Report vs Zoso, scintille sulla puntata del 29 maggio
Mercoledi 1 Giugno 2011 alle 17:22 | 0 commenti
Avrebbe tenuto un comportamento opaco nella gestione del collegio di uno studentato romano e contemporaneamente avrebbe in qualche modo favorito gli studenti benestanti della Luiss. Sono questi gli addebiti fatti dalla trasmissione Report domenica scorsa sul conto dell'ex deputato vicentino della Dc Giuliano Zoso. Quest'ultimo però rispedisce al mittente ogni rilievo, spiega nel dettaglio le sue ragioni e parla di «colossali balle» raccontate sul suo conto (nella foto Zoso all'inaugurazione dell'anno accademico 2009-2010 della sede patavina del Collegio universitario Don Nicola Mazza col Rettore dell'Università di Padova Prof. Giuseppe Zaccaria, n.d.r.).
L'antefatto
Il 29 maggio Report manda in onda su Rai Tre un lungo approfondimento nel quale si parla tra le altre di alcuni conti presso lo Ior che sarebbero stati utilizzati in modo illecito per favorire imprenditori in odore di mafia. Tra i fautori di tali comportamenti poco rispettosi della legge ci sarebbe don Orazio Bonaccorsi, nipote di «un mafioso» siciliano. Il presule, sempre secondo Report (la trasmissione cita per vero una serie di atti giudiziari che vedono il prete indagato per riciclaggio) avrebbe adoperato un conto alla banca vaticana al fine di far giungere allo zio mafioso un finanziamento non dovuto: sussidio proveniente dalla regione siciliana.
Riciclaggio
Di più, su Bonaccorsi LaStampa.it il 27 ottobre 2010 scriveva: «Avrebbe riciclato servendosi di un proprio conto bancario aperto all'Istituto per le opere religiose, lo Ior, circa 250 mila euro provenienti da una presunta truffa allo Stato da 600 mila euro, realizzata da suo padre e suo zio con fondi Por Sicilia. È l'accusa contestata a un sacerdote di 35 anni, Orazio Bonaccorsi, che vive a Roma, indagato dalla Dda della Procura di Catania per riciclaggio. Nell'inchiesta non ci sono ipotesi di reato per criminalità organizzata, anche se lo zio del prete siciliano, Vincenzo Bonaccorsi, 59 anni, è stato condannato per associazione mafiosa e adesso è indagato per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e intestazione fittizia di beni. Sarebbe stata in realtà sua, secondo le indagini della guardia di finanza, l'azienda agro-ittica del Siracusano che avrebbe ottenuto i fondi Por Sicilia, che era invece intestata a suo fratello, Antonino Bonaccorsi, di 61 anni, padre del prete. Il sacerdote, secondo la Procura di Catania, avrebbe incassato i soldi e li avrebbe versati su un suo conto personale aperto allo Ior, e li avrebbe poi restituiti. Secondo i magistrati quest'operazione avrebbe reso difficile risalire al destinatario finale dei soldi, rendendoli non rintracciabili».
Il ruolo dell'ex onorovele
Secondo Report sarebbe stato proprio Zoso a volere don Orazio al collegio don Mazza di Roma, un collegio «che valorizza i talenti e che, vista la nobile finalità , riceve ogni anno dallo Stato... un contributo di circa 1.6 milioni di euro...». A Roma lo studentato Mazza si è insediato nel 2001, mentre è presente da molto più tempo a Padova e Verona. «Ma nel 2009, in coincidenza con l'arrivo di don Orazio in qualità di vicedirettore, come si può vedere dal sito del collegio, cambia il profilo degli studenti che hanno diritto di ospitalità . L'accesso non è più consentito agli studenti di tutte le università romane. L'esclusiva spetta alla libera e privata università Luiss, l'ateneo di Confindustria». Tali rilievi li muove Terranews.it, il quotidiano dei Verdi in un reportage del 23 dicembre 2010 a firma di Valerio Ceva Grimaldi. Un ragionamento che per sommi capi riprende lo stesso Report.
Gli addebiti sulla convenzione
Lo stesso Grimaldi peraltro procede così nella sua analisi nella quale mette sotto i riflettori l'operato dei vertici dell'opera pia e di Zoso in primis: «La Luiss ottiene nel 2009 un accordo di esclusiva per gli ottanta posti disponibili e per la gestione della residenza; potranno entrare solo i suoi studenti, e per il disturbo offre un adeguato conguaglio. Ma, curiosamente, il Collegio Mazza continua a incassare il contributo del finanziamento pubblico. E ancora più curiosamente, il consigliere designato dal ministero dell'Università e membro del consiglio d'amministrazione del collegio, Carlo Brigida, non obietta nulla. Deus ex machina dell'operazione, che sancisce il diritto di esclusiva per l'università confindustriale, è il vicentino Giuliano Zoso, presidente del consiglio di amministrazione del Collegio. Una vecchia conoscenza delle cronache politiche e giudiziarie degli anni Ottanta-Novanta, esponente di spicco della Dc veneta, sottosegretario alla Pubblica Istruzione, in epoca di Tangentopoli fu coinvolto nell'inchiesta Autostrade d'oro e ne uscì con un patteggiamento per reati di corruzione, turbativa di pubblico incanto e associazione a delinquere. Il seguace di Mariano Rumor, la quintessenza della Dc dorotea, si "ricicla" con l'incarico di curare gli affari del Collegio Mazza con la «laicissima Luiss».
Accordo economico «secretato»
E l'analisi di Terra.it prosegue: «... il corrispettivo versato per occupare in pianta stabile la residenza lo concorda direttamente lui e viene subito secretato. Sarebbe un affarone. Se non fosse che l'accordo suscita sospetti in Curia. Informato a cose fatte dell'esclusiva concessa a Confindustria, per salvare le apparenze il Vaticano chiede che sia almeno nominato un prelato come vicedirettore. Il nome è già pronto: il sacerdote catanese che dice messa nella chiesa vicina, parrocchia ricca di fedeli illustri, don Orazio. Il prete ideale per gestire i rapporti con la Luiss. Scaltro, spregiudicato, un ottimo pr, entra subito in perfetta sintonia con Zoso. Fino alla visita della Guardia di Finanza che svela il lato nascosto del sacerdote: l'attività di riciclaggio di soldi arrivati dalla Sicilia con la truffa nelle casse vaticane, negli stessi mesi in cui cura le anime degli allievi della Luiss».
«Quante balle»
Giuliano Zoso però respinge seccamente le accuse al mittente. Parla di una puntata nella quale sono «state dette molte balle e molte inesattezze» e spiega che sia per quanto concerne Report sia per quanto concerne Terranews.it «sarebbe bastato chiedere al sottoscritto ogni delucidazione sul caso». Cosa che secondo Zoso non è avvenuta perché «evidentemente c'era la volontà di portare avanti un reportage a tesi preconcetta».
Tant'è che l'ex deputato non si risparmia e affonda il colpo: «Anzitutto non è stato spiegato che io sono il presidente del cda del collegio Don Mazza e che le nomine dei direttori di residenza e men che meno degli assistenti spirituali non spettano affatto a me, ma ai vertici della Pia Società Don Mazza dalla quale il collegio dipende. Compito mio - spiega ancora l'ex sottosegretario - è quello di far quadrare i bilanci». E ancora: «Come molti sanno in istituti come il nostro la figura dei direttori di residenza è sempre distinta da quella dei referenti spirituali per ovvie ragioni. Ad un certo punto al Don Mazza di Roma era divenuta vacante proprio la posizione del referente spirituale. Don Orazio che era cappellano presso la vicinissima parrocchia di Sant'Emerenziana, parrocchia in cui ha sede il collegio, fu chiamato proprio con questo incarico. Da quanto mi si riferisce, sia in parrocchia come in curia aveva ottime referenze. Per di più era studente all'Università Gregoriana».
Così nel fornire la sua versione Zoso non lesina particolari: «Passato un anno, dal momento che il suo comportamento presso il nostro istituto era stato sempre improntato alla correttezza gli fu chiesto di coprire il ruolo di assistente spirituale e di vicedirettore. Nell'ottobre 2010, quando sull'Ansa arrivò il lancio della indagine penale a carico di don Bonaccorsi, il sottoscritto si premurò di parlare col direttore del Don Mazza di Roma. Dissi che c'era un problema di opportunità . Spiegai che una cosa sono le indagini penali per le quali sarà il giudice a dire l'ultima parola. Ma altra questione sono i rapporti di fiducia tra ente e studenti. Pertanto pensai di suggerire al direttore medesimo di chiedere a don Orazio di abbandonare l'istituto. E nel volgere di qualche ora la cosa avvenne puntualmente».
L'intesa con la Luiss vista da Zoso
In ultimo l'ex Dc contesta anche la ricostruzione che riguarda la convezione con l'università privata: «Soldi dello Stato tolti dai poveri e dati ai ricchi studenti della Luiss? Anche qui si è voluto mistificare». Il presidente del cda del Don Mazza spiega in tal senso che il governo stanzia sì 1,7 milioni annui, «ma come cifra complessiva per tutti i nostri studentati». E ancora: «La residenza di Roma era in difficoltà finanziaria. La Luiss che é lì vicino non aveva una sua residenza con le caratteristiche di un collegio. Così ho messo nero su bianco un'intesa col direttore generale della stessa Luiss, il dottor Pier Luigi Celli. Di più, alla nostra residenza in Roma la Luiss indirizza esclusivamente i ragazzi bisognosi che godono di una borsa di studio e lo status dei quali è garantito dalla documentazione di certificazione del reddito familiare, il cosiddetto formulario Isee».
«Informeremo la Rai»
Inoltre il presidente Zoso muove un'accusa precisa al programma condotto da Milena Gabanelli: «Durante la trasmissione è stata data voce ad una persona che criticando in modo anonimo il nostro istituto veniva descritto come un nostro studente. Bene sappiamo che non si tratta di uno studente e sappiamo chi realmente egli sia. Non è questo il modo di fare giornalismo. Invieremo rimostranze scritte alla direzione generale della Rai in modo che chi di dovere sappia quanto è accaduto».
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