BPVi e Greco procuratore capo di Milano, la proposta: le indagini vadano a magistrati esperti in reati finanziari o si costituisca un'Autorità per supportare i vari Cappelleri
Martedi 31 Maggio 2016 alle 09:07 | 0 commenti
Lunedì ore 22.32. Aggiornamento martedì ore 9.07. Se sono andate in porto solo il 3% delle azioni di responsabilità intraprese da autori di reati finanziari appare illuminante una annotazione di Stefano Righi (nella foto con Maurizio Crema del Gazzettino). In occasione di un "corso seminario", organizzato dall'Ordine dei Giornalisti del Veneto e tenuto il 17 maggio scorso a Padova davanti a 110 colleghi e alla presenza di un altro relatore d'eccezione, Renzo Simonato, direttore generale Nordest Intesa San Paolo, la nota firma del Corriere Economia nonchè autore del libro "Il grande imbroglio", da noi presentato a Vicenza, ha dichiarato: "Il motivo per cui certe indagini fanno fatica ad andare avanti è che per i reati finanziari servono competenze specifiche che non sono presenti nella gran parte delle procure d'Italia. L'unica veramente ferrata al riguardo è quella di Milano".
Non a caso a Milano è stato appena nominato Procuratore capo Francesco Greco, magistrato esperto di quei reati e coordinatore in quella procura proprio del relativo pool.
Lo stesso procuratore capo di Vicenza, Antonino Cappelleri, che nell'interista concessaci sullo scandalo BPVi ha lamentato storiche carenze di personale (pm e cancellieri) che l'hanno portato a prevedere in almeno un anno la conclusione delle ponderose indagini in corso sulla Banca Popolare di Vicenza e sui membri del Cda ad oggi coinvolti, in primis, almeno per notorietà , Gianni Zonin, Giuseppe Zigliotto e Samuele Sorato, ha rilevato la loro complessità pur dimostrandosi fiducioso sule competenze da poter mettere in campo.
Ma le competenze nascono anche dall'esperienza e, almeno nella nostra giurisdizione, non ci risultano altre indagini bancarie se non quelle tutte archiviate anni fa (le ha tutte riassunte Lettera 43) proprio su Gianni Zonin anche da un pm, Antonio Fojadelli, ora membro di uno dei Cda delle aziende riferibili all'ex presidente della BPVi, come tempo fa ha rivelato anche Il Sole24 Ore.
E allora, in un'Italia che cerca sempre codici e codicilli per coprire le malefatte di qualcuno, non ci sarebbe il modo, visto anche il coinvogimento delle "milanese" Consob, di capire se uno dei codiclli stavolta potrebbe essere utilizzato "a fin di bene" trasferendo "le carte" alla procura di Milano gestita ora da Francesco Greco, che da Mani pulite in poi si è occupato col suo pool di reati finanziari o dando a Cappelleri risorse e competenze di alto livello?
Sia il premier Matteo Renzi, che tanto parla di volontà di fare giustizia sui casi delle due ex Popolari venete oltre che su quelli delle altre 4 banche già "risolte", a trovare e seguire la strada migliore: se ha creato l'Anac (Autorità Nazionale Anti Corruzione) col super magistrato Raffaele Cantone alla sua guida, perchè non pensare e attuare, che so, l'Anarfi (Autorità Nazionale Anti Reati Finanziari), con un Greco o chi vorrà alla sua guida?
Antonino Cappelleri si sentirebbe meno solo e con lui non si sentirebbero abbandonati davanti ai poteri (troppo) forti i 118.000 soci spogliati dalla BPVi (oltre alle altre decine di migliaia di derelitti generati da Veneto Banca, Banca Etruria, CariFe, Cassa Marche e CariChieti) e gli altri procuratori delle sedi competenti e, si spera di no, di altre in arrivo.
Si facciano a Milano le indagini, quindi, per reati finanziari o si costituisca una Autorità Nazionale Anti Reati Finanziari per supportare e coordinare, come fa Cantone con l'Anac, le attività controla corruzione.
Impossibile?
Solo se non lo si vuole
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