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I funerali di Casamonica, inno all'indifferenza. Veneto e Vicenza non ne sono indenni

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Venerdi 21 Agosto 2015 alle 22:59 | 0 commenti

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Dai funerali mafiosi a Roma del boss Casamonica è tutto un rincorrersi di dichiarazioni scandalizzate sulla loro inammissibilità, in Italia, in Veneto come a Vicenza. Si corre a mettere in chiaro che nessuno sapeva o poteva sapere di cosa stesse avvenendo, dal parroco che celebrava, giurando di nulla sapere anche degli striscioni sulla chiesa inneggianti al boss "Re di Roma" e "angelo" in Paradiso, fino ai vigili che erano lì per dirigere il traffico e nulla più...

Si fa a gara, quindi, a condannare e a prendersela con chi li ha permessi quei funerali, dal parroco alle autorità. Dimenticando l'unica verità: quella cerimonia, che rischia di essere solo uno dei tanti funerali alla società umana, è stata resa possibile semplicemente dall'indifferenza proprio della società.

Ed è la stessa indifferenza che da anni denunciamo, spesso (che eufemismo!) da soli, e che infetta anche il Veneto e la nostra Vicenza che non ha visto e non vede, impossibile, e, quindi, ha fatto e fa finta di non vedere tanti fatti che annunciano altrettanti funerali civili, qui da noi, davanti alle nostre chiese, sacre o profane che siano.
Tra questi fatti VicenzaPiù, a suo esclusivo rischio e danno (in termini di attacchi anche personali e di mancati introiti pubblicitari), ma a testa alta davanti ai propri lettori, ha denunciato la moltitudine di arresti, condanne e patteggiamenti di Enrico Maltauro, con le annesse cene elettorali per politici e politicanti locali come Alessandra Moretti, che di sicuro ha seguito nell'elenco altri colleghi più furbi di lei, e perciò meno visibili e magari più "efficaci" della ora... decadente consigliera regionale vicentina; le malefatte, i patteggiamenti e i rinvii a giudizio del duo Giancarlo Galan e Lia Sartori, (a cui abbiamo anche dedicato uno speciale il 26 agosto 2014 raccogliendo le nostre vecchie inchieste, ndr); lo scandalo della concia di imprenditori notabili come, uno per tutti, i Mastrotto, addirittura difesi coram populo per il lavoro (in nero) che davano grazie all'evasione e colpiti da provvedimenti difficilmente proporzionali ai vantaggi acquisiti con i loro comportamenti illeciti; i morti "ammazzati" dal lavoro alla Tricom Galvanica di Tezze sul Brenta e alla Marlane Marzotto di Praia a Mare e i casi di mesotelioma nel Vicentino, sempre chez fabbriche griffate Marzotto, di cui poco o nulla si è saputo sulla stampa locale e che hanno generato condanne... zero.
E poi ancora, e sempre nel Vicentino, VicenzaPiù ha condotto solitaria con alcuni comitati la battaglia di informazione sull'onerosissima costruzione e sull'ancor più costosa gestione dell'ospedale unico di Santorso, l'esempio sintesi della terribile ma spesso solo apparente contraddizione tra un Veneto imprenditoriale produttivo e competitivo e un Veneto pubblico. Che si è dimostrato dilapidatore, corrotto e colluso a tutto vantaggio delle organizzazioni mafiose o ‘ndranghetiste vicine ad alcuni imprenditori (?) privati che con la corruzione e le bustarelle fanno la guerra a chi è migliore, in tutti i sensi, di loro e forse anche per questo è costretto a puntare più sull'estero che sui mercati locali, sempre più abbandonati da chi vuol lavorare seriamente, senza compromessi inaccettabili, con un danno per il territorio difficilmente calcolabile, per cifre e durata.
Quello di Santorso, un ospedale mal progettato e peggio costruito, che giorno dopo giorno vede già suoi pezzi cadere mentre contemporaneamente si è azzerato di fatto il valore patrimoniale pubblico dei nosocomi funzionanti di Schio e Thiene che ha sostituito), è il peggior project financing mai portato a conclusione finora in Veneto (dove incombe ora la SPV) con sprechi milionari tutti a favore della cordata privata Gemmo, Serenissima Ristorazione, Studio Altieri by Sartori & c. e tutti a carico del pubblico e con danni anche per la qualità del servizio sanitario complessivo reso agli utenti.
I silenzi omertosi, se non accondiscendenti, di certa stampa o i timidi accenni di riprovazione, a cose fatte, di certi politici su tutte queste vicende e su tante altre che qui sarebbe troppo lungo elencare, come i rifiuti ferrosi sotto la Valdastico o la crisi della Banca Popolare di Vicenza o gli "hotel Adele" di turno che guadagnano sui profughi o le varie cooperative Mirror o i più recenti consorzi di facciata che vincono gli appalti tagliando i costi e taglieggiando i lavoratori, sono i segni funerei locali di quell'indifferenza generale che segna l'Italia di oggi.

A Roma questa indifferenza a cosa avviene appena fuori dal proprio uscio di casa, come se non influisse sul minare la solidità del suo interno, ha portato i romani (nativi o residenti) migliori, tantissimi di più ma molto meno "influenti" di quelli collusi, ad assistere impotenti prima al disfacimento progressivo di una città, una volta simbolo di potenza e cultura, e poi, come in un macabro finale di un film dell'orrore, ai funerali scandalo di Casamonica.
A Vicenza l'indifferenza, imposta o tollerata, ai fatti che abbiamo prima elencato ha portato o sta portando, con una visibilità professionalmente minore, ma non per questo meno foriera di sciagure, i vicentini migliori (nati qui o arrivati da fuori per lavorare) ad accettare la cancellazione di una cultura secolare basata sui valori della terra e del lavoro e sacrificata sull'altare delle briciole che moderni ma cinici "paroni" lasciano cadere dalle loro gerle gonfie di guadagni costruiti sulla pelle di chi lavora onestamente, altri imprenditori inclusi.
Anche i vicentini che pagano per l'indifferenza generale, tra cui quella propria, verso il decadimento totale dei valori umani e sociali, quelli che una volta si definivano "veri", sono tantissimi di più di quelli che costruiscono il loro potere, economico e sociale, sulla corruzione e sul mancato rispetto delle regole e sulla sudditanza dei loro servi di turno.
Ma i vicentini migliori, così come i veneti e gli italiani, hanno una solo chance per essere più "influenti" dei corruttori, dei corrotti e dei collusi.
Si contino subito, prima che sia troppo tardi, prima, cioè, di essere assorbiti e ingoiati nelle sabbie mobili degli interessi personali.
Si accorgeranno, se acquisiranno o recupereranno il senso di appartenenza a una comunità, di essere vere orde, capaci, magari con la sola coscienza di esserlo, di fare il funerale ai Casamonica di qui.
Non vorranno contarsi rimanendo annullati nel loro individualismo? Allora, senza scandalizzarsi ipocritamente delle carrozze romane a sei cavalli, si rassegnino. Alle Cosa nostra di casa nostra.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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