Processo Marlane Marzotto, ennesimo rinvio
Venerdi 1 Ottobre 2010 alle 11:37 | 0 commenti
L'udienza preliminare del processo per quello che è successo alla Marlane di Praia a Mare che si doveva svolgere ieri, è stata nuovamente rinviata al 12 ottobre. Il giudice ha accolto la richiesta della difesa che ha chiesto altre due settimane per studiare tutte le richieste di costituzione di parte civile. Nel processo sono indagati molti dirigenti ed ex-dirigenti della Lanerossi e della Marzotto che furono proprietarie della fabbrica calabrese.
Le accuse sono di omicidio colposo, lesioni colpose e disastro ambientale. L'omicidio colposo si riferisce alla morte di decine di operai per tumori che si ritengono dovuti alla scarsa sicurezza nel lavoro alla quale erano costretti. Le lesioni colpose alle decine di ammalati per gli stessi motivi. Il disastro ambientale alle scorie di lavorazione, ai veleni, ai rifiuti tossici che sarebbero stati sotterrati e che hanno inquinato il terreno della fabbrica. Un processo importante che continua ad essere rinviato. L'udienza di ieri, infatti, avrebbe dovuto svolgersi a metà luglio. Sembra che qualsiasi scusa sia buona per non affrontare la giustizia, per tirare in lungo. Si pensa, forse, di arrivare alla prescrizione? Intanto i morti restano, restano gli ammalati, resta il disastro ambientale. Come mai questi processi non sono mai "brevi"? E perché si fa fatica anche solo conoscere i fatti? E perché è così difficile processare e condannare i responsabili dei morti sul lavoro? Forse perché ormai siamo abituati al fatto che le lungaggini burocratiche, i cavilli e quanto serve per il rinvio dei processi siano cose normali. Forse perché sta prendendo sempre più piede la convinzione che i luoghi di lavoro in generale siano territori diversi dagli altri e che la costituzione e le leggi si debbano fermare ai cancelli delle fabbriche. Questa è la concezione di Marchionne e soci. Una imposizione padronale che porta a trattare i lavoratori come sudditi. Tutto deve essere fatto, dicono lorsignori, per la produttività e per la competitività . Per queste parole-feticcio oggi così di moda. I padroni devono poter avere la libertà di gestire a loro unico piacimento le fabbriche, senza lacci e laccioli. Una visione ottocentesca dei rapporti di lavoro. I processi per i morti sul lavoro (o di lavoro) sembrano eterni, non finiscono mai. E quello che è peggio è che nessuno sembra accorgersene. Cerchiamo almeno di alzare la testa, tenere la schiena diritta e gridare la nostra indignazione. Lottiamo ogni giorno per i diritti dei lavoratori.
Giorgio Langella
Partito dei Comunisti Italiani - Federazione della sinistra di Vicenza
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