Il Fatto Quotidiano, la guerra tra Colle e Renzi sul dopo-Visco
Giovedi 1 Giugno 2017 alle 09:50 | 0 commenti
Il titolo della serie tv sarebbe "Governatori disperati". Ignazio Visco abbandona il testo delle sue Considerazioni finali e parla a braccio. Si difende dall'accusa di non aver fermato lo sgretolamento del sistema del credito durante il suo mandato di governatore della Banca d'Italia, con argomenti deboli come questo: "I casi di cattiva gestione, se non di vero e proprio malaffare, si ripetono purtroppo con una certa regolarità , indipendentemente da chi sta al governo o guida la Banca d'Italia". Il significato è chiaro, mentre le banche si sfasciavano io stavo qui, ma lì c'era il dottor Matteo Renzi.
Il quale segretario del Pd ieri mattina ha dato da par suo il buongiorno al governatore. Un'ora prima che cominciasse la rituale lettura delle Considerazioni finali, si è affacciato su Facebook e inopinatamente ha citato questo giornale senza chiamarlo "Il Falso Quotidiano", ma anzi raccomandandolo ai suoi fedeli: "C'è un articolo sul rapporto tra Bankitalia e procure: troppi gli intrecci misteriosi. Ve lo segnalo. Io l'ho trovato interessante". L'ennesimo missile in direzione Palazzo Koch. Solo pochi giorni fa Renzi aveva definito Visco e colleghi "competenti per modo di dire".
Lo scontro sulla conferma di Visco, il cui primo mandato di sei anni scadrà a novembre, è aperto. La nomina deve essere condivisa tra il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio, con informale ma consistente voce in capitolo del ministro dell'Economia e del presidente italiano della Bce Mario Draghi. Sergio Mattarella - ha fatto sapere il governatore - gli ha già assicurato il rinnovo del mandato, e l'orientamento del Quirinale risulta oggi decisivo stante la debolezza politica di Paolo Gentiloni e Pier Carlo Padoan.
ORA PER ALLORA
Nell'incertezza su chi sarà a Palazzo Chigi a novembre (scade il mandato), meglio anticipare
Nel 2011 sulla successione a Draghi promosso in Bce i due candidati forti - l'allora direttore generale di Bankitalia Fabrizio Saccomanni, sponsorizzato dallo stesso governatore uscente e dal presidente Giorgio Napolitano, e il direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli voluto dall'allora ministro dell'Economia Giulio Tremonti - furono abbattuti dai veti incrociati in favore dell'outsider Visco, che era solo il vice di Saccomanni. Oggi c'è una grande incognita: chi ci sarà a Palazzo Chigi a novembre? Al Quirinale c'è qualche timore. Se fosse già tornato in sella Renzi, o, Dio ne guardi, le elezioni anticipate portassero al governo qualche alieno anche più temibile dell'uomo di Rignano, la strada della conferma di Visco sarebbe in salita. Non è un mistero che Renzi ha già indicato il suo uomo, l'economista Marco Fortis, di tendenza ottimista-renzianista dopo essere stato in passato ottimista-tremontista e prima ancora prodiano.
Così qualcuno ha suggerito di tagliare corto. Le norme non impediscono al Quirinale e al governo di esercitare il potere di nomina del governatore anche subito, ora per allora, per mettere il secondo mandato di Visco al sicuro da eventuali incursioni renziane o grilline. E non è escluso che il bombardamento renziano su Palazzo Koch, condotto con armi non convenzionali come l'elogio di un articolo del Fatto, sia teso proprio a prevenire un colpo di mano, e soprattutto a dissuadere Gentiloni dal parteciparvi.
Se Mattarella punta su un nuovo mandato di sei anni a Visco, anche in considerazione di una mancanza di alternative convincenti, il governatore uscente non lo aiuta con un'autodifesa incerta e a tratti tentennante. Buon ultimo, il segretario del Pd fa riferimento alla deriva degli anni della crisi. Mentre alcuni banchieri ben noti portavano i loro istituti a "situazioni di dissesto" (parole di Visco) sfruttando "posizioni di dominio assoluto (...) e la propria intoccabilità per abusi e favoritismi" (ancora Visco), che cosa faceva la Banca d'Italia?
È qui che il governatore, annunciando una parentesi "meno formale" senza precedenti nell'ingessata tradizione di Bankitalia, ripete il suo lamento già noto: "A fronte di gravi mancanze abbiamo irrogato sanzioni nella misura massima prevista dall'ordinamento. Nei casi di mala gestio le ipotesi di reato sono state segnalate all'autorità giudiziaria con tempestività , avviando la collaborazione con la magistratura già nel corso degli accertamenti ispettivi". Il punto rimane sempre lo stesso: perché anziché segnalare i reati alle Procure non si sono commissariate le banche per "gravi irregolarità " come prevede la legge bancaria? Risponde Visco, sempre a braccio: "Da meno di due anni la Vigilanza ha il potere di rimuovere i manager, cosa diversa dal potere precedente, di sciogliere l'intero Cda solo in caso di amministrazione controllata, una situazione che richiedeva il verificarsi di particolari condizioni".
Le particolari condizioni sono appunto le "gravi irregolarità ". Ci sono banchieri che sono stati arrestati per le gravi irregolarità segnalate dagli uomini di Visco ma ritenute da Visco insufficienti per il commissariamento.
di Giorgio Meletti - Il Fatto Quotidiano
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