L'introduzione delle regole di risoluzione per la gestione delle crisi bancarie, con la direttiva Brrd sul bail in, ha posto nuovi oneri a carico delle Autorità che vigilano sulla trasparenza, sia nazionali che europee come l'Esma, senza che esse siano state coinvolte nel processo di formazione di tali norme. E senza che siano consultate nemmeno ora che si è aperta, a livello comunitario, una fase di revisione di quella direttiva. C'è da aspettarsi che il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, torni ad alzare il livello di attenzione sulle implicazioni del bail in per il risparmiatore nel suo discorso annuale al mercato finanziario domani a Milano.
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Per le banche di territorio non quotate si avvicina il grande passo verso il mercato. Non ancora la Borsa, ma qualcosa che molto ci somiglia:  Hi-Mtf, la piattaforma digitale di incrocio tra domanda e offerta di azioni dove si prepara a sbarcare un centinaio di banche, con oltre mezzo milione di azionisti. Che oggi per vendere o comprare devono nella maggior parte dei casi affidarsi alla banca stessa, mentre da domani potranno usufruire di una piattaforma regolamentata gestita da un ente terzo. A rompere il ghiaccio sarà la Cassa di risparmio di Ravenna, insieme alla controllata Banca di Imola.
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I Consumatori Italiani Uniti di Schio stanno organizzando dei nuovi incontri di aggiornamento, che avranno luogo a breve a Schio e a Valdagno per fare chiarezza con gli azionisti sul tema del rimborso della Banca Popolare di Vicenza. "La Banca - spiega Piero Mincato, responsabile dell'area finanziaria dei Consumatori Uniti di Schio- ha accettato l'accordo transattivo con gli azionisti, anche se non è stato raggiunto il quorum dell'80%. Non è scattata la procedura di bail-in, per cui lo Stato adesso può in qualche modo aiutare. Nelle prossime riunioni di aggiornamento spiegheremo tecnicamente ai risparmiatori la proposta commerciale della Banca e cercheremo di far capire agli azionisti che al di là di ogni giusta arrabbiatura, bisogna cercare di essere razionali".Â
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La Banca popolare di Vicenza è sull'orlo del fallimento e solo un tempestivo intervento statale da almeno 3,5 miliardi potrà salvarla. L'alacre lavoro di anni con cui il dominus Gianni Zonin, tutto il consiglio d'amministrazione e alcuni top manager sono accusati di aver messo in ginocchio l'istituto, polverizzando 6 miliardi di euro investiti dai 120 mila soci nelle azioni della banca, è stato ieri sanzionato dalla Consob, con una maxi multa per complessivi 9 milioni di euro. Il comunicato della Vigilanza sui mercati finanziari parla di una serie di violazioni "commesse dal vertice aziendale tra aprile 2011 e aprile 2015", e riguardanti "le discipline in materia di regole di condotta degli intermediari nei confronti della clientela, di prospetto, di offerte al pubblico e di informazione societaria".
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Era fuori discussione che la presenza di Giorgio Meletti, giornalista economico de Il Fatto Quotidiano, esperto di banche e degli intrecci intorno a Banca d'Italia, desse ancora maggior lustro e visibilità alla presentazione del secondo libro dossier della collana Vicenza Papers, che dopo "Vicenza. La città sbancata" si è arricchita, sempre a firma di Giovanni Coviello, di "Roi. La Fondazione demolita". Il giornalista, che vanta una lunga conoscenza del nostro direttore da lui più volte intervistato per Il Mondoquando Coviello dirigeva negli anni 80 e 90 aziende nel settore dell'informatica, ha aggiunto la sua visione nazionale e sistemica del mondo che ruota intorno alla banche venete alla cronaca e alla denuncia puntale del magma locale intorno alla vecchia BPVi.
Sull'incerto destino delle banche italiane pesa il dominio pieno e incontrollato della Banca centrale europea (Bce) e della Banca d'Italia. La Vigilanza esercita il suo potere di vita e di morte senza rendere conto a nessuno, con una discrezionalità prossima all'arbitrio. Esemplare il caso del Monte dei Paschi di Siena e del suo amministratore delegato Marco Morelli. Dal 22 dicembre i titoli della più antica banca del mondo sono sospesi in Borsa, in attesa che la vigilanza decida se consentire il salvataggio pubblico o decretare il fallimento, pudicamente detto risoluzione.
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I lavoratori del gruppo Banca Popolare di Vicenza stanno manifestando davanti alla Fiera di Vicenza dove dalle 10 si sta svolgendo l'assemblea dei soci dell'Istituto di Credito convocata per l'approvazione del bilancio di cui riferiremo a seguire anche se non sono prevedibili sorprese. Il progetto di bilancio siglato dal Cda, infatti, non potrà che essere approvato dal socio di maggioranza schiacciante, il Fondo Atlante, che, comunque, in questo periodo sta portando avanti la sua "lotta" per non essere esautorato completamente dallo Stato che, in caso di "ricapitalizzazione preventiva" e in assenza di altri investitori privati, azzerebbe di fatto le quote di Atlante e, per una non inconsueta legge del contrappasso, lo metterebbe nelle condizioni dei 118.000 soci da lui stessoazzeratiÂ
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In risposta alle dichiarazioni del Governatore del Veneto Luca Zaia apparse ieri sulla stampa i presidenti delle 11 BCC venete i cui CDA, che hanno già espresso la preadesione al Gruppo bancario cooperativo targato Iccrea, intendono precisare la loro posizione el o fanno con la nota che pubblichiamo.
La maggioranza delle Banche di Credito Cooperativo venete ha scelto di proporre, alla propria Assemblea dei soci, di aderire al Gruppo bancario cooperativo targato Iccrea Banca. Tale scelta non muove da ragioni politiche o geografiche o istintive, ma si basa su fatti e numeri molto concreti. Del complessivo portafoglio impieghi del Gruppo bancario Iccrea al 31 dicembre 2016 pari a 9,7 miliardi di euro, il 18,9 per cento (1,9 miliardi) è destinato al Veneto. Nel solo 2016, circa 310 milioni di nuovi impieghi di Iccrea BancaImpresa (la banca corporate del Gruppo Iccrea) è stato destinato al Veneto.
«Anche dopo che il fondo Atlante aveva acquisito il controllo della banca, dopo un anno dal suo allontanamento e nonostante si trovasse agli arresti domiciliari con l'accusa di aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza della Banca d'Italia e di Consob, Vincenzo Consoli, ex amministratore delegato e poi direttore generale, stava progettando di riprendersi il controllo di Veneto Banca. Dopo il suo allontanamento avrebbe continuato a "gestire" un gruppo di dirigenti a lui fedeli. Lo scrive, nero su bianco, la Cassazione, nelle motivazioni depositate giovedì in cui spiega perchè lo scorso 16 dicembre ha confermato il mantenimento degli arresti domiciliari scattati ad agosto a carico di Consoli, in relazione alla sussistenza del rischio di reiterazione dei reati e di inquinamento probatorio»: così scrive oggi su Il Sole 24 Ore Katy Mandurino dopo la sentenza ricevuta in tempo reale.
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"L'azione revocatoria verso gli ex vertici BPVi sarà presentata dopo Pasqua": lo afferma Nicola Brillo su Il Mattino di Padova e a riferirne èVeneziePost. Il collega scrive che "A preoccupare sono i repentini passaggi di proprietà che hanno visto protagonisti l'ex presidente Gianni Zonin e l'ex direttore generale Samuele Sorato. Molti dei quali sono avvenuti durante i difficili mesi del crollo delle azioni dell'istituto. Dall'istituto di via Battaglione Framarin non viene però confermata l'azione. La banca presieduta oggi da Gianni Mion ha chiesto un risarcimento danni patrimoniali e di immagine, a 32 ex manager per 2 miliardi". Brillo, ripercorrendo le vicende che hanno portato ad arrivare a tale somma, ricorda che Zonin, "il 6 dicembre scorso, ha depositato tramite i suoi legali un atto di citazione contro la banca, gli ex dirigenti Sorato e Giustini e quattro compagnie assicurative" che abbiamo pubblicato integralmente in esclusiva qui su VicenzaPiù mercoledì 22 marzo scorso.
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