Siamo con gli operai di Melfi ... e, come Gramsci, odiamo gli indifferenti
Venerdi 15 Luglio 2011 alle 15:12 | 0 commenti
Giorgio Langella, PdCI, FdS - Adesso Marchionne sarà contento. Il giudice del lavoro, Amerigo Palma, ha accolto il ricorso presentato dalla Fiat contro il reintegro di tre operai dello stabilimento di Melfi. I tre operai erano stati licenziati per "sabotaggio" ed erano stati reintegrati quasi immediatamente. Adesso sono stati ri-licenziati. Molti operai presenti al momento della sentenza hanno protestato in difesa dei colleghi.
Diamo la piena solidarietà a Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli (i tre operai licenziati) e alla FIOM che stanno lottando per avere giustizia. Una giustizia che non è stata fatta. Ci chiediamo perché non siano state accolte le nuove prove presentate a favore degli operai e come si possa accettare che, come afferma il segretario della FIOM Landini, il giudice, "nel dichiarare che non c'è un comportamento antisindacale da parte della Fiat, ha dichiarato nello stesso tempo che non c'è un comportamento illegittimo dei lavoratori". Questa è una sentenza che stabilisce che si può licenziare anche se i lavoratori non hanno fatto nulla contro la legge. Imbarazzante.
Del resto cosa pretendevano questi tre operai? Di avere ragione nei confronti di una multinazionale? Di dimostrare che il "grande manager" Marchionne ha torto? Quando mai! In giudizio erano di fronte due diverse "ricchezze" (Marchionne prende più di 100 volte quello che prendevano tutti i tre operai messi assieme che come unica ricchezza hanno il proprio lavoro) e, guarda caso, è stata data ragione alla parte più ricca e potente.
Nonostante tutto gli operai e la FIOM non intendono cedere. Noi, comunisti italiani di Vicenza, siamo con loro. Anche se la battaglia sarà difficile, anche se ci sarà chi se ne laverà le mani, chi dirà che non si può fare nulla e che è "normale" licenziare chi protesta, chi resterà indifferente di fronte a una palese ingiustizia .
Un dubbio ci assale. A fine giugno è stato firmato un accordo interconfederale (dai segretari nazionali di CGIL, CISL e UIL e da Emma Marcegaglia per Confindustria) che, di fatto, limita il diritto di sciopero in caso di contratti aziendali firmati dalla maggioranza della sigle sindacali. Forse questa sentenza ne tiene conto.
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