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Povera patria 1: Maroni su 'assalto libico'... Tremonti su sicurezza. Salvarani su politici

Di Redazione VicenzaPiù Mercoledi 15 Settembre 2010 alle 21:01 | 0 commenti

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Riceviamo da Giorgio Langella (FdS, PdCI, Prc) e pubblichiamo

Le parole sono pietre ... è il silenzio è un macigno.
Dopo il mitragliamento del peschereccio di Mazara da parte della motovedetta libica (regalate dal governo Berlusconi a Gheddafi e dove sembra fossero presenti 6 ufficiali italiani) il ministro leghista degli Interni Maroni ha affermato: "Immagino che abbiano scambiato il peschereccio per una nave con clandestini ma con l'inchiesta verificheremo".

Per Maroni agli uomini, alle donne, ai bambini disperati che fuggono dai loro paesi, dalle guerre, dalla fame è giusto sparare. Una dichiarazione ignobile non solo per un ministro della Repubblica (che ha giurato sulla Costituzione) ma per qualsiasi persona civile.

Il "superministro" Giulio Tremonti ha affermato, qualche giorno fa, che "robe come la 626 sono un lusso che non possiamo permetterci". La "roba" alla quale si riferisce è la legge sulla sicurezza sul lavoro. Mentre dichiara tutto questo in Italia si continua a morire sul lavoro (da inizio anno a oggi sono 751 i morti, 18.541 gli invalidi). Evidentemente, per Tremonti e soci, tentare almeno di limitare questo massacro con una legge costa troppo. I lavoratori diventano "merce", semplici numeri. Bisogna inseguire la "produttività", la competitività, il profitto a qualsiasi costo. Il denaro, per lorsignori, viene prima della vita. La sicurezza sul lavoro da diritto diventa "un lusso".

L'evasione fiscale e l'indagine sulla concia ad Arzignano. Centinaia di milioni di euro non pagati allo Stato e, quindi, rubati dalle tasche di chi le tasse certamente le paga: pensionati e lavoratori dipendenti. Le vergognose affermazioni di esponenti locali della Lega (come viene riportato dai giornali) secondo i quali se "al sud rubano, dobbiamo difenderci" dovrebbero, perlomeno, suscitare un sentimento di forte indignazione. Invece, se ascoltiamo lo sfogo del PM Nelson Salvarani ("Non c'è stata indignazione da parte della gente. In questi casi ci dovrebbe essere una rivolta vera da parte della società civile, da parte degli ordini professionali e delle associazioni di categoria. Non ho visto neppure una presa di posizione della politica") le dichiarazioni degli esponenti padani assumono una valenza ancora più inquietante. Diventano la rappresentazione verbale di un'assuefazione diffusa, di una vera e propria giustificazione, verso il malaffare, l'evasione fiscale, il "regalino" agli amici, la frode. Non è solo una questione locale di qualche imprenditore disonesto, uno scaldaletto di provincia. È il trionfo di un sistema arrogante che ha come unico obiettivo il poter guadagnare tanto e in qualsiasi modo. Anche (o soprattutto) in maniera illegale. L'idea secondo la quale "se l'altro è disonesto posso esserlo anch'io" è indice di un profondo malessere morale e della cancellazione di qualsiasi senso civico. La vittoria del "furbo" sull'onesto è una vera e propria sconfitta della democrazia, della solidarietà, del diritto. Di quei principi universali, cioè, sui quali si fonda la Costituzione. La Lega lancia lo slogan "prima i veneti". Anche nell'evasione e nella truffa? Che sia questo il federalismo che tanto vogliono?

L'ormai onnipresente (e, da buon ex-radicale, "onnisaccente") onorevole del PdL, Giorgio Clelio Straquadanio afferma che è legittimo usare il corpo se si vuole fare carriera in politica. Dice: "Se anche una deputata o un deputato facessero coming out e ammettessero di essersi venduti per fare carriera o per un posto in lizza non sarebbe una ragione sufficiente per lasciare la Camera o il Senato". È persino difficile commentare, ma queste dichiarazioni sono indicative di come i partiti governativi pensano si debba fare politica. Meriti, passione politica, capacità, senso dello Stato appartengono al passato, oggi non sono necessari, non servono. Molto meglio "vendersi".

Povera Patria.

Giorgio Langella
segr. prov. Partito dei Comunisti Italiani - Federazione della Sinistra Vicenza


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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