BPVi, Veneto Banca e Banco, un aumento di capitale da 3,763 miliardi per salvarle
Lunedi 11 Aprile 2016 alle 09:29 | 0 commenti
Grande ingorgo a Nordest. Entro l’estate le tre grandi (ex) popolari del Veneto dovranno raccogliere tra i loro soci-azionisti 3,763 miliardi di euro che risultano essenziali per la continuità stessa della loro attività . Banco Popolare e Veneto Banca si apprestano a chiedere un miliardo, la Popolare di Vicenza arriva a 1,763: quasi 4 miliardi di euro che andranno raccolti coinvolgendo per l’80 per cento azionisti che insistono sul medesimo territorio e che, in numerosi casi, si trovano ad aver investito in due delle tre banche protagoniste, talvolta in tre.
Un disastro economico e sociale causato dall’ambizione di due gruppi dirigenti che si sono dimostrati inadeguati al mondo della finanza e alle dimensioni assunte da Veneto e BpVi. Queste due banche, negli ultimi tre anni e per effetto delle gestioni Trinca-Consoli e Zonin-Sorato, hanno bruciato 16 miliardi di valore azionario, a cui si aggiungono 4 miliardi di perdite a bilancio: al netto dei prossimi aumenti di capitale un buco da 20 miliardi di euro.
Banco Popolare
Del tutto diversa la condizione del Banco Popolare. Sotto la gestione di Pier Francesco Saviotti il Banco si trova protagonista della prima grande operazione di consolidamento del settore ma, nonostante una ritrovata solidità patrimoniale, deve sottostare al diktat della Bce che ha imposto, prima delle nozze con la Popolare di Milano, un’ulteriore rafforzamento da un miliardo. L’importo è rilevante, ma il Banco gioca carte pesanti sul tavolo della finanza. Il gruppo è quotato da decenni, ha una governance rodata, capacità reddituale, visione strategica ed entro pochi mesi andrà a comporre il terzo polo nazionale del credito. Tutti fattori che sembrano favorire la riuscita dell’operazione. Secondo i primi sondaggi si andrà a una ripartizione dell’importo tra istituzionali e retail attorno al 50 per cento. Segnali importanti sono arrivati dai fondi di BlackRock, tornati sopra il 5% del capitale del gruppo. Mentre l’ internal dealing segnala che il presidente Carlo Fratta Pasini ha investito 100 mila euro in azioni del Banco.
Veneto Banca
È così pesante la realtà in Veneto che il Consiglio regionale ha istituito una commissione d’inchiesta sul credito. Recentemente è stato ascoltato l’amministratore delegato di Veneto Banca, Cristiano Carrus. Dall’incontro sono emerse alcune indicazioni sul futuro prossimo dell’istituto di Montebelluna. Il primo appuntamento è con l’assemblea dei soci convocata per giovedì (!) 5 maggio. Poi ci sarà l’aumento da un miliardo garantito da Banca Imi che porterà alla quotazione. I tempi dello sbarco a Piazza Affari si sono dilatati: doveva essere aprile, sarà probabilmente giugno. E poi? Poi si cercherà un alleato. Troppo lontano nel tempo e troppo complessa l’ipotesi di farsi aggregare nel matrimonio tra Banco e Bpm. Più facile guardare a Modena, dove la Bper potrebbe essere interessata.
Però, fonti vicine ma esterne alla banca guidata da Alessandro Vandelli evidenziano alcuni aspetti non secondari: i tempi non sono maturi e le variabili in gioco troppo numerose; l’operazione non sembra essere graditissima alle autorità di Vigilanza; infine, se si applicassero i principi utilizzati con il Banco, potrebbe essere richiesto alla Bper un aumento di capitale che oggi nessuno vorrebbe affrontare. Così la Veneto deve concentrarsi sull’immediato. Il rapporto con i soci si è deteriorato e con esso il legame con il territorio (su 590 produttori vinicoli della zona di Montebelluna-Valdobbiadene i clienti della banca sono 7, ha detto il presidente Pierluigi Bolla) e si attendono le evidenze dei primi tre mesi. Popolare di Vicenza
Unicredit ha guadagnato 10 giorni di tempo e in cambio ha garantito l’operazione di aumento di capitale. Le resistenze di Unicredit riflettono le preoccupazioni del mercato. Sintetizza il responsabile degli investimenti in Europa di un importante fondo internazionale: «perché dovremmo investire in una nazione che cresce poco, in una industria matura e in una banca con una pesante eredità dal recente passato?». La risposta è complessa. E trova qualche punto di appoggio allargando il business. Ad esempio agli Npl, ovvero i prestiti contestati. Il fondo americano Fortress appariva interessato a 600 milioni di Npl di BpVi (al 26%), ma non se ne è fatto nulla. Così assumono valore gli accordi ipotizzati davanti al governo coinvolgendo Cdp e Fondazioni ex bancarie. Potrebbe nascere un fondo che investe denari pubblici nella Veneto e nella Vicenza. In attesa di capire l’architettura del progetto e cosa dirà la Ue.
Intanto la Consob ha acceso i fari e sta dettando le regole (oltreché i punti all’ordine del giorno dell’ultimo consiglio), alzando il livello di vigilanza sull’aumento: sembra si stia studiando una dichiarazione olografa da parte del socio da affiancare contestualmente alla sottoscrizione dell’aumento, che non potrà essere realizzato che per contanti. Non si potranno cioè pagare le nuove azioni neppure con lo scoperto di conto corrente: cash only. I conti del primo trimestre non sembrano poi essere lusinghieri e c’è chi avverte una tensione sulla liquidità . Insomma, prima si va in Borsa, meglio è. Anche perché l’aumento dovrebbe portare il Core Tier1 al 12%. Con il via libera Consob atteso in settimana, un possibile calendario vede l’apertura del Bookbuilding il 18 aprile e lo sbarco a Piazza Affari il 3 maggio. A quale prezzo? Lo deciderà il mercato. Sarà però lontanissimo dai 6,3 euro fissati come diritto di recesso. Analisti ipotizzano addirittura la rottura della soglia posta a 50 centesimi.
Azionisti
Infine, Zonin1821 fa sapere che la cessione di due terzi delle azioni della Popolare di Vicenza in proprio possesso avvenuta nel 2015 è riconducibile esclusivamente a operazioni infragruppo. Nessuna cessione a terzi. Mentre l’aumento di 39.175 azioni BpVi nel portafoglio della Fondazione Roi è avvenuto a causa della conversione del prestito obbligazionario relativa all’aumento di capitale 2013, oltre che di 4.800 azioni gratuite quali premio fedeltà riferito al medesimo aumento.
Di Stefano Righi, dal Corriere Economia
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