Langella: governicchio di fatto assente nel ping pong Fiat Crysler di Marchionne
Domenica 6 Febbraio 2011 alle 17:12 | 0 commenti
Giorgio Langella, FdS - Dopo aver dichiarato che, forse, tra un paio d'anni la FIAT si trasferirà a Detroit (sede della Chrysler), Marchionne ha telefonato al ministro Sacconi e ha assicurato che no, non ci sarà nessuna delocalizzazione né per oggi né per domani. Una bella smentita di se stesso. Il ministro, naturalmente, ci ha creduto e ha diramato una nota nella quale dice che Marchionne aveva fatto delle ipotesi sull'assetto societario, ma che non si era riferito alle funzioni direzionali e progettuali.
Meraviglioso. Un giorno uno (Marchionne che non è uno qualunque nella FIAT) afferma una cosa e il giorno dopo ne dichiara una completamente diversa. Il governicchio che sta a Roma ci crede giustificando quanto detto prima e dopo dal Marchionne. Intanto la realtà è questa: per un anno a Mirafiori ci sarà cassa integrazione e poi, in base al piano industriale (una cosa mitica perché nessuno lo ha letto o visto) si produrrà il SUV della Chrysler. Magari col marchio Alfa Romeo. In pratica si assemblerà a Torino quanto deciso e progettato a Detroit. Il tutto a condizioni moltoo peggiorative per i lavoratori che sono stati messi sotto ricatto da Marchionne e da quei sindacati (FIM-CISL, UILM-UIL, FISMIC, UGL) che hanno firmato l'accordo di dicembre.
Ma come ci si può fidare di un "grande manager" che prende soldi non in relazione a quanto la Fiat produce e vende, ma dalle quotazioni di borsa e dalle speculazioni finanziarie del gruppo? Come si può credere a chi, in due giorni, dice tutto e il contrario di tutto? A chi minaccia, a chi "narra"
di un piano industriale favoloso e si "arrabbia" se qualcuno chiede di vederlo e analizzarlo? Quale credibilità può avere un personaggio come Marchionne che chiede sacrifici ai lavoratori e riceve compensi di molti milioni di euro?
Un governo serio dovrebbe costringere Marchionne e la FIAT a rendere pubblico quello che intendono fare nei prossimi anni. Dovrebbe pretendere dalla FIAT impegni vicolanti(con garanzie scritte e controfirmate, meglio non fidarsi di taluni personaggi) di mantenere la produzione in Italia con clausole cautelative di restituzione di quanto lo Stato le ha elargito nel tempo. Invece il governo di PdL e Lega non fa niente. Fermo, immobile, timido con i padroni e arrogante con i lavoratori. Lascerà a Marchionne e soci fare quello che vogliono. Tanto, per la corte di Berlusconi, è molto più importante difendere il "sovrano" dai processi che lo vedono coinvolto. E, con questa assoluta mancanza di qualsiasi politica di sviluppo, l'Italia va a rotoli.
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