Riflessioni tra il 25 aprile e il 1° maggio
Mercoledi 27 Aprile 2011 alle 18:40 | 0 commenti
Giorgio Langella, PdCI, FdS Vicenza - Rendiamocene conto. Il nostro paese è alla deriva. Stiamo vivendo in un periodo di declino morale, politico, economico, culturale e democratico. Un declino drammatico. Basta leggere le ultime notizie. Un crescendo di falsità , furbizie, atteggiamenti servili. Tutto in nome della modernità , della realtà . Tutto per conformismo", perché essere realisti (per troppi nostri governanti o sedicenti tali) significa sempre e comunque seguire i voleri del più potente, del più ricco. Di quello che può "comprare".
E allora leggiamo che tanti sindaci di qualsiasi "colore" (chiamano così le differenze di schieramento ma i contenuti espressi hanno solo un colore, quello dei soldi) esigono di tenere aperti i negozi domenica 1° maggio. È la modernità che lo impone, dicono vari sindaci come Renzi a Firenze o Moratti a Milano. E non capiscono se qualcuno dissente. Lo tacciano come legato al passato. Sarà ... Ma è moderno lavorare sette giorni alla settimana? È moderno non fare mai pause? È moderno trasformare i cittadini in consumatori e nient'altro? E, infine, è moderno trasformare i lavoratori in servi che devono rispondere alla "chiamata" del padrone e al "volere" del mercato? Ci dicono che il 1° maggio è una festa "vecchia". Che il lavoro si può festeggiare lavorando. E intanto trasformano il lavoro in merce, in precariato infinito, in cottimo. Ritornano il caporalato e le servitù. Il dover chinare la testa togliendosi il cappello di fronte al padrone che può o meno farti lavorare diventa una cosa normale. Si ringrazia chi sfrutta e il diritto sparisce. E tutto questo viene spacciato per "modernità ".
Poi apprendiamo che Berlusconi ha deciso che si va a bombardare la Libia. Non con le bombe, però. Con i razzi. E i razzi, si sa, sono "intelligenti". Cadono sulle abitazioni e sulla popolazione solo per errore. Per questo i morti civili non sono "assassinati" ma solo "danni collaterali". Diventano un tributo inevitabile che si deve pagare alla "ragion di stato". Torniamo in Libia a bombardare cento anni dopo l'invasione del 1911. Il presidente della Repubblica approva. Imbarazzante. Tutto viene fatto leggendo la Costituzione al contrario. Pochi protestano. Protesta la Lega Nord. Fa la voce grossa, la Lega Nord, che fino all'altro giorno ha fatto tutto quello che chiedeva Berlusconi (e continua a farlo). In maniera servile i suoi parlamentari hanno approvato le leggi per salvare il premier dai processi. Hanno difeso i ricatti di Marchionne. Hanno attaccato la FIOM e i lavoratori che tenevano alta la testa. Hanno fatto le stesse identiche cose del PdL. Non hanno mai dissentito. Hanno difeso il loro "padrone Silvio" da qualsiasi attacco. Hanno subito tacendo perché amano la poltrona e il potere. E adesso protestano per la decisione di Berlusconi di bombardare la Libia. Lo fanno fino a che il primo ministro non li "convincerà " con le "forti argomentazioni" di sempre.
E si può seguire citando la compravendita dei parlamentari. Il "cambio di casacca" per qualche posticino in più. Calearo, eletto con i voti del PD e per volere di Veltroni, vuole a tutti i costi diventare ministro. Forse diventerà sottosegretario o vice-ministro. Ma non per merito o per capacità . Solo perché è passato dall'altra parte e il suo voto ha salvato il governo Berlusconi. Calearo è diventato "responsabile"? No, si è venduto. Tempo fa si diceva così. Oggi è poco moderno dirlo. Perché la modernità che vogliono lorsignori è quella di fare solamente i propri interessi personali. E Calearo e i sedicenti "responsabili" lo fanno.
In un'Italia senza dissenso forte e con un'opposizione parlamentare indegna di questo nome non esistono argini al peggio. Berlusconi dice apertamente che la moratoria sul nucleare viene fatta solo per ostacolare il referendum. Vogliono anche fare qualcosa sulla privatizzazione dell'acqua. Bisogna impedire che i cittadini possano esprimere il loro voto su questi temi importanti. Dicono che è per contrastare "l'emotività " del momento. Si lascerà passare qualche mese e tutto tornerà come prima. Questo non è realismo e neppure modernità . È la solita vecchia prassi di dire il falso, di nascondere la verità , di inventarsi qualche furbizia per confondere. È l'idea del "governo azienda" in contrapposizione allo Stato come proprietà e ricchezza di tutti i cittadini. Cittadini che non contano più nulla. È una precisa scelta di Berlusconi e soci. Non è un caso se i cittadini sono diventati solo "consumatori". Non è un caso se il popolo non deve pensare. Ci fanno credere che pensare, conoscere e contare siano cose vecchie. Ma per questi valori hanno lottato e combattuto i partigiani. Tanto tempo fa. Ci dicono che sono cose "vecchie" che possono e devono essere cancellate. Dimenticate. Ed è in questa voluto revisionismo storico che si inquadra la fotografia dei giovani del PdL della provincia di Vicenza che, a braccio teso nel saluto romano, tengono alzata una bandiera italiana col fascio littorio. È un gesto goliardico, ci dicono. Non è così. È il marcio che vuole ritornare per chiudere gli occhi al popolo. Con la benedizione di vari "capi" e "capetti, "duci" e "ducetti". L'assessore regionale Donazzan in testa.
Noi non ci stiamo. Siamo di vecchio stampo. Pensiamo ancora che ci debba essere solidarietà e uguaglianza. Pensiamo, anche, che la legge sia uguale per tutti. E che lo Stato debba garantire a tutti un lavoro onesto, giustamente retribuito, sicuro e a tempo indeterminato. Cosa volete, ci piace la Costituzione della Repubblica Italiana e crediamo che si possa fermare il declino del nostro paese. Basta volerlo e lottare per questo.
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