Arrivano le truppe di Berlusconi in salvataggio di BPVi e Veneto Banca: Mediolanum pronta con i soldi, Tajani con la politica. Parla anche Benetton che guarda ai "nuovi modelli di credito" di Amazon e delle web companies
Venerdi 9 Giugno 2017 alle 16:27 | 0 commenti
"Se tutti parteciperanno, parteciperemo anche noi". Lo ha dichiarato, come riferisce Radiocor, l'a.d. di Banca Mediolanum, Massimo Doris, in merito alla possibile partecipazione dell'istituto a un intervento di sistema per evitare il bail-in della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca. "Diventa fondamentale la velocita' di azione - ha aggiunto a margine del 47esimo convegno dei Giovani Imprenditori di Confindustria -. Il costo sta salendo cosi' tanto per la lentezza nel risolvere le problematiche. L'errore e' stato, a mio parere - ha proseguito - nel novembre 2015 quando nel salvataggio delle 4 banche si e' deciso di lasciare fuori gli obbligazionisti subordinati. Per quei 300 milioni e' scoppiato il caos. Se li' si fossero salvati i subordinati, le due venete avrebbero fatto i loro aumenti di capitale e la gente non sarebbe scappata", ha concluso.
A rinforzare le truppe, della finanza e della politica, in qualche modo vicine a Silvio Berlusconi, da poco "riappacificato" in funzione anti M5S con Matteo Renzi, arriva anche Antonio Tajanie presidente del Parlamento europeo. "Siamo in attesa di capire come si possa risolvere il problema. Mi auguro che si possa arrivare a una soluzione nell'interesse generale del sistema bancario italiano ed europeo" ha dichiarato, quindi, il politico proveniente da Forza Italiain merito alla crisi delle due abnche venete la cui "risoluzione" potrebbe scatenare un effetto a catena sul sistema Italia.
"Condivido qualsiasi tipo di soluzione che tenga in considerazione che ci sono piccole famiglie e risparmiatori che avevano ipotecato il proprio futuro, ci vuole una partecipazione alla problematica". Cosi' ha detto, poi, il trevigiano Alessandro Benetton, interpellato dai cronisti sulle banche venete a margine della presentazione del Piano di investimenti Anas per il potenziamento e il miglioramento della viabilita' in previsione dei Mondiali di Sci Alpino di Cortina del 2021.
"Allo stesso tempo - ha aggiunto l'esponente della famiglia veneta oggi alla guida del gruppo di private equity 21 Investimenti , una delle tipologie di società chiamate al capezzale di BPVi e Veneto Banca - dobbiamo essere consci che il problema delle banche e' un problema di modello di business, che non riguarda solo le banche popolari. Il problema della disintermediazione e' arrivato in maniera dirompente anche nei confronti del credito. L'analisi va allargata a medio e lungo termine al nostro sistema bancario e non solo al nostro Paese. Ci vuole una visione europea perche' il problema del modello di business delle banche non e' solo italiano".Â
E che il modello di business sia in profonda trasformazione lo dimostra anche Amazon, che con Facebook che già ha una licenza bancaria attiva, e altri colossi del web, sta entrando con prepotenza nel mondo cel credito.
Amazon sta sfidando, infatti, le grandi banche negli Stati Uniti, Giappone e Regno Unito su un terreno a loro molto favorevole, quello del credito alle piccole imprese. Come riporta il Financial Times, il colosso dell'e-commerce punta a rafforzare Amazon Lending, un servizio per una serie di Pmi selezionate che vendono i propri prodotti su Amazon. Era stato lanciato senza troppa pubblicita' sei anni fa e consente di ottenere finanziamenti fino a dodici mesi con tassi di interesse annuali che vanno dal 6 al 17%. Finora la piattaforma ha erogato prestiti per circa 3 miliardi di dollari, di cui un miliardo nell'ultimo anno. Per questo Amazon prevede di ampliare l'offerta per gli oltre 2 milioni di aziende che usano il "marketplace" e che pagano Amazon per immagazzinare, imballare e consegnare per loro conto i prodotti ai clienti. La decisione e' da un lato espressione delle ambizioni di Amazon, il cui titolo ha di recente superato la soglia dei 1.000 dollari per azione a Wall Street, e dall'altro un segnale di un progressivo cambiamento degli equilibri di forza nel settore del credito, finora per larga parte appannaggio delle banche.Â
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