Lo strano caso del dottor Pecori sr
Giovedi 11 Agosto 2011 alle 09:18 | 0 commenti
Si avvicina il giorno della decisione del Csm sul nuovo procuratore capo di Vicenza, dopo che Paolo Pecori ha ottenuto un solo voto sui cinque della V commissione del Csm che si è riunita il 19 luglio per vagliare in via preventiva (non vincolante ma "influente") il nome del più papabile tra i tre candidati: oltre a Pecori, Tonino Cappeleri (1 voto) e Bruno Cherchi (3 preferenze). Della questione dei rumors intorno alla candidatura del reggente vicentino si è occupato recentemente anche il Gdv e il quindicinale a noi collegato VicenzaPiù, di cui pubblichiamo l'articolo apparso sull'ultimo numero pre agostano, il 218 del 22 luglio.
Ombre per procura, di Marco Milioni
Tardivo l'abbandono della giunta da parte di Pecori junior. L'incompatibilità tra padre e figlio è in realtà una questione datata e sono pochi coloro che lo ammettono. L'attenzione va spostata dal giovane politico al vecchio procuratore (nella foto Ivano Salvarani e, a destra, Paolo Pecori).
Le dimissioni dell'assessore Massimo Pecori sono state apprezzate da molti, almeno sul piano umano. Ma il beau geste non sposta comunque di un millimetro la questione centrale del problema: che riguarda alla fine i rapporti tra la politica e il procuratore reggente Paolo Pecori.
In verità la questione della presunta incompatibilità tra padre e figlio, noto militante dell'Udc, è una storia quasi vecchia, perché risale alla seconda consiliatura di centrodestra che vedeva come primo cittadino il forzista Enrico Hüllweck. Quest'ultimo era sotto indagine penale per l'affaire molestie in comune; il pm che seguiva l'inchiesta era proprio Pecori. Più o meno contestualmente Hüllweck sponsorizzava la nomina del figlio del magistrato quale difensore civico. Cosa che puntualmente avvenne. E ancora sempre Pecori senior è stato il pm che ha seguito la cosiddetta pubblica accusa nell'affaire Ponte Alto, una chiacchieratissima indagine-processo che è stata inspiegabilmente lunga e che ha visto tra gli indagati proprio la moglie dell'ex primo cittadino (Lorella Bressanello, n.d.r.) quale direttrice del dipartimento territorio. All'epoca a palazzo Trissino solo il consigliere Franca Equizi sollevò il problema «del conflitto di interessi».
Nuovamente nel 2008 furono i "meet-up" vicentini di Beppe Grillo a riproporre la questione: figliolo candidato a sindaco e babbo che indagava alcuni supporter vicini a Vicenza Libera, un movimento politico concorrente. Allo stesso modo si espresse la solita Equizi nonché Olol Jackson, uno dei leader del movimento dei "No Base". Tranne qualche rarissima eccezione la grande stampa rimase in silenzio, come la politica tutta del resto. Cosa che poi si ripeterà ciclicamente in futuro.
L'anno passato la questione Pecori è riesplosa dopo l'arrivo di Massimo in giunta. Di conflitto di interessi nessuno tra i papaveri vicentini ha voluto parlare, nemmeno l'allora procuratore Ivano Salvarani, ma il bubbone mediatico è definitivamente scoppiato quando ilfattoquotidiano.it e VicenzaPiù hanno accesso l'ennesimo bengala su una vicenda che tutti conoscono, ma che senza la forza della stampa sarebbe rimasta al buio, nel vagone letto della storia vicentina.
Tant'è che l'abbandono della giunta deciso dal giovane militante dell'Udc non cambia di molto le carte in tavola. Se Pecori junior ha pensato alla possibilità di conflitti di interesse o a problemi di opportunità solo ora, il suo comportamento appare come una aggravante perché la condizione non è mutata, visto che mancando il procuratore, il reggente ne assume le funzioni a tutti gli effetti. Ciò significa che da quando Pecori senior veste la toga di supplente il figlio era per forza consapevole di una situazione di conflitto o di inopportunità . Il medesimo ragionamento a parti inverse vale ovviamente per il padre. E ad ogni modo perché junior non si è dimesso prima se le cose stavano così da un pezzetto?
Il consigliere leghista Lele Borò, unico tra chi siede in sala Bernarda, ha parlato di un «atto dovuto», ma rimane da capire perché non si sia espresso prima in questi termini. A questo si deve aggiungere il silenzio del centrosinistra. E pure di tutte quelle forze come il Pdl, spesso critiche nei confronti dei pm. Allo stesso modo anche l'ordine degli avvocati si è ben guardato, seppur chiamato formalmente in causa, dall'esprimere giudizi sulla condizione di Pecori junior, che appunto con cotanto babbo fa di mestiere l'avvocato nel foro berico, come la sorella del resto; proprio nella stessa sede giudiziaria di papà . E così tra gli avvocati l'unico che parla apertamente è il professor Renato Ellero (vedi intervista rilasciata a vicenzapiu.com).
Sul tavolo però rimane la domanda dalle cento pistole. Come mai un figlio con una promettente carriera politica davanti a sé decide di fare un passo indietro per un padre con la carriera sulla via del tramonto? Su questa stranezza si potrà dire tutto e il contrario di tutto. Ma non si può impedire a coloro che hanno un minimo d'attenzione di pensare che la poltrona di procuratore sia così importante tanto da obbligare un politico italiano, coi politici italiani solitamente avvinghiati alla poltrona, a lasciare la poltrona stessa. Il faro più potente quindi non va puntato sull'assessore appena dimesso, ma sulla procura e sugli interessi che inevitabilmente la lambiscono.
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