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Langella: da un paese del capitalismo reale 2

Di Redazione VicenzaPiù Venerdi 23 Luglio 2010 alle 00:05 | 0 commenti

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Giorgio Langella, Federazione della Sinistra, PdCI, Prc  - Ieri in un'intervista, Marchionne ha annunciato che la FIAT produrrà in Serbia la nuova monovolume. Ha detto che "con sindacati più seri si faceva a Mirafiori". Si riferiva chiaramente a quei Sindacati (FIOM in testa) che si sono opposti al ricatto-accordo di Pomigliano. Sono parole che sembrano pronunciate da un arrogante e vendicativo padrone ottocentesco.

Questo "signore", famoso per l'abbigliamento "casual" e per ricevere ogni anno una "paga" superiore a quella di oltre trecento operai, vorrebbe sindacati asserviti al volere suo e dei suoi "soci" di Confindustria. Mentre FIAT divide gli utili tra i propri soci e aumenta gli emolumenti (già spaventosamente alti) dei propri dirigenti, Marchionne delocalizza dove può sfruttare di più e meglio (secondo i suoi parametri) il lavoro altrui. Perché la delocalizzazione (e noi comunisti lo diciamo da sempre) è proprio questo: si esporta lo sfruttamento per importare la disoccupazione. Intanto le famiglie italiane sono sempre più povere (secondo i dati ISTAT il risparmio familiare è diminuito in un anno dell'8,4% e il potere d'acquisto è calato del 2,5%). Non ci si deve stupire se Marchionne agisce come "colonnello" dei padroni. "Lorsignori" hanno un unico obiettivo: accumulare ricchezza senza guardare in faccia nessuno. Il loro progetto non prevede il bene collettivo, ma solo il privilegio individuale. Non è un caso che il 10% della popolazione italiana detiene oltre il 50% di tutta la ricchezza del paese. Pochi ricchissimi, sempre più ricchi e tanti, tantissimi, sempre più poveri. Ma questo è il capitalismo reale.

Quelle di Marchionne sono dichiarazioni inaudite che dovrebbero scatenare la protesta immediata e l'indignazione di ognuno. Invece si sussurra, a bassa voce, qualche timido distinguo. In definitiva, si pensa che la FIAT abbia ragione perché fa i propri, "sporchi", interessi. Il problema è che nessuno glielo impedisce. Il governo dice poco o nulla. Ossequioso, lascia fare. Al più gira la testa dall'altra parte. Le opposizioni parlamentari protestano blandamente. Alcuni sindacalisti, compiacenti al padrone, come Bonanni (CISL) chiedono, con il cappello in mano, che, per favore, si riconsideri la questione. Sembra che ci si lavi la coscienza dicendo frasi di circostanza.

È ora di dire basta. Si deve agire per impedire a "lorsignori" di toglierci il lavoro che è la nostra ricchezza. A chi guadagna e chiude le fabbriche siano aumentate le tasse ed si esiga (per legge) la restituzione dei finanziamenti pubblici ottenuti sotto qualsiasi forma. Non solo, per impedire speculazioni edilizie, le aree delle fabbriche dismesse devono essere vincolate per fini di bene sociale e collettivo. La delocalizzazione deve costare, e tanto, a chi la fa e non a chi la subisce.

Ma dobbiamo anche ripensare a cosa vuol dire produrre. Quanto, cosa e dove produrre. Dobbiamo sforzarci a pensare in maniera nuova e innovativa. Costruire un nuovo progetto per una società più giusta e solidale. Lo Stato (quello vero, non certo quello governato dai sudditi dei "padroni") deve dettare le regole per uno sviluppo compatibile con il benessere di chi lavora. E il lavoro deve essere sicuro e garantito a tutti. La collettività viene prima dell'individuo e i diritti di tutti infinitamente prima dei privilegi di pochi. Non è ammissibile continuare a perdere posti di lavoro per permettere a Marchionne e soci di diventare sempre più ricchi. E, soprattutto, non è più il tempo di continuare a chinare la testa e subire il volere di "lorsignori".

Marchionne ci dice che i sindacati italiani sono poco seri e che, per questo, porta all'estero la produzione della monovolume FIAT? Ma sia lui più serio e dica finalmente e senza ipocrisie che vorrebbe trasformare i lavoratori in servi senza voce e senza speranza. Ai vertici di Confidustria che continuano a ripetere che siamo tutti sulla stessa barca vogliamo far presente che sarebbe ora che provassero anche loro a remare e a fare fatica per raggiungere la fine del mese.


Giorgio Langella
Segr. Prov. Partito dei Comunisti Italiani - Federazione della sinistra di Vicenza

 


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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