Chi non riuscisse a capire bene che cosane è stato di Popolare di Vicenza e a Veneto Banca finite nel triangolo delle Bermude costituito da Commissione europea, Banca centrale europea e governo italiano - può leggere questa antologia delle rare parole di chi tratta il denaro pubblico come fosse un suo affare privato. Ne trarrà l'amara consolazione che forse neppure i protagonisti hanno capito cosa stavano combinando
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"Se tutti parteciperanno, parteciperemo anche noi". Lo ha dichiarato, come riferisce Radiocor, l'a.d. di Banca Mediolanum, Massimo Doris, in merito alla possibile partecipazione dell'istituto a un intervento di sistema per evitare il bail-in della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca. "Diventa fondamentale la velocita' di azione - ha aggiunto a margine del 47esimo convegno dei Giovani Imprenditori di Confindustria -. Il costo sta salendo cosi' tanto per la lentezza nel risolvere le problematiche. L'errore e' stato, a mio parere - ha proseguito - nel novembre 2015 quando nel salvataggio delle 4 banche si e' deciso di lasciare fuori gli obbligazionisti subordinati. Per quei 300 milioni e' scoppiato il caos. Se li' si fossero salvati i subordinati, le due venete avrebbero fatto i loro aumenti di capitale e la gente non sarebbe scappata", ha concluso.
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Il governatore della Banca d'ItaliaIgnazio Visco e, in scala minore, il presidente della Confindustria Vincenzo Boccia, rappresentano loro malgrado i tratti peculiari del declino italiano. Il più scoraggiante è l'incapacità di autocritica. Decenni di selezione al contrario - meritocrazia per gli outsider, cooptazione per gli yesmen - hanno portato al vertice dell'economia uomini incapaci di riconoscere gli errori e di spiegare a milioni di disoccupati come è potuto accadere questo disastro. Visco e Boccia ripropongono il copione malinconico del cantante spompato che sollecita l'antico affetto del pubblico con i suoi vecchi cavalli di battaglia.
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Mentre a Vicenza è tempo di veleni tra Procura e Gip del Tribunale di Vicenza, ogni giorno capisce sempre meno la povera gente truffata dalla Banca Popolare di Vicenza di cui Gianni Zonin per 20 anni, dopo 16 di "apprendistato" nel suo cda, è stato presidente, lui dice senza sapere cosa i suoi uomini facessero di male. Tra chi vorrebbe sapere cosa è veramente successo, e perchè, ci sono anche i i 70.000 soci circa che si sono accontentati delle briciole offerte, per evitare un eccesso di cause, da chi aveva finanziato il primo, ormai fallito salvataggio, il Fondo Atlante, e che per arrivare alla verità hanno bisogno che a dirgliela siano le Istituzioni visto che loro, per raccattare 9 euro per ognuno dei titoli in loro possesso, pagati fino a 62.5 euro l'uno, hanno dovuto sottoscrivere la rinuncia ad ogni altra azione legale.
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Il titolo della serie tv sarebbe "Governatori disperati". Ignazio Visco abbandona il testo delle sue Considerazioni finali e parla a braccio. Si difende dall'accusa di non aver fermato lo sgretolamento del sistema del credito durante il suo mandato di governatore della Banca d'Italia, con argomenti deboli come questo: "I casi di cattiva gestione, se non di vero e proprio malaffare, si ripetono purtroppo con una certa regolarità , indipendentemente da chi sta al governo o guida la Banca d'Italia". Il significato è chiaro, mentre le banche si sfasciavano io stavo qui, ma lì c'era il dottor Matteo Renzi.
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La frase è sibillina ma dirompente per i destinatari a cui è indirizzata: "Nella gestione delle crisi bancarie e nella tutela della stabilità finanziaria - spiega Ignazio Visco nelle sue considerazioni finali riferendosi alle regole europee - la frammentazione dei poteri tra un numero elevato di autorità finisce talvolta col rendere difficile l'individuazione delle misure da prendere, rallenta azioni che, per essere efficaci, richiederebbero invece estrema rapidità ". L'estrema rapidità di cui parla il governatore di Bankitalia è quella richiesta per la gestione della crisi delle due banche popolari venete. Il messaggio è per la Commissione europea: una richiesta implicita di non ritardare ulteriormente la risoluzione di una crisi che spaventa governo e Banca d'Italia. "Non ci sono alternative al salvataggio statale", spiega in serata Matteo Renzi, evitando promesse che equivarrebbero a prendersi la responsabilità degli esiti.
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"Il Governo non mette i soldi e in questo modo non si garantiscono i servizi". È questo il motivo che ha spinto Cgil, Cisl, Uil a manifestare, questa mattina, a Palazzo Nievo sede della Provincia di Vicenza. Con la riforma attuata dall'ex premier Matteo Renzi il Governo ha tagliato le risorse alle Province facendo venir meno i fondi utili a garantire i servizi come manutenzione delle scuole e delle strade, tanto per citarne alcuni. I sindacati lamentano il fatto che i dipendenti della Provincia si Vicenza sono stati dimezzati. "Collaboriamo col presidente Achille Variati - dice Ruggero Bellotto di Cisl - lui vuole la nostra stessa cosa. Non ci sono soldi per le scuole ed è grave, anche gli stipendi sono a rischio e questo succede in tutta Italia. Chiediamo al premier Gentiloni di riparare gli errori di renzi. Le Province sono necessarie per i cittadini e il territorio. Il governo è miope, vogliamo un'inversione di rotta".
Le intercettazioni telefoniche sono uno straordinario strumento di indagine per gli inquirenti ... certo, però quando sono "vere"! Ossia quando l'intercettato è all'oscuro di tutto e quindi parla a ruota libera non sapendo che ad ascoltarlo non è solo il suo interlocutore. In caso contrario si dimostrano soltanto un boomerang. Se l'indagato sa di essere intercettato, chiaramente, dirà solo cose a proprio favore e se l'inquirente non sa che l'indagato sa, viene buggerato. In pratica la situazione si capovolge ed il coltello dalla parte del manico passa nelle mani dell'indagato che si fa burla di coloro che lo stanno investigando. Per delineare l'affare Consip ritengo utile, a questo punto, riproporvi un ironico, ma esauriente video, che SocialTv Free ha pubblicato il 5 marzo (attenti alle date) nel quale viene ricostruita tutta la vicenda nota in quel momento.
Nella settimana che termina oggi il collega de Il Fatto Quotidiano, Giorgio Meletti, che è venuto alla nostra prima presentazione di "Roi. La Fondazione demolita" il 26 aprile scorso a Bassano (Meletti è a destra nella foto tratta dal video del suo intervento e chi scrive è a sx) per poi dedicare un giorno intero, il 27, a raccogliere con me a Vicenza documenti su alcuni "casi bancari" di rilievo, ha pubblicato vari pezzi grazie anche alla collaborazione nata proprio in questo periodo dopo che molti anni fa, tra la fine degli anni '80 e gli inizi dei '90 , come ho già raccontato, più volte lo stesso Meletti o suoi collaboratori de Il Mondo mi avevano intervistato quando operavo a livelo nazionale e non solo nel mondo dell'informatica. Oggi, quindi, ho il piacere di proporvi l'articolo odierno sul Fatto che apre altri squarci sui contatti, realizzati o tentati, tra alcuni componenti del Giglio Magico di Matteo Renzi con al centro Maria Elena Boschi e alcune banche, tra cui Etruria, Veneto Banca e, di riflesso, Banca Popolare di Vicenza.
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