Langella a Tomat: tutti sullo stesso piano?
Mercoledi 22 Settembre 2010 alle 17:29 | 0 commenti
Riceviamo da Giorgio Langella (FdS, PdCI, Prc) e pubblichiamo.
Al convegno di lunedì scorso 20 settembre promosso dalla CGIL di Vicenza su "Contrattazione e globalizzazione", il presidente della confindustria veneta Andrea Tomat ha testualmente detto che "siamo tutti sullo stesso piano". Si riferiva, ovviamente, agli imprenditori, ai dirigenti, ai manager e agli operai, agli impiegati.
Padroni, manager e lavoratori, tutti sullo "stesso piano". La sua considerazione voleva chiamare tutti a fare quei sacrifici necessari per uscire dalla crisi. Naturalmente non ha parlato di evasione fiscale anche se la stessa confindustria ha recentemente dichiarato che nel 2009 ci sono stati ben 125 miliardi non dati al fisco (e, quindi, rubati alla collettività ). Tomat ha sorvolato anche su chi siano i responsabile della crisi. Ha insistito che è necessario fare sacrifici. Per il bene del sistema impresa. E chi li deve fare? Naturalmente i lavoratori che devono accettare nuove condizioni di lavoro più "moderne" e consone con la competitività . Turni di lavoro più duri, minori garanzie di sicurezza, salari "contenuti". E, poi, non devono più scioperare o protestare. Perché, in base all'assioma per cui bisogna aumentare la produttività , devono dimenticarsi dei diritti, anche di quelli più elementari. Perché "siamo tutti sullo stesso piano". Bizzarra considerazione se si vanno a vedere i dati relativi agli stipendi dei manager e quelli relativi ai salari dei lavoratori. Marchionne, per esempio, prende oltre 400 volte quello che viene dato a un operaio FIAT. La "classifica 2009" degli stipendi dei manager elaborata da Il Sole 24 ore nel maggio di quest'anno è utile per capire come sia difficile considerarci "tutti sullo stesso piano". I 236 manager che appaiono in classifica prendono complessivamente 341.227.868 euro ogni anno. Come e più di 25.000 lavoratori. Mi sembra anche superfluo commentare quanto sostiene il presidente Tomat.
Nel convegno di lunedì scorso, l'unico a riportare qualche dato sul quale riflettere è stato Landini (FIOM). Ci ha informato, ad esempio, come la FIAT riservi solo il 3-4% del fatturato per la ricerca e l'innovazione, mentre la Volkswagen oltre il 10%. Mi sembra utile per capire come, forse, non siano i tre operai di Melfi (o i loro colleghi di Pomigliano) a impedire la competitività , ma la grande "parsimonia" della FIAT. Ma quelli della FIOM, si sa, sono "legati al passato", sono "pericolosi comunisti", estremisti ...
Un'ultima considerazione su quanto emerso nei vari interventi del convegno. Non ho colto differenze sostanziali (né marginali) tra quanto espresso da CISL, UIL e Confindustria. Qualcuno me le può spiegare?
Giorgio Langella
segr. prov. Partito dei Comunisti Italiani - Federazione della Sinistra Vicenza
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