BPVi, indagini del Csm. Giovanni Legnini: faremo sollecitazioni sul passato
Sabato 25 Giugno 2016 alle 11:59 | 0 commenti
L’appuntamento è per giovedì 30 giugno. Quando il presidente del tribunale e il procuratore capo di Vicenza, Alberto Rizzo e Antonino Cappelleri, compariranno di fronte al Consiglio superiore della magistratura per fare il punto dell’inchiesta su Popolare di Vicenza. Un incontro che il Vice presidente del Csm, Giovanni Legnini, ieri a Padova, ha precisato come «chiesto dai vertici del Palazzo di giustizia di Vicenza. Non siamo stati noi a convocarli in maniera punitiva o altro». L’obiettivo è doppio: coordinare l’inchiesta in corso su Bpvi e capire come mai ci siano stati in passato ritardi, archiviazioni e denunce non prese in seria considerazione.
Sul punto il vicepresidente Legnini è fermo: «Faremo sollecitazioni sul passato – ha chiarito -. Dobbiamo istituire una commissione e ascoltare i testimoni del tempo. Certo, possiamo agire solo su magistrati ancora in attività ». Legnini però frena le attese di chi pensa ad una sorta di redde rationem sull’operato della procura berica: «Non aspettiamoci che il Consiglio faccia da quarto grado del giudizio sulle inchieste archiviate o sul passato. Agiremo come la Cassazione – ha puntualizzato a margine dell’incontro con i magistrati di Padova -. Vedremo e analizzeremo i passaggi, per scoprire se i magistrati abbiano fatto il proprio dovere. Non saranno interpellati i magistrati che all’epoca avevano aperto indagini sulla popolare e ora in pensione».
Quel che però il sentimento comune si aspetta, è che d’ora in poi le cose cambino e che le indagini possano avere un passo più spedito. «C’è bisogno di chiarezza – ha concluso il vicepresidente del Csm-. Dobbiamo ripristinare le condizioni per svolgere le indagini nel modo migliore e dar risposta ai cittadini». Intanto sempre ieri sulle inchieste aperte nei giorni scorsi dalle procure di Padova e Udine che hanno indagato per truffa 5 direttori di filiale, i sindacati Fabi, First-Cisl, Cgil e Unisin chiedono ai clienti-azionisti di smettere con «la guerra tra poveri azionisti-lavoratori». Perché i dipendenti adesso, «dopo aver già perso dignità professionale, ora rischiano di perdere il posto ». I dipendenti, costretti a spacciare per buone azioni che sarebbero diventate carta straccia, sostengono i sindacalisti, sono vittime . Costretti da pressioni che arrivavano fino alla minaccia di licenziamento.
Di Nicola Munaro, da Il Corriere del Veneto
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