Galan si sbugiarda col patteggiamento, Ellero: è un buffetto. Zaia correo per Filippin del PD, che "teme" sviluppi. E Berlato aveva ragione
Mercoledi 8 Ottobre 2014 alle 20:19 | 0 commenti
La senatrice del Pd, Rosanna Filippin è tra i primi politici a diffondere in un comunicato la notizia che «i legali di Giancarlo Galan hanno depositato la richiesta di patteggiamento per l'ex governatore del Veneto, che potrà così usufruire degli arresti domiciliari. La proposta è quella di pagare una multa di 2,6 milioni di euro e 2 anni e 10 mesi di reclusione».
Ma, prima ancora di entrare nel merito dei comportamenti illeciti del politico-faccendiere, per sua stessa ammissione vista la richiesta di patteggiamento, l'esponente di punta del PD regionale lancia strali contro il successore in regione di Galan e prossimo candidato forte del centrodestra, Luca Zaia: «Sul Veneto continuano a piovere inchieste su inchieste, ma il nostro attuale presidente Luca Zaia non vuole prendere una posizione precisa sulla questione. Non si è sentita nessuna parola di spiegazione sui fatti gravissimi che hanno coinvolto il Veneto e il Veneziano negli anni passati, né una presa di posizione chiara sulla vicenda. E da parte di Zaia non mi aspettavo un così marcato atteggiamento da "non vedo, non sento e non parlo": mi chiedo se sia conscio di essere l'attuale governatore del Veneto. Noi del PD su Orsoni abbiamo subito fatto chiarezza, sarebbe buona cosa che anche il centrodestra facesse altrettanto e prendesse una posizione chiara sulla vicenda».
Poi Filippin, dato sfogo alla verve pre elettorale, finalmente torna sull'ex governatore del Veneto, ministro e plenipoteziario di Berlusconi sostenendo che «il fatto stesso che Galan decida di patteggiare è indice della sua colpevolezza. Ora lasciamo che la giustizia faccia il suo corso, ma restiamo con le orecchie alzate perché il rischio corruzione è sempre dietro l'angolo».
Teniamole alzate perchè è corretto farlo, comunque, oppure perchè dietro l'angolo ci si aspetta di trovare, come spesso troviamo, di tutto e tutti, dal centrodestra al centrosinistra, già in parte toccato, ma ancora molto di più a rischio di quanto ad oggi non risulti?
Perchè Galan non era e non è il solo "protagonista" diretto degli illeciti ora ammessi per le indagini in corso e, a detta di molti, da accertare per il filone prossimo venturo, «ben più grande del Mose e relativo alla sanità con la proporzione di "un anno di malasanità = un Mose"», ci diceva Sergio Berlato in tempi non sospetti e quando già VicenzaPiù da anni seguiva fatti e misfatti dellla tangentopoli veneta doc (vedi VicenzaPiù n. 272, il numero speciale di "raccolta" dei nostri servizi dal 2011 in poi, ndr). Bisogna, quindi, dare atto oggi, e noi lo diamo con decisione pari all'amarezza di scoprire un'Italia e un Veneto sempre più pieni di marciume, all'attuale esponente di Fratelli d'Italia AN, che, prima che altri politici, tra cui anche Rosanna Filippin, saltassero sul carro dei fustigatori, lui, Berlato, per salire tra mille resistenze e opposizioni su quel carro per farlo partire, si era giocato prima la dirigenza reale del Pdl e poi il seggio in Europarlamento.
Fu, infatti, lui, lo ricordiamo a chi lo dileggiava mentre noi all'epoca praticamente ogni giorno lo pungolavamo a farlo, ad andare in varie procure portando documenti e puntando il dito accusatore contro quello che pochi politici e ancor meno colleghi della stampa avevano il coraggio allora di chiamare "il sistema Galan Sartori".
«Il sistema è trasversale ai partiti», aggiungeva Sergio Berlato, e, ci dice stasera a caldo Renato Ellero, noto penalista e già senatore e docente universitario, «lo sarà ancora fiorentemente se il patteggiamento, proposto dai difensori e condiviso dai pm, verrà accettato dal Gip in una misura che appare fin troppo lieve, quasi un buffetto sulle guance rispetto ai capi di accusa e ai danni alla comunità ».
Ma se, chiosava allora Berlato, «il modo per neutralizzare i rischi delle tangenti sugli appalti era quello di dividere la torta fra tutti, anche se in parti diverse a seconda delle diverse aree di influenza (in Emilia fette grandi all'entourage del Pd, ma buone porzioni agli amici del Pdl &c., in Veneto i "tocchi" migliori e quelli più dietetici a parti invertite...), così tutti erano complici di tutti e nessuno aveva interesse a denunciare gli altri», fa bene oggi Rosanna Filippin, al di là della pena che verrà decisa ma che comunque come premessa certa ha l'ammissione di colpa, che addita agli italiani Galan anche come bugiardo visto che spergiurava su congiure di palazzo, fa bene la senatrice, già leader e capogruppo proprio in regione del Pd veneto, a restare «con le orecchie alzate perché il rischio corruzione è sempre dietro l'angolo».
Altre orecchie forse stanno ora fischiando.
Trasversalmente?
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