Mosaico di scorie
Giovedi 2 Febbraio 2012 alle 13:32 | 0 commenti
Il caso Valdastico Sud rimescola le carte in seno al centrosinistra: la base del Pd e Rifondazione, anche in base a calcoli politici, premono perché si faccia chiarezza. Le alte sfere minimizzano. Ma per la politica locale l'argomento rimane un tabù mentre a livello nazionale l'attenzione dei media aumenta.
Di Marco Milioni, da VicenzaPiù n. 227 in distribuzione
«La gravità dei fatti riportati da l'Espresso sui rifiuti tossici e sugli scarti fonderia utilizzati nella costruzione dell'Autostrada Valdastico, qualora confermati, merita non solo una riflessione ma un'iniziativa forte da parte delle istituzioni regionali. Su questo tema che riguarda il territorio veneto e la salute di tutti i cittadini veneti una cosa voglio dirla con chiarezza: su questo lato oscuro del Veneto che disprezza e assalta la terra mettendo a rischio la salute dei cittadini e danneggiando la catena alimentare è bene guardarci dentro e immergere le mani nei veleni individuando responsabilità precise, contiguità politiche e omissioni amministrative. Ora basta, il gruppo del Pd regionale attiverà tutti gli strumenti consentiti per il controllo dei lavori finora eseguiti e per la prevenzione di episodi simili nella costruzione delle prossime grandi opere. Bisogna tagliare il cordone ombelicale che lega il Veneto alle ecomafie e isolare quelle poche imprese senza scrupoli che avvelenano il Veneto e che ne minano l'immagine a livello nazionale e internazionale». Presa di posizione dovuta ad una sincera preoccupazione? J'accuse dettato dalla paura di essere estromessa dalla stanza dei bottoni a causa di una deriva centrista dei democratici sempre più inclini ad una Grosse Koalition in salsa veneta col Pdl? Una risposta al pungolo che viene dai media e dalla base del partito? Forse c'è un po' di tutto, ma comunque l'intervento di Laura Puppato, capogruppo del Pd in Regione, sul caso Valdastico Sud segna un vero e proprio spartiacque all'interno del centrosinistra veneto, che mai si era espresso in questi termini.
La vicenda dei rifiuti ferrosi infatti aveva lasciato in silenzio la politica, anche quella provinciale. Se si esclude un intervento quasi pro forma di Matteo Quero, consigliere provinciale del Pd, e una breve interrogazione di due consiglieri comunali berici (Sandro Guaiti, democratico pure lui, e Silvano Sgreva dell'IdV) il silenzio l'ha fatta da padrona. Unica eccezione al di là dei comitati e dei singoli cittadini impegnati sul piano civico, è stata quella della Federazione della Sinistra e in primis di Rifondazione che da oltre due settimane martella senza sosta. Giuliano Ezzelini Storti, segretario provinciale del partito attacca: «A differenza di troppi noi siamo stati sempre contrari a quell'opera perché inutile, costosa e altamente impattante». Storti ovviamente riprende in mano le tesi del suo movimento, però capisce anche che sul piano tattico davanti a lui si è aperta una prateria politica. Ma come mai?
Da anni ormai la Lega ha rinunciato a quella sua funzione di sentinella del territorio che sino alla seconda metà degli anni Novanta aveva comunque avuto. Al contempo il mondo ambientalista, che in qualche modo fa capo a Sel, in questo momento, almeno nel Vicentino, è totalmente appiattito sulle posizioni di Achille Variati, sindaco di Vicenza, dominus locale del Pd e grande sponsor politico di una riedizione del vecchio asse Dc Psi con ampi strati del centrodestra, soprattutto tra l'ala forzista del Pdl. Un progetto di alleanza che «sul cemento senza se e senza ma» non prevede intrusioni rispetto a chi denuncia storture sul piano della legalità e della salvaguardia del territorio. Questo almeno è il pensiero della "sceriffa" Franca Equizi, ex leghista della base che da anni si muove sul piano dell'attivismo civico e ambientale. Un pensiero poi non molto distante da alcuni ambienti della sinistra.
Ad ogni modo nel Pd il montare dei timori in seno all'opinione pubblica sulla questione delle ecomafie ha prodotto alcune reazioni anche a livello nazionale. Con una interrogazione parlamentare, arrivata il 18 gennaio, il deputato democratico Daniela Sbrollini ha chiesto al governo «... quali elementi abbia in merito a questa vicenda... Come vuole attivarsi il Ministero dell'ambiente per tutelare i cittadini da un possibile rischio ambientale e che mezzi di cooperazione si possono attivare tra le diverse istituzioni coinvolte... Se il Ministero dello Sviluppo Economico, può ipotizzare strategie diverse da quelle in vigore per poter attuare una sicurezza nei cantieri escludendo ogni possibile infiltrazione di attività illegali o dannose per le popolazioni...». La ciccia però, vale a dire il faro puntato sul soggetto dal quale sarebbero partite le scorie (la vicentina Beltrame spa) manca, indipendentemente da quello che sarà l'esito della vicenda giudiziaria. Tant'è che Sbrollini fa trasparire, non si sa se volutamente o meno, come le alte sfere del Pd la pensino in materia di infrastrutture (Valdastico Sud e Pedemontana insegnano). E lo fa con il passaggio chiave della sua interrogazione: «L'infrastruttura è attesa da tempo da tutto il territorio vicentino e può rappresentare un elemento positivo per l'economia provinciale». Ma la parlamentare a nome di chi parla? È proprio sicura di rappresentare tutti i vicentini o rappresenta le lobby che per anni hanno insistito per il nuovo braccio autostradale contestato da molti?
Sullo sfondo però rimane la ritrosìa della politica ad affrontare il dissenso alla querelle nata attorno alla Valdastico Sud. Ad Agugliaro, comune della bassa vicentina interessata al passaggio è esploso un vero e proprio caso politico dopo che il sindaco Roberto Andriolo ha negato a Rifondazione la sala civica per un dibattito attorno alle rivelazioni dell'Espresso sulle indagini dell'antimafia di Venezia rispetto alla gestione dei cantieri dell'opera che dovrebbe collegare il capoluogo berico a Badia Polesine in provincia di Rovigo. «Il consiglio comunale ha votato all'unanimità a favore dell'autostrada, questa è la democrazia». Il Corriere del Veneto del 19 Gennaio 2012 a pagina 10 così ricostruisce il ragionamento col quale il primo cittadino avrebbe negato la sala.
Una decisione che oltre a scatenare un sit-in da parte dei militanti di Rifondazione ha provocato la reazione durissima di Storti: «Si può essere favorevoli o contrari ad un'opera. Non si può però censurare il dissenso negando un pubblico spazio concesso in passato a coloro che si dichiarano a favore della Valdastico Sud. Informeremo la prefettura affinché valuti l'operato di Andriolo anche sul piano penale. Ci stiamo rendendo conto - aggiunge Storti - che questa storia è un vero e proprio tabù. Ma non ci tapperanno la bocca. Va ricordato in questo senso che a realizzare quella infrastruttura non è un marziano ma una società con cospicui capitali pubblici partecipata tra gli altri da comune e provincia di Vicenza». Il tutto mentre a livello nazionale l'affaire A31 si ingrossa. Dopo l'Espresso infatti è la volta del portale di Salviamo il Paesaggio che il 23 gennaio ha pubblicato un approfondimento in cui ripercorre i fatti salienti della vicenda.
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