Il Fatto, Meletti: stessa sanzione Bankitalia a Vincenzo Consoli, ex Ad Veneto Banca poi arrestato, e a Marco Morelli, ora Ad di MPS
Mercoledi 3 Maggio 2017 alle 09:28 | 0 commenti
Sull'incerto destino delle banche italiane pesa il dominio pieno e incontrollato della Banca centrale europea (Bce) e della Banca d'Italia. La Vigilanza esercita il suo potere di vita e di morte senza rendere conto a nessuno, con una discrezionalità prossima all'arbitrio. Esemplare il caso del Monte dei Paschi di Siena e del suo amministratore delegato Marco Morelli. Dal 22 dicembre i titoli della più antica banca del mondo sono sospesi in Borsa, in attesa che la vigilanza decida se consentire il salvataggio pubblico o decretare il fallimento, pudicamente detto risoluzione.
Su Morelli incombe dal 14 settembre scorso (giorno in cui fu nominato per ordine di Matteo Renzi) un interrogativo: ha i requisiti di onorabilità e correttezza pretesi dalla legge per il delicato incarico? La risposta dovrebbero darla Bce e Bankitalia, ma non la danno. La procedura cosiddetta fit and proper, che dovrebbe dare a Morelli la patente di banchiere affidabile, è segretata. Azionisti e creditori di Mps, trattati come sudditi, non sanno. Alla loro legittima curiosità si oppone il supponente silenzio descritto nel saggio di Carla Ferguson Barberini Il metodo sticazzi.
Il Testo unico bancario è stato modificato dal decreto legislativo n. 72 del maggio 2015 con cui il governo italiano ha recepito la direttiva europea di due anni prima con criteri più stringenti sulla selezione dei banchieri. La nuova legge ordina al ministro dell'Economia di individuare con un suo decreto i requisiti di "professionalità , onorabilità , indipendenza, competenza e correttezza" che il banchiere deve possedere, pena la decadenza. In due anni, Pier Carlo Padoan non ha ancora trovato il tempo per provvedere. Bce e Bankitalia hanno lo stesso adeguato le procedure alle nuove norme, per le quali il banchiere deve essere valutato, tra l'altro, secondo "criteri di correttezza, con riguardo, tra l'altro, alle relazioni d'affari, alle condotte tenute nei confronti delle autorità di vigilanza e alle sanzioni o misure correttive da queste irrogate".
L'8 ottobre 2013, Morelli ha ricevuto dal governatore Ignazio Visco una sanzione di 208 mila euro per "mancate comunicazioni alla Vigilanza ed errate segnalazioni di Vigilanza" commesse quando era vicedirettore generale di Mps. Altro non è dato sapere, se non che il 14 ottobre 2016 il cda di Mps ha comunicato di aver "verificato e confermato all'unanimità la sussistenza dei requisiti di professionalità e onorabilità " di Morelli. Le valutazioni del cda sono andate alla prescritta verifica di Bankitalia e Bce. Qui inizia il mistero. Secondo indiscrezioni le due Vigilanze avrebbero dato il loro ok, ma in via riservata. Anche Mps tace. Secondo voci la Bce avrebbe scelto di adeguarsi alla linea no problem di Bankitalia. Visco, notano i maliziosi, non aveva nessuna voglia di bocciare il banchiere imposto dal governo che a novembre deve rinnovargli il mandato da governatore.
Per dare un'idea, 208 mila euro è la stessa sanzione inflitta nel 2014 all'ad di Veneto Banca Vincenzo Consoli per violazioni così gravi da portarlo, due anni dopo, all'arresto. Morelli è stato punito per un fatto grave che, secondo Bankitalia, ha contribuito al disastro Mps. Nel 2008 curò, a fianco del presidente Giuseppe Mussari e del direttore generale Antonio Vigni, un aumento di capitale da 950 milioni (al servizio della sciagurata acquisizione dell'Antonveneta) riservato a Jp Morgan, la cosiddetta operazione Fresh. È stato accusato di aver celato alla Vigilanza che quei 950 milioni non erano nuovo capitale ma, per le modalità dell'operazione, debito. Morelli respinge le accuse e ricorda che il suo operato è stato anche vagliato e archiviato dai magistrati. Morelli magari ha ragione, ma il mercato non lo può sapere proprio a causa di contraddizioni e imbarazzi del suo giudice, Bankitalia, secondo la quale l'archiviazione in sede penale "non ha riflessi diretti sulle valutazioni della Vigilanza": per il reato serve il dolo, per la violazione amministrativa vale la colpa.
Il 4 ottobre 2013, un venerdì, il capo della Vigilanza Bankitalia Carmelo Barbagallo ha sottoposto al Direttorio la proposta di sanzione osservando che il comportamento di Morelli "risulta di particolare gravità considerato che egli ha partecipato a tutte le fasi dell'operazione", e che su di lui "gravavano specifici obblighi in ordine alla correttezza del quadro informativo da trasmettere alla Vigilanza". Conclude Barbagallo: "Avute presenti le molteplici violazioni in materia di obblighi informativi, che consentono, ex art. 8 L. 689/1981, l'aumento fino al triplo della base edittale, si ritiene congrua una sanzione di 208.500". Il martedì successivo, dopo soli due giorni lavorativi, Visco firmava la sanzione a Morelli, dopo una delibazione dell'istruttoria di Barbagallo tanto rapida quanto fiduciosa. Quella sentenza severissima è stata nascosta agli azionisti Mps fino a che qualcuno non l'ha scovata negli atti dell'inchiesta giudiziaria. Adesso sono segretate le argomentazioni con cui Visco e Barbagallo hanno deciso che quel precedente non intacca i requisiti di correttezza di Morelli. In questo caso il tribunale Bankitalia non solo tiene segrete le motivazioni, addirittura nasconde il dispositivo.
E così una legge europea scritta a tutela della trasparenza e della correttezza del mercato finanziario viene elusa da chi considera la disciplina delle banche un affare privato di burocrazie che non rendono conto a nessuno. Il "metodo sticazzi" governa la drammatica crisi bancaria italiana.
di Giorgio Meletti, da Il Fatto Quotidiano
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.