Veneto Banca, Bolla: "Consoli dietro la lista del nuovo cda. Un passato che vuole tornare presente"
Venerdi 29 Aprile 2016 alle 09:30 | 0 commenti
Prima il colpo di preparazione: «Carrus come amministratore delegato lo vogliono Bce e Banca Imi, che presta la garanzia sull’aumento di capitale». Poi il missile sul bersaglio: «L’altra lista per il cda è quella dei pro-Consoli. Di un passato che vuole tornare presente». Pierluigi Bolla, presidente di Veneto Banca, passa alle armi pesanti, collegando la lista avversaria all’ex manager Vincenzo Consoli, mentre entra nel vivo la battaglia per l’elezione del nuovo cda, che si deciderà nell’assemblea degli azionisti del 5 maggio, al Palaexpo di Marghera. La battaglia è serrata, pur per un cda che rischia di durare un mese fino alla Borsa: tra la lista presentata dal cda uscente, con Bolla, Carrus, Maurizio Benvenuto e otto candidati nuovi come chiesto da Bce, e quella messa in campo da un gruppo di soci delle due associazioni dei grandi (Per Veneto Banca di Matteo Cavalcante) e piccoli azionisti (l’Associazione azionisti guidata da Giovanni Schiavon), che candida alla presidenza il giurista Stefano Ambrosini.
Bolla prende la parola nel giorno dei conti del primo trimestre e fa scattare l’escalation sull’elezione del cda. Tocca 4 punti. Inizia dall’amministratore delegato, nel mirino di veleni ed esposti e che la lista avversaria vorrebbe «degradare» a direttore generale: «Carrus è un grande professionista che conduce la banca con serietà e onestà . Lo vuole Bce e Banca Imi: non oso immaginare cosa succederà se non sarà più Ad». Poi l’affondo sulle liste: «La nostra l’abbiamo costruita in accordo con Bce e autorità di vigilanza. Rappresenta l’unica garanzia di chiusura con il passato. È fatta di professionisti che con spirito di servizio si mettono a disposizione». A Bolla si chiede come collega la seconda lista a Vincenzo Consoli: «Abbiamo informazioni che ci fan dire che c’è questa regia di base. Schiavon e Cavalcante sono la prima linea del ritorno del passato. Non hanno presentato un programma, le strategie e il management per attuarle, in discontinuità con il passato. Cavalcante ha bocciato il piano industriale senza presentarne uno alternativo. E comunque ‘Per Veneto Banca’ non ha le percentuali di voto che dichiara di avere. So per certo di importanti soci che si stanno dissociando. Gli azionisti avranno di fronte la scelta se votare per una nuova banca o rimanere legati al passato». Infine un riferimento sull’azione di responsabilità : «In assemblea porteremo un’ampia relazione. Gli azionisti potranno decidere il da farsi».
Poi tocca a Carrus concentrarsi invece sul fronte dei primi dati della trimestrale. L’amministratore delegato mette l’accento sul lavoro per mettere in sicurezza la banca, come il miglioramento della liquidità - con l’indicatore Lcr di liquidità a breve che torna al 78% grazie alle cartolarizzazioni, oltre il minimo regolamentare del 70%, rispetto al 53% di fine 2015 - e l’ulteriore aumento delle coperture sui crediti, al 38% sui deteriorati e al 56,3% sulle sofferenze, con un calo dei nuovi crediti non performing, al minimo dal 2014. In compenso gli indici di attività scendono ancora. Il margine di intermediazione scende del 32%, da 262 a 178 milioni di euro, e il risultato netto di trimestre chiude in perdita per 34 milioni (11 senza le componenti straordinarie), rispetto ai 50 di utile dello scorso anno. Soprattutto non possono che calare gli impieghi (-8% rispetto a fine 2015: si passa da 22,7 a 20,9 miliardi) e la raccolta: 3 miliardi in meno sul totale, da 38,8 a 35,8 miliardi. «Abbiamo avuto il coraggio di anticipare le scelte, come il contributo al fondo di risoluzione: senza, saremmo in pareggio. E d’altra parte in un periodo difficilissimo non è possibile aspettarsi miglioramenti sul fronte ricavi. Ci potremo pensare solo dopo l’aumento di capitale e la Borsa e aver risolto la nuova governance». Carrus ha confermato Veneto Banca in Borsa a metà giugno, ha affermato di voler chiudere l’aumento di capitale da un miliardo senza il fondo Atlante, «che useremo invece per i crediti deteriorati». Ha detto del taglio degli stipendi dei dirigenti e delle auto blu, mentre restano al palo la vendita di Bim («Non ci sono offerte vincolanti») e dell’aereo: «Vale 4-4,5 milioni: Ma a oggi non abbiamo trovato ancora un acquirente».
Di Federico Nicoletti, da Il Corriere del Veneto
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