Renato Ellero, ex senatore, interviene sul caso parlamentare del senatore Antonio Azzolini
Apprendo dagli organi di informazione del dinigo che palazzo Madama ha apposto all'utilizzo di alcune intercettazioni telefoniche a carico del senatore Antonio Azzolini del Nuovo Centro Destra, il quale è accusato di una serie di gravissimi reati nell'ambito della realizzazione del porto pugliese di Molfetta. Il no è passato grazie ai voti di Ncd, Pd, Fi e Lega. Favorevoli alla autorizzazione, si apprende sempre dai media, sono stati solo Sel e M5S.
Renato Ellero, senatore della Repubblica dal 94 al 96 (periodo in cui fu anche membro della Commissione Affari Costituzionali e della Commissione Antimafia), eletto tra i ranghi della Lega Nord ai tempi del primo Bossi e dell'approccio politico e ideale del giurista e politologo federalista Gianfranco Miglio, non esitò a sbattere la porta in faccia a Bossi e Berlusconi di fronte a quello che... lui previde in tempo sarebbe successo.
Riceviamo dall'ex senatore prof. Renato Ellero e pubblichiamo.
Da troppo tempo, spesso a vanvera, si parla delle imprese italiane che senza troppi scrupoli delocalizzano all'estero, per ragioni di profitto, l'intera attività o cospicue forniture, magari anche grazie a contributi pubblici. Il che comincia ad avere conseguenze devastanti sul piano sociale. La puntata di ieri di Report non è che l'ennesima conferma di questo andazzo (il caso è quello dei piumini Moncler, ndr).
Il Deputato vicentino del PD Filippo Crimì ci scrive come premessa alla sua nota in cui annuncia di aver «interrogato il Governo circa la modifica dei regolamenti in materia di trasparenza degli appalti pubblici» di aver chiesto al ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione e al ministro per le Infrastrutture e i trasporti il loro intervento per migliorare l'attuale codice dei contratti pubblici al fine di garantire legalità , trasparenza, equità , velocità e qualità nelle realizzazioni di opere pubbliche.
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La senatrice del Pd, Rosanna Filippin è tra i primi politici a diffondere in un comunicato la notizia che «i legali di Giancarlo Galan hanno depositato la richiesta di patteggiamento per l'ex governatore del Veneto, che potrà così usufruire degli arresti domiciliari. La proposta è quella di pagare una multa di 2,6 milioni di euro e 2 anni e 10 mesi di reclusione».
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Riceviamo dal prof. Renato Ellero, ex senatore, e pubblichiamo - Premesso che in tutti gli Stati democratici mai il governo propone riforme costituzionali, le quali sono riservate esclusivamente al parlamento. E premesso anche che il presidente del Consiglio, essendo pure segretario del Partito Democratico, dimostra in modo inconfutabile la natura illiberale di questo governo.
Riceviamo dal prof. Renato Ellero, ex senatore, e pubblichiamo - Più o meno una dozzina d'anni orsono Forza Italia e Lega tentarono di gettare sul tavolo politico un discorso relativo ad una immunità di tipo parlamentare anche per gli amministratori regionali, consiglieri ed assessori. Da parte della sinistra ci fu una reazione, non particolarmente virulenta, mentre da parte degli ex democristiani, quelli collocabili nella cosiddetta Margherita, ci fu una reazione per così dire silenziosa.
Giorgio Orsoni questa mattina, giovedì 12 giugno 2014, è già tornato sindaco di Venezia dopo la revoca della sospensione e degli arresti domiciliari, disposti in seguito all'inchiesta sulle tangenti per il Mose e sulla cui legittimità aveva espresso su questo mezzo obiezioni tecniche il prof. Renato Ellero. Secondo i giudici non ci sono più le esigenze di custodia cautelare dopo che nell'interrogatorio con i magistrati Orsoni ha spiegato la sua posizione, tirando in ballo alcuni esponenti di spicco del Partito Democratico Veneto.
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Giorgio Orsoni è in carcere per le gravi accuse formulategli nell'ambito dello scandalo del Mose, che presto romperà le residue paratie per diventare una ben più travolgente tangentopoli veneta, fanno capire gli inquirenti: il sindaco, ora sospeso, di Venezia avrebbe ricevuto circa 500.000 euro di finanziamenti senza darne conto per la sua campagna elettorale. Ma, c'è un ma.
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