io, sindaco di Roma, non consento che Roma Capitale torni ad ospitare le Olimpiadi?" E perché? Perché ho paura delle speculazioni edilizie? Perché ho paura degli affari di certe lobby?...».

Bravo, signor sindaco, lei non ha paura: peccato che a Vicenza Borgo Berga...

 

Balle: che fare?
di Marco Travaglio, su Il Fatto Quotidiano
Sopraffatti da un regimetto basato sulla menzogna e sulla truffa. Soverchiati da una propaganda falsa e bugiarda. Impotenti di fronte a un'"informazione" che ha smarrito dolosamente i fondamentali della sua funzione. Così si sentono molti dei nostri lettori, a giudicare dalle lettere, dalle mail e dai commenti sul web (depurati da quelli dei troll, dei tifosi di partito e dei social pirla). Che si concludono quasi sempre con questa domanda: "Che possiamo fare?". Una domanda in apparenza retorica, che però merita una risposta non rassegnata, anzi attiva e fattiva. Possiamo fare molto, tutti insieme, utilizzando due tra i pochi canali rimasti ancora aperti per far circolare le buone idee e le notizie vere: il nostro giornale, che ha appena compiuto 7 anni in piena salute, e la rete, a cominciare dal nostro sito. E, alla fine di questo articolo, vedremo come.

Prima però qualche parola sull'ultima grande bufala, spacciata per dogma di fede a reti ed edicole unificate e rilanciata ieri da uno specialista del ramo balle: il premier Bomba. "Non si fermano le grandi opere, si fermano i ladri - ha detto il premier a proposito del ritiro della candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024 da parte della sindaca Virginia Raggi -. Se invece dici ‘no' e hai paura, preferisci non metterci la faccia, hai sbagliato mestiere. Il fatto di dire che non si fanno le Olimpiadi per timore della corruzione è un'incredibile ammissione di incapacità da parte della dirigenza di quella città. Se hai davanti otto anni, se hai un minimo di credibilità e autorevolezza, tu i ladri li cacci". A parte il fatto che Renzi non ha mai fermato un solo ladro, anzi se ne circonda volentieri in attesa della condanna in Cassazione, e che gli unici che qualche ladro lo fermano sono le forze dell'ordine e i giudici quando non vengono bloccati dall'immunità parlamentare, è falso il punto di partenza: e cioè che la Raggi oggi e Monti quattro anni fa abbiano rinunciato alla candidatura olimpica "per paura della corruzione". Questo non l'ha mai detto né Monti né la Raggi. Ed è stupefacente che sulla prima pagina di Caltagirone News, detto anche il Messaggero, il procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio sia riuscito a mentire spudoratamente scrivendo più o meno la stessa cosa: "Delle due l'una: o la Raggi ritiene, come par di capire, che sia impossibile operare a Roma senza commettere qualche odioso reato, e allora... doveva promettere di non far niente; oppure si dichiara incapace, lei, di evitare l'illegalità, e allora anche la sua onestà diventa inutile".

Se Nordio fa il pm come fa l'editorialista e cerca la verità processuale come descrive quella fattuale, molti auguri a chi gli capita a tiro. In realtà il motivo del No alla candidatura olimpica, supportato da studi internazionali inoppugnabili come quello dell'università di Oxford, prima Monti e poi la Raggi l'hanno spiegato chiaramente, e non è il rischio della corruzione. Anche se nessuno ruba un euro, le Olimpiadi sono macchine infernali programmate per arricchire il Cio e indebitare le città e gli Stati che hanno la sfortuna di aggiudicarsele, accollando ai cittadini gli extra-costi (+156% in media nelle edizioni degli ultimi 55 anni) occultati all'inizio e noti solo alla fine, che si traducono in decenni di imposte aggiuntive per gli sventurati residenti nelle città e nei paesi ospitanti. Sulle Olimpiadi di Montreal '76 nessuno rubò, eppure il preventivo fu sforato del 720%. E così, in varia misura, in tutte le edizioni dell'ultimo mezzo secolo (eccetto quella di Los Angeles, realizzata dai privati).

Si dirà: se i 5Stelle sono onesti e oculati, insomma diversi, avrebbero potuto garantire a Roma un'Olimpiade all'insegna del risparmio e dell'onestà. Peccato che il Comune della città ospitante non abbia alcuna voce in capitolo sugli impianti finanziati dal Cio e dal governo. Il ruolo delle amministrazioni locali è quello di realizzare le infrastrutture di collegamento e supporto (sempre taciute nei bilanci preventivi per non spaventare i cittadini) e poi di sobbarcarsi i costi esorbitanti e insostenibili di gestione e manutenzione di quelle cattedrali nel deserto dopo la fine dei Giochi. Costi insostenibili anche per metropoli meno indebitate di Roma (quelle che non hanno 13 miliardi e rotti di buco: cioè tutte).

Ieri il sito lavoce.info ha pubblicato un articolo pieno di dati dei ricercatori Massiani e Ramella, che sbugiarda l'altra obiezione del partito olimpico: quella delle Olimpiadi come volàno per l'economia, il Pil, il turismo e l'occupazione del territorio interessato. Prendiamo i Giochi invernali di Torino 2006, dove nessuno risulta avere rubato. Tra il 2001 e il 2007 il Pil del Piemonte era cresciuto del 6,4%, contro il 9,1 dell'Italia intera. Passata la festa, dal 2008 al 2013, il divario anziché ridursi si allargò vieppiù: l'economia italiana calò dell'8,5% e quella piemontese dell'11,6. Intanto Torino divenne la seconda città più indebitata d'Europa (5 miliardi di buco) e fu costretta a tagliare i servizi e alzare le tasse.

Ora naturalmente ci raccontano che, coi Giochi del 2024, Roma sarebbe rinata più bella e più superba che pria. Ma chi ripete questo refrain si basa su una sola analisi: quella non proprio super partes realizzata per conto del Comitato promotore di Malagò e Montezemolo, piena di buchi e incongruenze. Tipo il calcolo 1,7 miliardi del Cio pronti per la Capitale e irrimediabilmente perduti: "questa risorsa non è separabile da un insieme indissociabile di diritti e di obblighi", che nessuno ha mai calcolato, ma "è difficile accettare l'ipotesi che l'evento possa realizzarsi a costo zero per le finanze della capitale; o, ancora, che spese infrastrutturali, finora non imputate come costo delle Olimpiadi, non verranno successivamente attivate in caso di assegnazione dei Giochi". Inoltre, proseguono i ricercatori, "eventuali benefici per il turismo sono da relativizzare: Roma è già una destinazione turistica di primissima notorietà". Visti i precedenti, si può dire che "le analisi dopo l'evento mostrano ricadute occupazionali ed economiche spesso meno favorevoli di quelle prospettate inizialmente, i costi aumentano in modo notevole" e "sarebbero sopportati dalla collettività, non dai promotori".

Sono analisi scientifiche, fondate sui numeri, ma non "bucano" nel Paese della stampa asservita ai palazzinari e della Rai monorenziana. Sta a noi far circolare queste informazioni con tutti i mezzi che abbiamo. Così come sulle balle del Sì al referendum, consacrate addirittura nella truffaldina scheda elettorale. Come fare?

Da lunedì, quando Renzi ci farà la grazia di comunicare finalmente la data del voto, il Fatto Quotidiano dedicherà almeno una pagina alla battaglia per la difesa della Costituzione con interviste, notizie e le infografiche che riassumono i motivi per opporsi alla schiforma Boschi-Verdini. Chi vuole potrà farle conoscere ad amici, colleghi e famigliari ritagliandole, fotocopiandole, scaricandole dal sito e dal pdf per diffonderle ovunque potrà. Anche lasciandole sul tram, sull'autobus, sulla metro, in treno, in ufficio, al bar, al ristorante, sulle panchine, sui social. Non solo. Trattandosi di una sfida di comunicazione, abbiamo bisogno del vostro talento e della vostra creatività. Sul nostro sito c'è la sezione "Fatto da voi". Con una procedura molto semplice da lì potrete inviarci i vostri No personalizzati: foto, video, testi, loghi, aforismi, racconti brevi, poesie, vignette, disegni, canzoni, rap e tutto ciò che vi riesce meglio. I lavori più riusciti e originali verranno segnalati nella sezione del sito dedicata al referendum e pubblicati ogni giorno sul giornale nella pagina del No, per rendere "virali" anche quelli. Alla vigilia del referendum organizzeremo un grande evento per presentare i risultati della vostra creatività e premiare i migliori, con una giuria specializzata. Diamoci da fare. Tutti. Comunque andrà il referendum, potremo dire con orgoglio di avere fatto tutto il possibile per strappare la nostra Costituzione dalle grinfie di questi magliari.

 


Commenti

Inviato Martedi 27 Settembre 2016 alle 07:13

Azzeccata l'immagine, ricorda un verso di Dante Inferno canto XXI, v. 139.
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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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