Fino a qualche tempo fa nessuno si ricordava più della giudice del Tribunale di Vicenza, la Gip Cecilia Carreri, che all'inizio degli anni 2000 fu al centro del gossip locale e mediatico con conseguenze per lei traumatiche per essere stata "beccata" quando, ecco l'accusa, invece di lavorare se ne andava a regatare, lei dice per curarsi anche da problemi fisici, per manifesto assenteismo sostenevano anche i colleghi in coro. Alla fine dei procedimenti disciplinari la decisione finale, che poi la portò a dimettersi dalla magistratura, fu quella con la quale nel 2005 il Csm la trasferiva. Incrociata con la sua vicenda disciplinare c'era una delle prime inchieste senza esito, quella del 2001-2002, sulla Banca Popolare di Vicenza e sul suo profeta, Gianni Zonin, che era passata d'ufficio (e prima del procedimento disciplinare nei confronti della Carreri) nelle mani dell'allora Procuratore Antonio Fojadelli, che voleva archiviare, da quelle del Pm Tonino De Silvestri, che voleva andare avanti nelle indagini e poi arrivò a dimettersi dalla magistratura.
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In merito alle cause intentate contro la validità dei finanziamenti concessi dalla Banca Popolare di Vicenza dei tempi di Gianni Zonin & c. ai clienti perchè a fronte di un "prestito" maggiore del richiesto comprassero a 62,50 euro azioni poi diventate carta straccia, registriamo l'intervento "diabolicamente perseverante" di un'altra carta, quella stampata vicentina, che "piange" la sentenza di un giudice di Venezia che dà ragione ai clienti, dopo aver supportato per anni gli inviti truffaldini a sottoscrivere fatti e diffusi dal Cda di cui faceva parte dal 2003 il rappresentante della sua proprietà , quel Giuseppe Zigliotto presidente di Confindustria ora indagato insieme al presidente di tutti i presidenti vicentini, Gianni Zonin.
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Scrive Walter Gabbiati su la Repubblica di oggi, 17 giugno, che secondo "l'ispezione della Banca centrale europea (sulla Banca Popolare di Vicenza, ndr), condotta tra il 26 febbraio e il 3 luglio 2015 e conclusasi con una relazione di 103 pagine che non lascia scampo agli ex vertici della Banca" sono "ben 58mila azionisti, tra vecchi e nuovi", sui 118.000 totali, quelli che "non risultano in linea con le normative Mifid, la direttiva europea (Market in Financial Instruments directive) che, tra le altre cose, impone di classificare i clienti in modo adeguato per fornire loro servizi finanziari appropriati...". E oggi tutti i media nazionali mettono in copertina Vicenza, che tra l'altro rischia che l'Unesco la cancelli dall'elenco dei suoi "tesori" a causa del cemento che l'ha sommersa durante le ultime amministrazioni e per le opere previste per l'Alta Capacità , anche per il primo (e speriamo ultimo) suicida "da BPVi" che fa parte di quei 58.000 "indotti in errore".
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Dal 7 giugno, su una delle 34 piattaforme di e-commerce più note, da Amazon per Kindle a Kobo per ogni sistema di lettura, potete scaricare per soli 4.99 euro un e-book che vi propone organicamente una selezione di ben 242 pagine di articoli con cui la redazione di VicenzaPiù dal 13 agosto 2010 vi ha raccontato giorno dopo giorno, fatto dopo fatto, senza timori verso il sistema Zonin e con reverenza solo per i propri lettori, quella che ora è la verità sulla Banca Popolare di Vicenza. Dal domenica 19 giugno dopo un ritardo di cui chiediamo scusa soprattutto ai tanti che già lo hanno prenotato, arriva, poi, anche la versione clasica, il libro di carta con ben 342 pagine a solo 9.99 euro (prenotala con una mail a [email protected] oppure chiedila presso le migliori edicole e librerie di Vicenza oltre che in redazione in Viale Milano 31).
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Di seguito gli articoli nell'inchiesta apparsa oggi 17 giugno sul quotidiano la Repubblica
Trasformare casalinghe, pensionati, operai o qualsiasi altro genere di risparmiatori completamente privi di conoscenza finanziaria in accaniti traders di Borsa, o in smaliziati gestori di hedge fund, è stato l’ultimo passatempo dei consigli di amministrazione delle banche alle prese con difficoltà patrimoniali. Banca Etruria, CariChieti, CariFerrara e Banca Marche sono stati tra i casi più clamorosi, ma a Vicenza hanno voluto strafare. Ad alzare il velo sul “così fan tutti†vicentino è stata l’ispezione della Banca centrale europea, condotta tra il 26 febbraio e il 3 luglio 2015 e conclusasi con una relazione di 103 pagine che non lascia scampo agli ex vertici della Banca.
Non avremmo certo pensato di dover piangere un morto suicidato (leggi di seguito l'articolo de Il Fatto Quotidiano) nel giorno in cui arrivano le prime copie cartacee del nostro libro testimonianza "Vicenza. La città sbancata. Quello che dovevate sapere sulla Banca Popolare di Vicenza noi ve lo abbiamo detto. Da sempre" a differenza, noi lo urliamo, di certa carta stampata di Vicenza e di tutti quelli che ci scrivono, dai vertici all'ultimo dei collaboratori. Presso la redazione di VicenzaPiù in viale Milano 31, nelle edicole Fenagi di Vicenza, nelle migliori librerie e tramite Amazon noi distribuiremo il nostro libro piangendo. Ma, se una cosa così, il suicidio di Antonio Bedin, è terribilmente successa, i responsabili, anche questo urliamo a chi non vuol sentire, non sono solo Gianni Zonin, Giuseppe Zigliotto, Samuele Sorato, gli altri indagati, gli altri membri del loro Cda e i dirigenti complici nell'aver creato il dramma ma anche il Cda attuale che nulla o troppo poco ha fatto per attenuarlo.
La notizia del suicidio con un colpo di pistola di Antonio Bedin ha fatto il giro dei media nazionali: il pensionato vicentino di 69 anni era un socio della Banca Popolare di Vicenza e aveva investito in azioni della banca, perdendo gran parte dei suoi risparmi. La signora Anna, una vicina di casa del signor Bedin a Montebello, paese nel quale possiede una delle sue ville anche l'ex presidente BPVi Gianni Zonin, lo ricorda come «una persona schiva, gentile e cordiale, ma piuttosto riservata. Non so se era malato, ma sicuramente era un uomo sensibile. E non gli piaceva esternare la sua situazione, si vergognava».
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Se Jacopo Bulgarini d'Elci aveva denunciato addirittura in sala Bernarda che "a Vicenza c'era un oggettivo sistema di potere" di cui nessuno parlava e che nessuno denunciava prima di essere subito silenziato politicamente e mediaticamente sull'argomento, ben poche speranze gli rimarranno di poter avere il supporto del sindaco attuale per la sua candidatura a primo cittadino di Vicenza nel 2018 dopo aver letto oggi sulla stampa locale l'altalena di affermazioni e le precisazioni perentorie di quello che ancora c'è qualcuno che lo considera suo mentore, Achille Variati. A un'assise dem di ieri, sabato 11 giugno, il sindaco ha infatti assicurato perentoriamente che «il nuovo sindaco, tranquilli, sarà uno dei nostri!». A scanso di equivoci, che associavano quell'uno dei "nostri" a un esponente del PD, escludendo così Bulga, Variati si è affrettato a dire, ridandogli la speranza di un endorsement, che si riferiva alla «maggioranza tutta».
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Sabato 11 giugno (vedi qui il nostro servizio video di ieri, nda) è finito un anno di "lapidazioni" del volontariato vicentino, pubblicamente e tra gli applausi davanti alla stampa e, soprattutto, a molte asociazioni. Ad essere stati "lapidati", infatti, dalle accuse ufficiali e mediatiche di un anno fa, sono stati, soprattutto, Maria Rita Dal Molin, ex presidente del CSV di Vicenza e dal 2015 dipendente dell'ente, e l'avvocato Marco Gianesini, prima suo vice e poi presidente del Volontariato in Rete di Vicenza, gestore del CSV di Vicenza, commissariato dal Co.Ge. Veneto lo scorso anno e circa un mese fa rimesso, sulla carta, al suo posto ma senza il rilievo mediatico dato al commissariamento e che meriterebbe oggi anche e di più, vista la sua valenza decisoria, la chiara sentenza del Tar del Veneto, ancora non ottemperata: "lunedì 13 giugno si riunisce il vecchio e decaduto organo di vertice del Co.Ge. e non il nuovo" sottolinea, diffidente, l'avvocato scledense.