In guerra Procura e Gip di Vicenza per il caso BPVi ma ad oggi non risultano aperti fascicoli su eventuali responsabilità di Bankitalia e Consob: le ultime accuse ignorate
Sabato 3 Giugno 2017 alle 00:29 | 0 commenti
Mentre a Vicenza è tempo di veleni tra Procura e Gip del Tribunale di Vicenza, ogni giorno capisce sempre meno la povera gente truffata dalla Banca Popolare di Vicenza di cui Gianni Zonin per 20 anni, dopo 16 di "apprendistato" nel suo cda, è stato presidente, lui dice senza sapere cosa i suoi uomini facessero di male. Tra chi vorrebbe sapere cosa è veramente successo, e perchè, ci sono anche i i 70.000 soci circa che si sono accontentati delle briciole offerte, per evitare un eccesso di cause, da chi aveva finanziato il primo, ormai fallito salvataggio, il Fondo Atlante, e che per arrivare alla verità hanno bisogno che a dirgliela siano le Istituzioni visto che loro, per raccattare 9 euro per ognuno dei titoli in loro possesso, pagati fino a 62.5 euro l'uno, hanno dovuto sottoscrivere la rinuncia ad ogni altra azione legale.
Tra l'altro per questa rinuncia chi ha aderito all'Offerta Pubblica di Transazione rischia di dover pagare addirittura le tasse su quanto incassato che, per l'Agenzia delle Entrate, una questione da noi rivelata, sarebbe un reddito percepito a fronte di "impegno a non fare" e non rimborso incassato come refusione incondizionata di un danno.
Ma a parte questo... dettaglio, oltre alle "lotte intestine" tra magistrati, inquirenti e giudicanti, è da tempo che assistiamo a "competizioni", chiamiamole così, tra associazioni di azionisti e legali per assistere al meglio i soci che non hanno accettato di metterci una pietra sopra ma anche, spiace dirlo, tra media che fanno degli scoop quotidiani (chi fa inchieste sa il tempo che ci vuole per leggere e, soprattutto, capire le "carte" con l'aiuto di esperti indiendenti e diposti a condividere le loro conoscenze per puro amore della verità ).
Allora spesso capita di dover leggere e decifrare di fretta (e per fretta intendiamo spesso un'ora a pagina, lo diciamo per modesta esperienza personale) documenti parziali, forniti talvolta, spesso?, da chi, accusato o difensore poco importa, è interessato a farli girare, e provando a interpretarli sotto l'incalzare del direttore di turno che il pezzo lo vuole, subito e che faccia cassetta.
Ecco, ad esempio, perchè da giorni se non mesi leggiamo di intercettazioni e interpretazioni in cui i nomi dei Boschi, padre e figlia, per evidenti motivi politici fanno da protagonisti del racconto mediatico che, pur di colpire o difendere Matteo Renzi, tralascia, volutamente o inconsapevolmente, di approfondire fatti specifici e spesso basilari in cui, ad esempio, quei nomi appaiono.
Dimenticando la passione politica e/o affrontando e superando le difficoltà di ricostruzione degli intrecci, non facili da individuare ma che i giornalisti possono e devono focalizzare tracciando una linea di analisi fatta anche di domande per i team investigativi, che hanno le competenze e i mezzi per associare alle ipotesi di lavoro gli eventuali riscontri, ai giornalisti, tra cui noi, rimane il compito, e non sarebbe minimale, di mettere in cima alle analisi, ora che le migliori Procure di Italia nel settore dei reati bancari, quella di Roma per Veneto Banca e l'altra di Milano per, attualmente, un filone di indagine sulla BPVi, il tema delle eventuali responsabilità degli organi preposti a vigilare sulle banche, in primis e in generale Banca d'Italia e per alcuni aspetti anche la Consob.
Su alcuni media, in particolare Il Fatto Quotidiano, sia pure anche questo non immune dal fascino subito per il tema Maria Elena Boschi, oltre che immodestamente su VicenzaPiu.com, più affascinati da... Alessandrina nostra, appaiono perciò da tempo le domande sul perchè, e con quali basi di verifica, per anni la Banca Popolare di Vicenza sia stata dipinta e imposta, nonostante i buchi emergenti e ora esplosi, come istituto di "elevato standing".
Ci spieghi, allora, chi può e deve perchè Ignazio Visco e Carmelo Barbagallo (a sx e a dx nella foto), rispettivamente Governatore e responsabile della Vigilanza di Bankitalia, nella Popolare di Zonin volevano, questo è un fatto, far confluire Veneto Banca, Etruria, CariChieti, Banca Marche, Carife e Marostica, tutte restie a subire il consiglio (diktat?) e tutte, poi, punite, meno la Popolare di Marostica che ha fatto in tempo a diventare bolzanina.
Oltre a pochi altri media che, però, spesso si fermano a condanne generiche, noi con Il Fatto questo da tempo temiamo e scriviamo, ferme restando le responsabilità dei singoli organi amministrativi di tutti gli istituti coinvolti che vanno accertate con equità dalla magistratura.
Ma i magistrati devono far luce sull'analisi che pochi media fanno per confermarla e sostanziarla o per smentirla con certezza documentata. Questo serve ed è prioritario per emettere un giudizio chiaro e giusto, che risponda alle richieste di sapere delle decine di migliaia di soci truffati, questa è l'unica certezza ad oggi, della BPVi (lo stesso vale per le altre banche) ma che, soprattutto, metta le basi perchè in futuro chi dovrebbe vigliare lo faccia senza disegni terzi ed estranei all'interesse dei risparmiatori tutelati dalla Costituzione Italiana, ma poco difesi finora da chi la dovrebbe applicare.
Noi vogliamo e soprattutto i soci vogliono sapere se chi li ha truffati fosse solo ai piani alti delle banche a cui avevano affidato con fiducia i loro risparmi e guadagni o se a guidare e coprire i truffatori o a "punire" i disobbedienti ci siano coloro che dovevano controllare e che non l'hanno fatto, se per incapacità o per disegni propri e terzi ce lo dicano i giudici e procedano di conseguenza...
Un esempio, ma tanti altri ce ne sarebbero, dei nostri dubbi, esperssi in questa lunga ma speriamo utile nota, lo potete trovare in un articolo su Il Mattino di Padova di ieri, 1° giugno, di Renzo Mazzaro, noto anche per la sua inchieste sul sistema Galan Sartori, .
L'articolo nasce da un documento fornito (è una delle nostre ipotesi quadro) da alcuni difensori dei soci (e Mazzaro ne fa nomi e cognomi), racconta di una faccenda controversa (altra nostra ipotesi sulla difficoltà nel conoscere le questioni tecniche) su mutui Jp Morgan acquistati da Veneto Banca al tempo di Vincenzo Consoli.
Il fatto, già illustrato dallo stesso Mazzaro (non sempre le ripetizioni aiutano ma potrebbe darsi che il direttore abbia voluto qualche pagina in più, un'altra nostra ipotesi quadro), lascia, però, campo, finito lo spazio dedicato alla ripetizione, alla descrizone di un meccanismo di "finanziamento" tramite il fondo lussemburghese Optimum, rifiutato dall'accusato principe dell'articolo, Consoli, "il cattivo", ma accettato dalla Banca Popolare di Gianni Zonin, "l'ingenuo", quella di elevato standing per Visco e Barbagallo, con tanto di... "appoggio della Vigilanza", riporta il testo dell'intercettazione di Consoli il nostro collega Mazzaro che, poi, virgoletta, un passaggio attribuito all'avvocato Massimo Malvestio, con ruoli importanti in Veneto Banca e non indagato, passaggio che, insieme ad altre denunce mediatiche, deve, e già starà facendo, riflettere gli inquirenti su Bankitalia: «Credo che quel rifiuto di Veneto Banca sia stato l'origine dei guai con il dottor Barbagallo (Carmelo, capo della Vigilanza di Banca d'Italia, ndr). Quelli me l'avevano detto abbastanza chiaro che era tutto ok. L'ha fatto anche la Popolare di Bari, a cui Barbagallo, contro il mondo, ha dato la Tercas (Cassa di risparmio di Teramo, ndr) con 250 milioni di dote. E naturalmente neanche a Bari Barbagallo si era accorto di nulla. Potrei pensare al millantato credito, se non se ne fossero veramente accorti. Ti potrebbe venire il dubbio, ma non è che puoi passare con il rosso: se lo fai deliberatamente vuol dire che sei d'accordo che il vigile guardi da un'altra parte».
A noi vengono dubbi, sta ai magistrati scioglierli, giusto? Ma quando?
Il documento alla base delle analisi di Mazzaro è di sicuro uno stralcio della massa enorme degli atti romani su Veneto Banca, ma, anche se è durissimo se non impossibile leggere, e capire, tutte le 80.000 pagine, noi ci stiamo provando a farlo visto che le abbiamo tutte e che bisogna provare a capire tutto per districarsi nel mega ginepraio... sperando che la stampa, tutta e a partire dall'amico Renzo, ci aiuti ma che, soprattutto, lo faccia la magistratura che ha mezzi e uomini capaci di farlo, a Roma e Milano, con la massima competenza e con la irrununciabile capacità di evitare le immaginabili pressioni del sistema, che se può condizionare banche, politici e media, deve trovare un baluardo nella Legge.
Lo deve la magistratura a 200.000 soci truffati e ora anche all'Italia tutta che rischia un buco enorme, forse sistemico, per il disastro delle due banche venete, di entrambe o di una delle due, la vicentina, che poi ha trascinato nel baratro quella di Montebelluna, che a differenza della BPVi lo stress test BCE lo aveva superato (altro elemento dell'analisi da fare).
Stralcio dell'articolo di Renzo Mazzaro su Il Mattino di Pdova
Le carte dell'inchiesat di Roma, Fondo Optimum? Ci provò anche con Montebelluna
...In quella telefonata Malvestio racconta un fatto analogo ma molto più grave: un'operazione da 400 milioni di euro messa in piedi dalla Popolare di Vicenza che finanziava una società lussemburghese, la Optimum Asset Management, perché sottoscrivesse azioni Bpvi, intestandole a fondi amministrati da una consociata nell'isola di Malta. Succede nel 2014, la Popolare di Vicenza si ritrova con un buco di 760 milioni e deve varare d'urgenza un aumento di capitale da 600 milioni. Li trova strizzando i correntisti, che vengono minacciati di revoca dei fidi se non comprano azioni Bpvi. E giocando di sponda con soggetti terzi, in questo caso il gruppo Optimum, che ricicla 400 milioni della stessa banca. È un cortocircuito del tutto illegale. La cosa non passa sotto silenzio, interviene la Bce, poi la Consob. Malta revoca la licenza di operare nell'isola alla società che gestisce i fondi Optimum. In Italia il cavalier Zonin scarica tutto sull'amministratore delegato Samuele Sorato, che viene licenziato (si fa per dire, se ne va con una buonuscita di 4,5 milioni di euro). Coincidenza: il 3 giugno 2015 Vittorio Malagutti sull'Espresso ricostruisce la vicenda. Il giorno dopo Massimo Malvestio, nella telefonata intercettata dalla Guardia di Finanza, aggiunge altri particolari. Dice che la stessa operazione erano venuti a proporla anche a Veneto Banca e Consoli aveva mandato lui in avanscoperta: «Sono andato io a trattarla e al "signorino" ho detto: guarda, non ti do neanche il biglietto da visita perché ti arrestano di sicuro e non vorrei che te lo trovassero in tasca... Io ho rinunciato a capire: a Vicenza non sono ancora tutti in galera, con quello che è venuto fuori. Hanno fatto l'operazione che noi abbiamo rifiutato. Quando gli ho chiesto se erano a posto con la testa, mi hanno detto che avevano l'appoggio della Vigilanza ... e credo che sia vero, perché sono operazioni di tale dimensione, di tale maldestra criminale stupidità che tu non puoi farla se non sei d'accordo con chi ti controlla». Qui Malvestio introduce un sospetto pesante: «Credo che quel rifiuto di Veneto Banca sia stato l'origine dei guai con il dottor Barbagallo (Carmelo, capo della Vigilanza di Banca d'Italia, ndr). Quelli me l'avevano detto abbastanza chiaro che era tutto ok. L'ha fatto anche la Popolare di Bari, a cui Barbagallo, contro il mondo, ha dato la Tercas (Cassa di risparmio di Teramo, ndr) con 250 milioni di dote. E naturalmente neanche a Bari Barbagallo si era accorto di nulla. Potrei pensare al millantato credito, se non se ne fossero veramente accorti. Ti potrebbe venire il dubbio, ma non è che puoi passare con il rosso: se lo fai deliberatamente vuol dire che sei d'accordo che il vigile guardi da un'altra parte». Queste intercettazioni provengono dalle carte della procura di Roma acquisite da...
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