Il project financing per la salute. Del portafoglio dei privati?
Martedi 9 Ottobre 2012 alle 18:16 | 0 commenti
«Vogliamo vedere il project financing dell'ospedale di Santorso». Il grido di ieri sera era unanime e a qualcuno è uscito dalla bocca con tutta l'indignazione per una vicenda che avrà pure tutti gli estremi della legalità , ma tira senz'altro in ballo altri principi come quello della democrazia, dell'etica e della trasparenza, che si deve a cittadini a cui si chiedono continuamente (e anche oggi con i nuovi provvedimenti del governo) lacrime e sangue per un'Italia migliore. Qui la photogallery.
Quella di ieri sera è stata una tavola rotonda nutrita dal punto di vista della partecipazione, stimolata anche dalla presenza contemporanea di rappresentanze istituzionali e sindacali locali e della provincia: «manca di fatto solo Leonardo Padrin per avere un parterre quasi totalmente rappresentativo», ha sottolineato amaramente all'inizio Pietro Veronese, presidente dell'Associazione Communitas e "padrone di casa" (qui sua introduzione in video, qui versione iPad),  comunicando l'assenza del Presidente pidiellino della V Commissione del Consiglio regionale, quella che, appunto, si occupa di sanità . Ma è stata piena soprattutto dal punto di vista dei contenuti la serata di ieri sera, al teatro Pasubio di Schio, dove l'associazione Communitas di Pietro Veronese ha organizzato il dibattito meno ipocrita di questi mesi, in cui di ospedale si è parlato e riparlato ma con il "velo" imposto da chi sta ben attento a scoperchiare il "calderone". Merito anche del moderatore Giovanni Coviello, direttore di VicenzaPiù, che ha smorzato i toni quando si sono fatti accesi ma ha stimolato la discussione al punto giusto per far affiorare una volta per tutte i nodi di un project financing ancora "secretato", nonostante le richieste d'accesso, ben cinque, avanzate in questi mesi.
Parcheggi a pagamento salati, alcol a tutte le ore, il costo dei pasti con una maggiorazione del 40 per cento rispetto a quelli standard e tale da poter far "annullare" ipso facto l'assegnazione del relativo appalto senza limitarsi al 5% di riduzione imposto dalla spending review. Cose di poco conto se si pensa che l'ospedale è stato appena consegnato alla comunità dell'Alto Vicentino e 'il bello delle ancora arrivare'. Cosa nasconde questo benedetto progetto di finanza e perché tanta ostinazione nel non volerlo rendere pubblico pur essendo un contratto con un ente pubblico ...? Qualcuno tra gli ospiti ha detto: «Se c'è così tanta ostinazione nel renderlo segreto è perché si teme che esca qualcosa di inaccettabile allo scoperto». Alberto Toldo, presidente della conferenza dei sindaci, ha detto di averlo chiesto ripetutamente a nome di tutti i primi cittadini dell'Alto Vicentino. Due di picche pure a loro, con una volontà decisa nel voler mantenere oscuri i contenuti del contratto appellandosi a «disposizioni di legge a tutela del know how delle aziende» appaltatrici, ha detto per la Ulss 4 il suo dirigente Enzo Rizzato, ma «assolutamente inapplicabili nella fattispecie in cui la tecnologia - traduciamo così le sue argomentate osservazioni - è solo operativa» ha, invece, sostenuto con forza un imprenditore locale che ha lamentato anche l'esclusione della sua ditta da un'assegnazione parziale «conquistata invece sul campo». E nebbia c'è anche sui costi dei servizi che alla luce della spending review potrebbero essere ridotti, con risparmi che vengono ostacolati all'Ulss 4, perchè «se le modalità contrattuali sono top secret, come diavolo si fa ad intervenire», si è chiesto più d'uno dei cittadini intervenuti nella discussione?
Ecco, quindi, una sintesi, per forza di cose parziale, della serata che si è protratta per oltre tre ore senza che quasi nessuno lasciasse il suo posto a conferma dell'interesse per l'argomento e per come il convegno lo ha sviscerato. L'incontro pubblico di ieri sera si è aperto con l'introduzione di Pietro Veronese che con la sua Communitas aveva raccolto 13mila firme già nel 2006 e «non per dire no all'ospedale nuovo, ma perché si discutesse apertamente un project che rischia di privatizzare la Sanità dell'Alto vicentino, un bene troppo prezioso per cittadini che pagano fior di tasse e a cui va garantito il diritto alla salute, che è da sempre il fiore all'occhiello del Veneto civile». Veronese ha posto un'altra domanda, di grande attualità : «Che ne sarà degli ospedali di Schio e Thiene ormai svuotati, dove sono ancora presenti alcuni uffici?» Una domanda a cui hanno chiesto risposta anche il sindaco Luigi Dalla Via, che ha preso la parola alla fine dichiarando che i patti non erano quelli stabiliti: «Che fine hanno fatto i servizi che dovevano nascere all'interno del De Dellis? Dov'è finito l'ospedale di Comunità ?». E il primo cittadino scledense ha concluso con una frase forte che è l'emblema di una vicenda spinosa: «L'ospedale nuovo è stato voluto dalla Regione, non dai cittadini e c'è stato presentato diversamente da quello che si è rivelato. Ora dobbiamo stare attenti a tenerci stretti i nostri servizi».
«È rischioso affidare ai privati la gestione della Sanità pubblica - ha detto Marina Bergamin, segretaria provinciale della Cgil - e quest'ospedale con tutti i suoi costi arriva in un momento delicatissimo per il nostro paese con la povertà che avanza e con il crescente invecchiamento della popolazione. Temiamo che l'Ulss 4 di cui andavamo tanto fieri perda le sue qualità . Anche noi abbiamo chiesto l'accesso agli atti. Ci è stato detto no e si continua su una linea che è diventata una prassi e che mette a repentaglio quel diritto all'informazione che dovrebbe essere garantito».
«Quando si è presentato il problema dei parcheggi ci siamo mobilitati subito - ha osservato la parola Grazia Chisin, segretaria provinciale ella Uil - perché era il primo segnale d'allarme e abbiamo subito capito che la situazione va monitorata. Abbiamo due ospedali che rappresentano uno spreco, dei servizi socio-sanitari che vanno tenuti sotto osservazione. Sarà questa la nostra missione adesso. Come sindacati vogliamo un osservatorio sulla struttura di Santorso».
'Tempi lunghi al pronto soccorso perchè nasce per accogliere solo gli acuti mentre arrivano tutte le emergenze - ha aggiunto Gianfranco Refosco, segretario provinciale della Cisl -. Capiamo che ogni start up ha bisogno di tempo, ma dove sono i servizi territoriali garantiti e inesistenti? Se ci fossero stati quelli avremmo compreso la struttura per acuti, ma adesso c'è un momento di confusione, che costringe le professionalità ad estenuanti turni di lavoro per un'utenza a cui vanno innanzitutto garantiti i servizi».
Ci sono andati invece giù pesante, in pieno stile Usb, Federico Martelletto, Luc Thibault e Orietta Totti dell'Unione sindacale di base, che hanno anche rivendicato l'idea della serata e il lavoro svolto per organizzarla con Communitas salvo «dover fare gli ospitati a casa nostra per evitare i veti dei sindacati confederali», ha sottolineato con foga Thibault. «Vedo rassegnazione nell'accettare un ospedale che ci è stato imposto con tutte le conseguenze che gravano sul cittadino - ha detto anche lei con tono acceso Orietta Totti - . Locali stretti al pronto soccorso, dove gli infermieri devono andare a prestare le prime cure nelle ambulanze perchè dentro non c'è lo spazio sufficiente per accogliere tutti. Guardare avanti perché l'ospedale ora c'è e bisogna utilizzarlo, comunque? E perché fargliela passare liscia? Dovremmo indignarci e protestare contro chi è responsabile di tutto quello che sta succedendo!».
'La storia degli alcolici è una vergogna - ha urlato Thibault -, è un insulto verso chi fatica ad uscire dal tunnel dell'alcol che distrugge vite e non ci piacciono le risposte di alcuni dirigenti Ulss. Ma tutto nasce a monte, da un governo appoggiato anche dal Pd con decisioni traumatiche per i cittadini a partire dal fiscal compact e con un taglio di 400 milioni per la spesa nel Veneto, di cui 6 milioni per il sociale...!».
Il consigliere regionale Giuseppe Berlato Sella ha ripercorso le tappe del percorso che ha portato all'ospedale nuovo, nonostante l'esordio con un «ora guardiamo al futuro». Ma il passato proprio non lo manda giù l'ex sindaco di Schio che fu il primo in assoluto a dire no alla creazione di una nuova struttura sanitaria e che ha evidenziato, citando il libro di Renzo Mazzaro, I Padroni del Veneto, che «gli appalti nella sanità li vincono sempre i soliti noti, come Gemmo, Studio Altieri e Serenissima Ristorazione, tutti imprenditori della galassia politica di Lia Sartori».
«Non potevamo fare una scelta diversa - ha detto Enzo Rizzato, direttore del Servizio per lo Studio, lo Sviluppo e la Verifica di Modelli Organizzativi Aziendali della Ulss 4 -, l'ospedale nuovo andava fatto». Ma è parso più volte un kamikaze Rizzato ieri sera, contestato da una platea arrabbiata. Lui doveva difendere le scelte di un'azienda (e di un mondo politico) che ieri sera era rappresentata solo dalla sua persona. Da solo in mezzo ad un pubblico, che non si è lasciato convincere dalle belle parole che forse avrebbero messo a tacere il popolo di un tempo ormai passato. Le frasi ad effetto, e il moderatore Giovanni Coviello ha fatto di tutto per far parlare tutti pur insistendo perché le risposte fossero chiare e non di maniera, ieri sera non hanno fatto presa sugli oltre 200 cittadini presenti, a testimoniare per tutti quelli a cui è stato chiesto di sacrificarsi di fronte alla crisi di un paese in ginocchio. E con tanto di telecamera accesa full time c'era ieri sera anche un giornalista di una notissima rubrica d'inchiesta della Rai, arrivato da Roma grazie all'interessamento di Luc Thibault e "supportato" dal collega Coviello. Anche lui ha "preso nota" di gente sempre più informata e non più disposta a farsi abbindolare da paroloni. Il "popolo" ieri sera su un punto è stato unanime: vuole conoscere i termini del project financing "secretato", lo pretende per verificare se è vero che il nuovo ospedale di Santorso è ancora una struttura pubblica per la sanità o se questa è passato ai privati. Per la salute dei loro portafogli.
E la "provocazione" finale che ha strappato un amaro sorriso generale se l'è riservata il moderatore nel suo appello, ripetuto, a Rizzato perchè convinca le società appaltatrici a fare chiarezza per un appalto che nessuno possa definire "dubbio": «Le ditte non vogliono rendere pubblico il contratto appellandosi alla legge. Giusto, forse è nel loro diritto. Ma tutti conoscete un certo Fiorito, vero? Probabilmente ha ricevuto soldi, e tanti, in base alle leggi attuali. Ma se averli incassati è stato legale, il suo comportamento vi sembra etico?».
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