Quotidiano | Categorie: Politica, Informazione

Vicentino Savio e festival economia: l'informazione

Di Redazione VicenzaPiù Sabato 26 Giugno 2010 alle 13:10 | 0 commenti

ArticleImage

A venti giorni suonati dalla chiusura del Festival dell'economia di Trento è possibile, a mente fredda, tracciare il bilancio di una quattro giorni che ha visto ottanta incontri e decine di protagonisti di spicco. Il filo conduttore della manifestazione è stato il ruolo della informazione e la sua indipendenza, rispetto alla quale sono state prese in considerazione pecche e tare ataviche italiane. A fare un bilancio esclusivo per VicenzaPiù, dal punto di vista di un interno all'organizzazioneè il vicentino Gian Domenico Savio, il quale durante tutto il festival è stato tra gli addetti alla comunicazione della kermesse (introduzione di Marco Milioni).

 

 

di Gian Domenico Savio
L'informazione sott'occhio durante il festival dell'economia

Verso l'inizio di settembre 2008 accadde che, al ritorno dalle tradizionali ferie di ferragosto, milioni di italiani si ritrovassero a fare i conti con due inusuali novità: la prima, riguardò la concessione governativa di decine di migliaia di ore di cassa integrazione per far fronte al problema del crollo dell'occupazione; mentre la seconda, si riferì al tiro al bersaglio da parte dei media verso l'animo ancora soleggiato della popolazione, dovuto all'incombente arrivo della prima crisi economica e finanziaria del secolo. Da quegli ultimi giorni di agosto, la parola "Crisi" fa parte a pieno titolo del nostro gergo quotidiano.

Le sezioni economiche dei giornali, solitamente relegate alle ultime pagine, da quel momento si fiondarono tra i titoli di testa. Quasi si stesse parlando dell'avvento di una star, o di un nuovo movimento nel pensiero della storia nazionale. Ora di economia ne parlano praticamente tutti. Ovunque si recepiscono sentori di Crisi i quali si possono facilmente individuare nella mancanza di lavoro, nel blocco generale di assunzioni, le fabbriche chiudono per aprire altrove, una quantità desolante di laureati privi di prospettive future, disoccupati d'ogni età, mercati un tempo floridi soppiantati da altre piazze affari, borse finanziarie che crollano e costo del petrolio alle stelle.

Della crisi tutto quello che si poteva dire è stato senza dubbio detto e analizzato. I sintomi, in realtà, del crollo finanziario e degli equilibri della nostra economia, ancorata tuttora ai benefici raccolti dal secondo dopoguerra in poi, partivano da molto lontano. Dalle Torri Gemelle del 2001, alla questione prima afgana e poi irachena, per continuare poi con le tumultuose relazioni nella zona di russa a causa delle forniture di gas, e di China e America per quanto riguarda il prestito azionario, ed obbligazionario, quotato in borsa e, per finire, con l'avvento di una nuova figura politica riformista incarnata nel presidente Obama e l'inaspettata caduta dei conservatori al congresso.

Analizzato sotto questo aspetto, sembrerebbe di vivere in un mondo in continuo cambiamento. Questo per quanto riguarda l'esterno, ma in Italia cosa sta succedendo? Da quel non poi così tanto lontano 2008 a oggi, cosa è cambiato all'interno del nostro Paese?
Il governo sembrerebbe resistere tranquillo tra una mozione di fiducia e l'altra e ben saldo nella figura centrale del suo capo. La Crisi pare colpire solamente le fasce di popolazione più basse e meno istruite, del pil, beh, del Pil si va a scoprire dalla ricerca Isee che «solo il 2% degli italiani è a conoscenza che nel 2009 il Pil del paese è calato del 5%. Al contrario l'80% dei nostri concittadini, in gran parte assidui telespettatori delle tv pubbliche e private, non ha la minima idea delle dimensioni del crollo subito lo scorso anno dalla nostra economia, mentre il 4% è addirittura convinto che il Pil stesso sia cresciuto. Quanto al restante 14% sottostima la flessione del prodotto interno lordo». Queste le parole del responsabile del programma scientifico Tito Boeri, docente di economia del lavoro presso l'Università Bocconi di Milano, del Festival dell'Economia a Trento. Evento internazionale di cultura economica giunto alla sua quinta edizione.

Più di ottanta incontri gratuiti, diretti da circa il doppio dei relatori, hanno cercato di capire, e allo stesso tempo di fornire gli strumenti necessari per riuscire ad interpretare le dinamiche del nuovo assetto mondiale che si è andato a creare da quel maledetto 2008. Un mondo sempre più ricco di informazioni, ma sempre più povero di attenzione. In cui chi detiene il controllo dei media e dei programmi di maggior ascolto, conta di più di chi detiene il capitale fisico. Queste lobby sono molto più influenti dell'oramai recondita alta classe della società italiana.

Titolo dell'edizione 2010 è stato Informazione, scelte e sviluppo. Tema fortemente voluto dagli organizzatori dell'evento. Convinti, infatti, oggi più di prima, che conoscere corrisponda sempre ad essere in grado di organizzare e selezionare le fonti di informazioni. L'informazione è molto facile da trasmettere e non richiede un cospicuo impiego di risorse, sia umane che monetarie, nella sua diffusione. Le stesse, però, sono molto costose in fase di produzione e raccolta. Se è vero che con le nuove fonti di comunicazione, come internet, è sempre più facile diffondere le informazioni, è anche sempre più facile appropriarsene senza riconoscerne la fonte. Questo può rendere impossibile la vendita di informazioni e quindi il recupero dei costi di produzione, per esempio, da parte della carta stampata. Che va in crisi, e che per non chiudere i battenti cerca fondi dalla pubblicità, nuova linfa vitale per le sue attività giornalistiche. «in questo caso subentra il potere delle pubblicità nel mondo dei media. Qualsiasi grande testata giornalistica italiana è oggi influenzata dalle partecipazioni sia commerciali, che azionarie, all'interno degli stessi consigli di amministrazione, delle grandi lobby di potere pubblicitario. Più un marchio sarà presente nelle pagine di un giornale, più questo influenzerà il formato e la linea di condotta del giornale in questione», ha affermato Riccardo Puglisi, ricercatore presso l'Università di Pavia e collaboratore del blog indipendente LaVoce.info, durante un incontro in piazza con i giovani imprenditori trentini. Lo studioso è convinto, come lo dovremmo essere tutti, dell'importanza di sapere da dove la fonte "arriva" o è "nata".

«Dobbiamo essere in grado di selezionare le varie fonti, scoprendo magari che alcune volte lo facciamo cercando conferme alle nostre opinioni o altre, in ultima analisi, accettando smentite a nostri preconcetti. La pubblicità influenza le scelte editoriali, che a loro volta riescono ad indirizzare le scelte degli elettori. Molto spesso una quantità impressionante di cifre passano sotto i nostri riflettori d'attenzione in pochi istanti; troppo poco per renderci veramente conto della situazione economica del Paese. E' lo stesso presidente della Provincia di Trento, Lorenzo Dellai, che durante i giorni del Festival ha portato in piazza i dirigenti di Piazza Dante (sede della Provincia) per spiegare ai cittadini i risultati della manovra anticrisi nel territorio trentino: «non è propaganda ma un'occasione per rendere conto alla popolazione dei soldi utilizzati per la manovra».

Dello stesso avviso, l'editore Giuseppe Laterza, uno degli organizzatori della manifestazione: «la parola chiave di questa edizione deve essere responsabilità. L'informazione è alla base di tutte le scelte, a maggior ragione di quelle politiche ed economiche. Sono preoccupato dal cattivo uso che se ne fa in Italia, dove la televisione spesso omette le notizie».

La crisi economica, come ci è descritta dalle tradizionali fonti di informazioni, potrebbe ben incarnarsi in uno di quei mostri andreottiani della Seconda Repubblica: una mano invisibile che governa e influenza milioni di esistenze e che crea voragini nel sottosuolo della finanza pubblica, senza però che gli venga mai attribuito nessun genere di crimine o di colpa, dal silente spirito di giustizia italiano.

La poca chiarezza del fare informazione in Italia è stata analizzata anche assieme a Roberto Colaninnno e Rocco Sabelli in un confronto con due economisti molto rilevanti come Andrea Boitani e Carlo Scarpa. Tutti e quattro hanno ripercorso il caso Alitalia tra informazione e realtà. Altro caso, quello della compagnia aerea di bandiera, che rispecchia lo strano metodo di gestione delle informazioni da parte dei media italiani. Per un tutto sommato breve periodo di tempo la notizia si accalcava tra le prime pagine della stampa, per concludersi poi, in un silenzio tombale, interrotto solo da sporadici flash dalle redazioni.

Per quanto riguarda il tema della non chiarezza dell'informazione il Festival, però, non si è fermato qui: infatti, Corrado Passera, Consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, è stato intervistato da Jennifer Clark del Wall Street Journal, e assieme hanno analizzato i temi della trasparenza e della finanza, discutendo sulle scelte necessarie da compiere per riprendere il cammino dello sviluppo. Il giorno dopo, in serata, ospiti illustri del giornalismo italiano, Milena Gabanelli di Report, coordinata da Miguel Mora, hanno discusso se è ancora possibile per un giornalista essere cane da guardia del potere con i pochi mezzi investigativi rimasti a disposizione.

L'informazione italiana, in relazione al mondo economico, oltre ad essere poco chiara ed estremamente legata alle lobby pubblicitarie che ne garantiscono la messa in onda, risulta anche riversare il proprio interesse verso temi molto diversi rispetto a quelli dei colleghi europei, come analizza il rapporto dell'Osservatorio Europeo sulla Sicurezza sulla "rappresentazione mediatica e percezione sociale", discusso da due eccellenze vicentine del giornalismo nazionale come Gian Antonio Stella e il prorettore dell'Università di Urbino, nonché uno dei più acuti osservatori della politica e della società italiana, Ilvo Diamanti. L'indagine segnala come nel 1° semestre 2010, a differenza dei colleghi stranieri, la tv pubblica abbia dedicato ben 239 notizie riguardanti la media criminalità, mentre solo 18 per ciò che concerne temi di crisi economica. Nello stesso periodo, solo per citare un esempio, la BBC ha mandato in onda 109 notizie inerenti la criminalità e ben 186 riguardanti la crisi economica. Ad inasprire i toni, riguardo i medesimi temi, ci ha pensato poi l'incontro tra Lucia Annunziata e Riccardo Icona, moderato dal giornalista e scrittore Beppe Savergnini, e i colleghi della stampa estera, in modo tale da costruire un dialogo di confronto tra i diversi modelli d'informazione.

Il declino delle fonti di comunicazione procede a pari passo con quello economico. Una quantità impressionante di informazioni ci vengono inviate in uno spazio televisivo molto ristretto. Tutto ciò causa il deterioramento della qualità delle fonti di informazione. Ma un Paese senza informazione è un paese perduto, senza chance di sviluppo, aggrappato a delle lobby di potere che non danno scampo alla legalità a favore del profitto e del tornaconto personale. Un Paese senza informazione, non sa che farsene dei giovani laureati, li reputa un problema più che una risorsa, come racconta un famoso comico meridionale spesso ospite ad una delle trasmissioni di Fabio Fazio. Al contrario, un Paese che in questa fase di passaggio economico ambisce a rimanere uno degli Stati occidentali più evoluti e sviluppati, deve investire sull'informazione e sull'educazione: è la vera chiave di cambiamento. Un manager che conosce tutte le variabili dei mercati potrà prendere decisioni più sensate; un consumatore che conosce gli andamenti dei mercati saprà come e dove investire i propri risparmi. In altri termini, per concludere, penso sia importante pensare che l'informazione faccia bene al Paese, al sistema produttivo in crisi, e a tutto il mondo delle professioni.

Gian Domenico Savio


Commenti

Ancora nessun commento.
Aggiungi commento

Accedi per inserire un commento

Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.





Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
Gli altri siti del nostro network