Variati "vende" la Fiera perchè boccheggia, ma porta in dote alla smunta AGSM la florida AIM, l'ultima rosa di Vicenza: il primo Achille la salvò dai privati, il nuovo Attila la "recide" per i veronesi
Mercoledi 3 Maggio 2017 alle 21:50 | 0 commenti
Quando gli affari vanno male è meglio vendere, o svendere, per perdere il meno possibile, quando vanno bene si compra o o ci si fonde con qualcuno am conservando al maggioranza: almeno di solito si fa così. Ma c'è chi va controcorrente come il sindaco di Vicenza, oltre che presidente della provincia, Achille Variati. Dopo aver venduto Fiera di Vicenza, indebitata anche con BPVi per 40 milioni di euro, e aver così effettuato la fusione con Fiera di Rimini dando vita alla new company Italian Exhibition Group, di cui Vicenza ora ha solo il 19%, perché le cose non andavano bene, sta provando a far confluire Aim Vicenza, ben valutata, ma in minoranza col 42% nella new company che nascerebbe di fretta e furia con AGSM Verona.
Da alcuni mesi, tra contrasti iniziali e ripensamenti attuali, dopo che Verona, che per la Fiera ha disdegnato Vicenza, è stata respinta per la su multiutility da Trento, si sta portando avanti la probabile fusione tra Aim e Agsm con una fretta che pare eccessiva, e sospetta, in terra berica ed osteggiata dal consiglio comunale di fatti decaduto in riva all'Adige e, quindi, l'accordo definitivo, vuoi per un motivo, vuoi per un altro, non si trova e si va avanti ad oltranza.
Variati aveva scritto una lettera al sindaco uscente scaligero Flavio Tosi per avere maggiore chiarezza ma ora sono nate nuove scaramucce. Secondo le ultime indiscrezioni Aim vorrebbe che il controllo operativo su Aim Energy e Agsm Energia, il boccone più succulento dell'afafre, sia garantito a Vicenza e inserito nello statuto. Da Verona fanno però sapere che la richiesta non può essere esaudita. Il motivo? Gli scaligeri sottolineano il fatto che Aim ha già ottenuto molto con il concambio: il 42% della futura società e questa, dicono, è una percentuale significativa viste le dimensioni aziendali di Aim che, per fatturato, vale poco più di un terzo di Agsm. Da Vicenza fanno, però, sapere che quel concambio è giusto in quanto Aim è più in salute della collega veronese. E qui è tornato il gelo tra le due parti.
A un occhio non esperto il 42% della futura società potrebbe sembrare conveniente, ma la percentuale è ben distante dal 50% che garantisce, a parte patti para sociali comunque di scarso respiro, potere di decisione alla Spa di Vicenza. Quindi, se Aim sta meglio di Agsm perché vendere e perdere, prima, a Verona, o, poi, in Borsa?
È un mistero il vero motivo per il quale il sindaco Variati, dopo aver perso, chiacchiere a parte, la Fiera, voglia "svendere" l'ultima azienda pubblica di peso, quella di storia più lunga, col maggior numero di dipendenti oltre che la più ricca di reputazione presso i vicentini.
No si capirebbe neanche perchè, dopo averla riportata in salute dopo lo sfascio dell'amministrazione precedente da lui stesso accusata in campagna elettorale di volerla "regalare" ai privati, a una azienda, quella veronese, che in salute non è o non lo è ai livelli di quella della multiutiliy berica.
Cederla ai privati vicentini sarebbe stato peggio che snaturarla in mano al controllo pubblico veronese?
Sembra folle, dopo aver perso tutto, dalla Banca Popoalre alla Fiera, non aver più in cassetto (cassaforte) neanche un'azienda come Aim, che, magari, sarebbe il caso che si rafforzasse come dimensioni acquisendo prima società consimili ma più piccole, come Ava e Etra, prima di andare a nuove trattative da una posizone di forza, non solo per utili ma anche per dimensioni, e provare a lasciare la testa a Vicenza di una nuova azienda, che, di sicuro, deve essere più grande dell'attuale Aim per stare nel mercato, ma che per Vicenza sarebbe comunque persa se alla città rimanesse solo il 42% di una realtà esterna.
Senza Fiera, senza banca, col mega costo dell'inutile Parco della Pace, con una ancora ipotetica Tav Tac, che con l'ecomostro di Borgo Berga potrebbe cancellare il brand Unesco dal "gonfalone" della città e si rivelerebbe per quello che ora sta diventando, un'altra Superstrada Pedemontana Veneta, utile agli speculatori delle costruzioni e del cemento ma inutile per gli ipotetici passeggeri di una Vicenza, che ben difficilmente godrebbe di vere fermate ora che è stata impoverita di attività dalle scelte di un sistema che ha pensato solo ad autoalimentarsi: ecco la Vicenza che due mandati di Achille Variati lascerebbero ai vicentini.
Che lo ricorderebbero non come il prode Achille, magari col tallone della vanagloria, ma come un Attila qualunque, col marchio del diserbante.
Vuole questo signor sindaco?
Ma, soprattutto, Vicenza voleva tutto questo quando l'ha eletta?
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.