L’appuntamento è per giovedì 30 giugno. Quando il presidente del tribunale e il procuratore capo di Vicenza, Alberto Rizzo e Antonino Cappelleri, compariranno di fronte al Consiglio superiore della magistratura per fare il punto dell’inchiesta su Popolare di Vicenza. Un incontro che il Vice presidente del Csm, Giovanni Legnini, ieri a Padova, ha precisato come «chiesto dai vertici del Palazzo di giustizia di Vicenza. Non siamo stati noi a convocarli in maniera punitiva o altro». L’obiettivo è doppio: coordinare l’inchiesta in corso su Bpvi e capire come mai ci siano stati in passato ritardi, archiviazioni e denunce non prese in seria considerazione.
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Se nell'inchiesta su Banca Nuova, al 100% di Banca Popolare di Vicenza, è stato coinvolto anche "l'ex procuratore di Palermo, Francesco Messineo, chiamato durante le indagini da Maiolini per avere informazioni sull'indagine in corso" (nel frattempo l'ex dg Maiolini è stato condannato a 8 mesi mentre tre anni e tre mesi sono stati chiesti per Marino Breganze presidente dell'istituto siculo con l'ignaro Luciano Vescovi suo fedele vice ora "eletto" presidente di Confindustria Vicenza) di ben altro tenore appare il comportamento finora tenuto dal Procuratore Capo di Vicenza, Antonino Cappelleri, che col suo pool di Pm sta conducendo l'attività investigativa su quello che definisce «un disegno spasmodico» della BPVi «per piazzare illecitamente più azioni possibili così da poter resistere agli stress-test previsti dalla Banca centrale europea».
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Compra pure le nostre azioni, l’investimento è sicuro: all’occorrenza l’istituto te le prenderà indietro pagando la stessa somma. Per la procura vicentina, Banca Popolare di Vicenza ha messo nero su bianco promesse di questo tipo ad alcuni propri clienti per un controvalore di almeno 300 milioni di euro di azioni, fra il 2013 e il 2014. Un «gioco» illegale che è al centro della maxi inchiesta condotta dal pool del procuratore Antonino Cappelleri (intervistato in merito in esclusiva da VicenzaPiù), assieme alle ipotesi di reato di aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza e alle famose «baciate», le azioni cedute a clienti finanziati per le medesime somme. A motivare la nuova perquisizione della Guardia di Finanza nella sede dell’istituto vicentino, martedì scorso, ci sarebbero anche i forti indizi della procura «sull’esistenza di lettere che promettono il riacquisto per 300 milioni di euro», come riporta il decreto alla base dell’azione delle fiamme gialle.
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Fino a qualche tempo fa nessuno si ricordava più della giudice del Tribunale di Vicenza, la Gip Cecilia Carreri, che all'inizio degli anni 2000 fu al centro del gossip locale e mediatico con conseguenze per lei traumatiche per essere stata "beccata" quando, ecco l'accusa, invece di lavorare se ne andava a regatare, lei dice per curarsi anche da problemi fisici, per manifesto assenteismo sostenevano anche i colleghi in coro. Alla fine dei procedimenti disciplinari la decisione finale, che poi la portò a dimettersi dalla magistratura, fu quella con la quale nel 2005 il Csm la trasferiva. Incrociata con la sua vicenda disciplinare c'era una delle prime inchieste senza esito, quella del 2001-2002, sulla Banca Popolare di Vicenza e sul suo profeta, Gianni Zonin, che era passata d'ufficio (e prima del procedimento disciplinare nei confronti della Carreri) nelle mani dell'allora Procuratore Antonio Fojadelli, che voleva archiviare, da quelle del Pm Tonino De Silvestri, che voleva andare avanti nelle indagini e poi arrivò a dimettersi dalla magistratura.
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In merito alle cause intentate contro la validità dei finanziamenti concessi dalla Banca Popolare di Vicenza dei tempi di Gianni Zonin & c. ai clienti perchè a fronte di un "prestito" maggiore del richiesto comprassero a 62,50 euro azioni poi diventate carta straccia, registriamo l'intervento "diabolicamente perseverante" di un'altra carta, quella stampata vicentina, che "piange" la sentenza di un giudice di Venezia che dà ragione ai clienti, dopo aver supportato per anni gli inviti truffaldini a sottoscrivere fatti e diffusi dal Cda di cui faceva parte dal 2003 il rappresentante della sua proprietà , quel Giuseppe Zigliotto presidente di Confindustria ora indagato insieme al presidente di tutti i presidenti vicentini, Gianni Zonin.
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«Marco Gianesini, Maria Rita Dal Molin e il volontariato vicentino vincono la loro battaglia contro l'infamia: il Tar annulla il commissariamento del CSV": così scrivevamo martedì 31 maggio pubblicando la sentenza, che vi invitiamo a leggere senza neanche il nostro "filtro" interpretativo tanto è chiara, secca ed inequivocabile e con la quale il Tar del Veneto ha dato ragione a loro e a 72 associazioni che avevano sostenuto le loro onestà ponendo fine a una vicenda che ha tenuto banco su certa stampa locale per giorni e giorni. Infatti, scrivevamo all'epoca dei fatti, essenzialmente "mediatici", scoppiati da maggio 2015 in poi, lo spazio dedicato alle poche migliaia di euro spesi con dolo secondo gli accusatori e alla presunta assunzione di "favore" di una donna, ex presidente del Csv, che al volontariato ha sacrificato il suo precedente impiego, era stato ben maggiore, realmente e in proporzione, di quello speso per raccontare delle accuse documentate sfociate in condanna per Gianfranco Galan e in processo ora in corso, dopo gli arresti domiciliari, per Lia Sartori per lo scandalo megamilionario del Mose et similia.
Lunedì ore 22.32. Aggiornamento martedì ore 9.07. Se sono andate in porto solo il 3% delle azioni di responsabilità intraprese da autori di reati finanziari appare illuminante una annotazione di Stefano Righi (nella foto con Maurizio Crema del Gazzettino). In occasione di un "corso seminario", organizzato dall'Ordine dei Giornalisti del Veneto e tenuto il 17 maggio scorso a Padova davanti a 110 colleghi e alla presenza di un altro relatore d'eccezione, Renzo Simonato, direttore generale Nordest Intesa San Paolo, la nota firma del Corriere Economia nonchè autore del libro "Il grande imbroglio", da noi presentato a Vicenza, ha dichiarato: "Il motivo per cui certe indagini fanno fatica ad andare avanti è che per i reati finanziari servono competenze specifiche che non sono presenti nella gran parte delle procure d'Italia. L'unica veramente ferrata al riguardo è quella di Milano".
Renzo Simonato, direttore generale Nordest Intesa San Paolo - See more at: http://www.ordinegiornalisti.veneto.it/index.php?option=com_content&view=article&id=537:formazione-programma-settembre-ottobre-2015&catid=6:scuola-buzzati&Itemid=25#sthash.hibZq7wN.dpuf
Renzo Simonato, direttore generale Nordest Intesa San Paolo - See more at: http://www.ordinegiornalisti.veneto.it/index.php?option=com_content&view=article&id=537:formazione-programma-settembre-ottobre-2015&catid=6:scuola-buzzati&Itemid=25#sthash.hibZq7wN.dpuf
Sulla questione Pfas (sostanze perfluoroalchiliche), dopo essercene occupati per anni, quasi da soli come per la BPVi e dopo aver ascoltato il Procuratore capo di Vicenza, Antonino Cappelleri, che è parso a dir poco "perplesso" sui numeri tirati in ballo da certa stampa locale ("250.000 avvelenati, 60.000 a rischio tumori"), abbiamo riportato ieri i convincimenti fuori dal coro di Bruno Cardini, che ha lavorato presso il Servizio Sanitario Nazionale conducendo anche molte battaglie per la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini. Per Cardini, di fatto, «i livelli delle sostanze incriminate nell'acqua potabile non sono tali da compromettere la salute dei cittadini». La sua affermazione, avvalorata da numeri, grafici, tabelle e studi vari, ha innescato, da un lato, un dibattito ragionato ma dall'altro un focolaio di polemiche, che, però, sono caratterizzate da un triste filo conduttore, cioè gli insulti senza dati per contestare le informazioni fornite da Cardini.
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Se sulla controversa questione Pfas (sostanze perfluoroalchiliche) abbiamo ascoltato il Procuratore capo di Vicenza, Antonino Cappelleri, oggi vediamo di proseguire lungo un percorso di approfondimento e non solo di pura cronaca noi che degli eventuali problemi connessi con le sostanze perfluoroalchiliche scriviamo da sempre e non solo per moda del momento o per oscurare altre informazioni, magari su scandali bancari o su problemi sociali. Più ci si addentra, infatti, nella vicenda dell'inquinamento da Pfas o da Pfoa (acido perfluoroottanoico), più emergono retroscena sconcertanti che ci riportano alla memoria tristi scenari già visti negli ultimi anni, in cui l'Italia è passata dall'essere il Bel Paese tanto invidiato da tutti ad essere il "Paese delle emergenze". La "vicenda" PFAS inizia nel 2013, quando il CNR e l'IRSA, impegnati in un progetto nazionale di ricerca, evidenziano la presenza di queste sostanze nelle acque potabili di alcuni comuni del vicentino.
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Il 9 maggio scorso abbiamo intervistato in esclusiva per VicenzaPiu.Tv il dr. Antonino Cappelleri, Procuratore capo di Vicenza, perchè ci aggiornasse, per quanto possibile, sulle indagini così ciclopiche sugli eventuali responsabili dello scandalo, che si è consumato ai danni di 118.000 risparmiatori della Banca Popolare di Vicenza, da fare quasi da contraltare giudiziario all'intervento del fondo... Atlante per salvare l'Istituto arrivato dov'è sotto la conduzione dell'ex presidente Gianni Zonin e dei suoi fidi consiglieri, tra cui gli altri indagati Giuseppe Zigliotto e Samuele Sorato.