Inchieste | Categorie: Politica, Sanità, Fisco

Sistema concia e capri espiatori

Di Marco Milioni Mercoledi 14 Aprile 2010 alle 21:26 | 0 commenti

ArzignanoChe cos'è esattamente l'affaire concia scoppiato dalle parti di Arzignano? Si tratta semplicemente di una serie di episodi di malaffare che ha ammorbato l'ovest Vicentino unitamente alle vallate del Chiampo e dell'Agno? C'è il rischio invece che uno dei pilastri sui quali si sono rette intere fortune imprenditoriali, oltre al duro lavoro e le ovvie capacità manageriali, sia la possibilità di eludere o violare sistematicamente le regole? E la politica che ruolo ha avuto in tutto ciò? Ha scritto regole efficaci e chiesto controlli adeguati? Qualcuno sapeva del bubbone scoppiato durante le ultime settimane per l'azione dei magistrati?

I numeri. Tanto per dare un'idea di massima il settore conciario fino a qualche tempo prima della crisi dava lavoro a 8.000 persone tra dipendenti e indotto. Il giro d'affari ammonta ad un paio di miliardi di euro . Dati che vanno presi con le pinze perché il settore è polverizzato e perché anche il nero fa la sua parte. Il Corsera del 24 marzo 2010 con una espressione efficace aveva paragonato il fatturato del settore pelli a quello di Agip e Pirelli messe insieme. Tanto per intenderci siamo di fronte ad una delle realtà industriali più importanti della provincia.

Discarica Medio ChiampoLe inchieste. Sull'intero comparto però pesa una cattiva reputazione. In primis le concerie per anni sono state accusate di scarso rispetto ambientale. Quando si attraversa Montebello sull'Autostrada Serenissima la puzza della zona è diventata un vero e proprio marchio di fabbrica: camionisti, commessi viaggiatori, operatori della società autostradale, la conoscono un po' tutti. Questo il folklore, poi ci sono le accuse dei cugini della bassa veronese, i quali se la pigliano con l'industria conciaria, colpevole secondo loro di non bonificare a dovere i reflui derivanti da una lavorazione chimicamente assai aggressiva. Le vicende legate all'inquinamento del Fratta Gorzone hanno riempito pagine su pagine dei quotidiani veneti.
Depuratore Medio ChiampoMa la prima deflagrazione giudiziaria arriva nel 2006 quando la procura della repubblica di Vicenza dà il via ad una complessa indagine che mette sotto inchiesta la gestione del depuratore di Montebello e quella della discarica di Zermeghedo. Due siti che trattano una mole notevole di reflui derivanti dalla lavorazione del pellame (a questi si aggiunge quello di Trissino Arzignano non lambito dall'inchiesta). La settimana passata sulla stampa locale si apprende che la Procura della Repubblica per quei fatti è pronta a chiedere il rinvio a giudizio di 65 persone: nel mirino dei magistrati quindi non ci sono solo manager pubblici e privati, ma anche diversi tra amministratori, consiglieri, assessori e tecnici della regione: un pezzo del gotha della Vicenza che conta insomma.

Accertamenti Guardia di FinanzaE la procura berica si muove tuttavia su un binario parallelo. Dal 2008 infatti magistrati e Guardia di Finanza sono attivi anche sul fronte della violazione amministrativa e penale delle norme tributarie: al centro di tutto c'è sempre la concia. L'indagine viene ribattezzata dagli inquirenti Dirty Leather (pelle sporca). Dai pesci piccoli dell'inizio finiscono poi nel calderone giudiziario nomi di spicco: un ex comandante della tenenza delle fiamme di Arzignano, funzionari di livello dell'Agenzia delle Entrate di Arzignano, il responsabile dell'agenzia delle Entrate di Vicenza, un alto ufficiale della Guardia di Finanza sino a poco tempo fa di stanza nel capoluogo berico. Con loro professionisti, consulenti fiscali e imprenditori conosciutissimi come Bruno Mastrotto, il re della concia vicentina.

Gli inquirenti peraltro descrivono ipotesi di reato precise: concussione, corruzione, evasione fiscale, rivelazione di segreto d'ufficio, false fatturazioni pensate per ottenere indebiti rimborsi dell'Iva e molto altro. Un giro d'affari con una base di imponibile che vale un miliardo di euro ai quali si affianca una evasione fiscale presunta che pesa invece per un paio di centinaia di milioni e forse ben più. Un'impresa su tre (forse una su due) su un totale di 600 finisce sotto la lente degli accertamenti. Nomi, cifre e accuse vengono snocciolati con diligenza sui media locali. Ma forse è giunto il tempo, per la classe politica in primis, di capire se siamo di fronte ad un vero e proprio sistema.

Il sistema. Il Corriere del Veneto, ma non è il solo giornale, battezza questo coacervo di interessi "il sistema Ghiotto", dal nome di Sergio Ghiotto, uno dei volti più noti dell'inchiesta. Ex presidente del "Grifo Arzignano Calcio a Cinque", Ghiotto è accusato di essere uno dei più attivi collettori di tangenti, assieme al consulente Marcello Sedda.

Belle donne, parte del sistema GhiottoC'è però un fatto. Un pandemonio del genere non ha scatenato reazione alcuna da parte del mondo politico nonché da parte dei vertici di Confindustria. E se reazioni ci sono state vanno intese per minimizzare la cosa. Un esempio eclatante riguarda la presa di posizione del sindaco di Arzignano Giorgio Gentilin del PdL: «Quanto è emerso dalle indagini è solo una stortura di questo mondo. L'evasione è il sistema operativo solo di un manipolo di avventurieri. Qui ci sono imprenditori che con impegno hanno costruito, per decenni, il boom della pelle (Il Giornale di Vicenza dell'11 febbraio 2010, Ndr)». Qualche settimana dopo si apprenderà dai media che sotto accertamento c'è mezzo distretto conciario.

Ancor più significativo è l'intervento di Gianfranco Signorin (Pd), ex sindaco di Arzignano fino a cinque anni fa, oggi tra gli indagati eccellenti per l'affare del depuratore di Montebello in qualità di responsabile del locale consorzio di gestione degli impianti: «Sono orgoglioso di essere stato indagato per la deroga del 2005 al depuratore di Montebello come presidente del consorzio Arica. Ricordo come fosse oggi che da una parte la provincia di Verona non autorizzava lo sblocco della situazione e dall'altra dovevamo ancora avere il via libera della Regione. C'era il rischio che si bloccasse l'intero comparto industriale del distretto ovest della provincia. Che fare? C'erano obiettive ragioni sociali per intervenire e mi sono assunto la mia responsabilità, dando l'ok per tre mesi. Lo rifarei (Il Giornale di Vicenza del 10 aprile 2010, Ndr)». Detto volgarmente: mi inchino al sistema, i quattrini vengono prima della salute e della legge.

Durante la campagna elettorale, l'ho vissuto sulla mia pelle di candidato indipendente nella lista dell'IdV, mi sarei aspettato che l'affaire concia occupasse gran parte del dibattito politico. Invece il centrodestra che da 15 anni governa saldamente provincia e regione è rimasto a tacere. Stessi silenzi da parte dell'opposizione di centrosinistra, tanto che le grida d'allarme lanciate dal sottoscritto sul suo blog elettorale e davanti la sede di Assindustria non solo non sono finite nel dibattito, ma sono pure state ignorate da tutti i quotidiani locali. Segno evidente che la concia è un santuario difficile da toccare, anche in relazione al fatto che tra gli indagati ci sono personalità di spicco delle associazioni padronali, la cui posizione per vero non è mai stata ritratta con dovizia di dettagli sulla stampa berica.

Il paradosso. E così le inchieste della procura hanno di fatto disvelato un paradosso politico sociale che pesa come un macigno: moltissime imprese non sarebbero in grado di stare sul mercato a meno di non imbrogliare il fisco o a meno di non derogare (più o meno lecitamente) agli standard minimi richiesti da una normativa ambientale di per sé già blanda. In una situazione normale l'ingenuo penserebbe che ogni ditta la quale tratta le pelli usando l'abbondante flusso d'acqua originato dai monti attorno a Recoaro, re-immetta nel sistema l'acqua così come l'ha trovata. E invece no. Nei fiumi, nel suolo, nell'aria finiscono carrettate di inquinati; tra questi anche diversi agenti cancerogeni. Se a questo si aggiunge che l'amministrazione provinciale non è in possesso di uno studio epidemiologico serio sull'incidenza dei tumori nella vallata che copra un raggio di almeno trent'anni, ben si capisce in quale contesto sia maturato il cosiddetto boom della concia.

Liason o coperture? A questo punto rimane una domanda. Ma la politica che cosa ha fatto durante tutto questo tempo? La domanda potrebbe essere girata a molti: Giuliana Fontanella (potentissima ex consigliere regionale del Pdl originaria della Valchiampo); l'onorevole leghista Alberto Filippi (l'azienda di famiglia è stata sfiorata dall'indagine sulle false fatturazioni); l'onorevole leghista Manuela Dal Lago, che in qualità di ex presidente della provincia avrebbe dovuto avere in mano il polso della situazione rispetto allo stato dell'ambiente; il consigliere regionale leghista Roberto Ciambetti, fedelissimo della Dal Lago ed indagato per l'affaire Montebello; il già citato Signorin, una delle punte di diamante del Pd vicentino finito indagato sempre per l'affaire Montebello assieme al compagno di partito e attuale consigliere regionale Beppe Berlato Sella (altro big del partito); l'eurodeputato del Pdl Lia Sartori, dominus del suo movimento nel Veneto e a Vicenza, figura nel cda di "Compagnia Investimenti Sviluppo spa" di Verona assieme a Bruno Mastrotto, titolare del più grande gruppo conciario della provincia finito anch'esso sotto i riflettori dei magistrati. A questo si aggiunga che il sindaco di Zimella Veronese Alessia Segantini (Lega) è la figlia di Filiberto Segantini, uno degli indagati eccellenti dell'inchiesta "Dirty Leather" nella sua veste di responsabile dell'Agenzia delle Entrate di Arzignano. Segantini, che è dato in ottimi rapporti con i big leghisti di Vicenza, è anche conosciuto per essere l'eminenza grigia della figlia. Luigi Giovine, l'ex comandante della tenenza della Guardia di Finanza di Arzignano tuttora agli arresti domiciliari sempre nell'ambito della medesima inchiesta, è il padre di uno dei volti emergenti del Pdl a Vicenza. La magistratura ovviamente farà il suo corso e la presunzione di innocenza è fatto assodato. Ma è possibile che la politica vicentina fosse all'oscuro di tutto? Ed è lecito pensare che dalle imprese coinvolte siano giunti a politici o partiti vicentini ingenti finanziamenti? Siamo sicuri che gli enti locali preposti abbiano impiegato sempre il massimo zelo nella tutela dell'ambiente?

Capri espiatori. Certo è che la sovraesposizione mediatica di cui hanno goduto i Sedda, i Ghiotto, i Giovine mi fa sentire puzza di capro espiatorio. Troppo facile sarebbe gettare la croce solo addosso a loro. All'orizzonte ci sono in attesa o in agguato patteggiamenti, riti abbreviati, sconti di pena, attenuanti generiche e prescrizioni varie che in qualche maniera potrebbero dissanguare il buon lavoro condotto dalla procura berica, dalla finanza e dalla Polstrada veronese (quest'ultima ha indagato sul depuratore di Montebello). Ma il livello più alto sarà mai toccato? Perché se ne parla così poco? C'è in ballo per caso la stessa sopravvivenza del sistema concia? Ma come si può giudicare un comparto che, stando a queste premesse, per stare in piedi abbisogna "di una licenza di uccidere" che per altri non è nemmeno concepibile? È questo il libero mercato? E può stare in piedi solo a queste condizioni?

Marco Milioni


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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