Vicenza rischia di perdere il riconoscimento Unesco. Beltramini: non si costriusca male vicino all'architettura di Palladio
Lunedi 23 Maggio 2016 alle 07:53 | 0 commenti
«Incatenarsi», come atto simbolico, per salvare i gioielli di Vicenza. Il rischio che la città perda il riconoscimento Unesco, uscendo dalla lista dei «beni patrimonio dell’umanità », non lascia indifferente il Cisa. Il Centro studi di architettura intitolato ad Andrea Palladio negli ultimi anni ha cercato di porre dei «paletti» alle costruzioni nelle vicinanze dei monumenti palladiani, riuscendo a far inserire nel Pianto territoriale di coordinamento provinciale delle «aree di rispetto». Ed ora la sua priorità è la difesa di villa La Rotonda, il capolavoro del Palladio per eccellenza. «Deve essere intoccabile – avvisa Guido Beltramini, direttore del Centro studi -, Palladio l’ha collocata lì perché è un sito unico».
Non usa mezzi termini lo studioso, critico verso alcune costruzioni di Vicenza: «Dobbiamo incatenarci, fare qualsiasi cosa sia possibile perché quel sito non venga toccato, stiamo parlando di uno degli edifici più importanti del mondo». Al momento non sono all’orizzonte progetti attorno a La Rotonda, che però è molto vicina al tribunale e alla lottizzazione di Borgo Berga. Proprio su questo complesso (come sulla base Usa Del Din e sul tunnel sotto i Colli Berici in ambito del passaggio della Tav, anche se è stato cancellato dai progetti) hanno puntato il dito alcuni comitati e associazioni ambientaliste di Vicenza, tanto da informare l’ufficio Unesco del ministero dei beni e delle attività culturali. Che, a sua volta, ha chiesto lumi al Comune annunciando un’ispezione prevista per il prossimo autunno. Gli esperti di Icomos, società braccio operativo dell’Unesco per la «valorizzazione del patrimonio culturale mondiale», per alcuni giorni visiteranno tutti i luoghi inseriti nel sito tutelato assegnato a Vicenza, con l’obiettivo di stilare un rapporto. Si potrebbe arrivare al ritiro del riconoscimento Unesco, come ipotesi estrema. «Credo sia un bene che vengano gli ispettori – commenta Beltramini –, il rischio di perdere il riconoscimento c’è, è successo in altre parti, ma io spero non avvenga a Vicenza». Per il direttore del Cisa «è meglio un allarme in più che uno in meno, in modo da tenere alta l’attenzione e pensare che la difesa del territorio debba sempre continuare». Il direttore del Centro studi internazionale, tuttavia, fa notare che quegli edifici presi di mira sono in qualche modo pubblici. «Il tribunale è spaventoso, un ecomostro volgare. Ciò che mi fa molto male è che sia un edificio dello Stato italiano, tuttavia visto che difficilmente potremmo liberarcene diventa importante guardare avanti». La preoccupazione della guida del Centro studi di architettura palladiana è che quel che c’è a Borgo Berga «possa generare una spinta a nuove costruzioni verso La Rotonda». Una «minaccia» dalla quale difendersi «facendo attenzione al futuro». Continua il direttore Beltramini: «Io non penso che ci sia il reato di “lesa palladianità â€, ovvero che non si possa fare niente di moderno nei pressi di edifici di architettura storica ma, quello che è importante, è che non si costruisca male vicino a questi». Ci sono sempre delle alternative, che passano per regole di livello generale (come il rispetto dei limiti) e per i criteri di costruzione. Il direttore del Cisa, a questo proposito, lancia un monito: «Il nostro dovere è cercare di fare delle architetture di qualità ». E per il passato, in riferimento al tribunale e alla caserma Del Din, precisa: «Sono state paracadutate sopra la città , mi pare invece che quando Vicenza si è mossa da sola abbia cercato di farlo in un certo modo».
Di Elfrida Ragazzo, da Il Corriere del Veneto
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