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Tre nuovi gruppi per chi vive un lutto

Martedi 22 Dicembre 2009 alle 17:13

Caritas Diocesana Vicentina

 PER CHI VIVE UN LUTTO TRE NUOVI GRUPPI
E UN TELEFONO APERTO ANCHE DURANTE LE FESTE

Tre proposte di vicinanza per persone vedove in giovane eta', per genitori che hanno perso un figlio e peri familiari di persone che si sono suicidate.

Vicenza, 22 dicembre 2009. Nei momenti di festa, quando fuori sembra che tutto luccichi e che regni solo la gioia, chi ha perso una persona cara sente ancora di piu' il vuoto lasciato da chi non c'e' piu'. Per questo la Caritas diocesana tiene aperto un canale telefonico al quale sara' possibile rivolgersi, 24 ore su 24, il 24, 25, 31 dicembre 2009 e il 1 Gennaio 2010: il numero e' il 348-7666528. Quando si sta passando un momento difficile, infatti, le Feste il piu' delle volte riacutizzano il dolore, fanno sentire piu' soli, isolati, non compresi.
Passare attraverso un lutto e' una delle esperienze di vita che piu' tocca nel profondo, sconvolgendo gli equilibri interiori. Per questo la Caritas Diocesana Vicentina, approfondendo l'impegno che da un paio di anni ha avviato verso queste forme di sofferenza, avvia concretamente da gennaio tre nuovi gruppi di auto mutuo aiuto per l'elaborazione del lutto; il gruppo LA FORZA DELL'AMORE, rivolto a persone che hanno vissuto l'esperienza della perdita di un proprio caro a causa di un suicidio (una sofferenza piu' diffusa di quello che si puo' pensare, basti guardare recenti fatti di cronaca); il gruppo INCONTRIAMOCI, per i genitori che hanno perso un figlio; il gruppo PEGASO rivolto a persone che, ancora giovani, hanno perso il proprio coniuge.
"L'esperienza ci dice che stare assieme puo' dare forza e speranza per ritornare a vivere" spiega Viviana Casarotto, psicologa, psicoterapeuta e coordinatrice di questo ambito. "L'ascolto - aggiunge - e' dato da volontari che hanno gia' vissuto queste situazioni in prima persona e sono stati preparati a condividerle con quanti chiedono aiuto".
Per informazioni ci si puo' rivolgere alla segreteria della Caritas Diocesana telefonando allo 0444-304986, oppure alla dott.ssa Viviana Casarotto allo 328.4350660, oppure scrivendo all'indirizzo di posta elettronica [email protected].

Le opportunita' che la Caritas diocesana offre su questo specifico ambito puntano tutto sullo sviluppo delle risorse che le stesse persone colpite da tali sofferenze possono mettere in campo. Oltre ai tre gruppi in fase di avvio e al numero telefonico 348 7666528 per ricevere ascolto immediato, chi e' in difficolta' per la perdita di una persona cara puo' contare sullo spazio di ascolto quindicinale, attivo da due anni (aperto ogni secondo e quarto giovedi' del mese, in due fasce orarie, dalle 9.00 alle 11.00 e dalle 17.30 alle 19.30, presso la sede Caritas, in via Torretti 38 a Vicenza). Cosi' come su un gruppo on line che permette di iniziare un dialogo salvaguardando la proprio riservatezza (http://www.caritas.vicenza.it/luttoforum). Si puo' infine chiedere aiuto anche via mail, scrivendo a [email protected]

 

 

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Sostegno per chi ha perso il lavoro

Lunedi 30 Novembre 2009 alle 21:43

Caritas Diocesana Vicentina

SOSTEGNI DI VICINANZA E UN PATTO DI SOLIDARIETA' PROVINCIALE
PER CHI HA PERSO IL LAVORO

Stamane l'incontro del Vescovo con istituzioni, organizzazioni economiche
e sociali per cercare nuovi strumenti contro la crisi. La chiesa vicentina propone i sostegni di vicinanza, ossia "gemellaggi" di solidarieta' fra famiglie. Al via un accordo Aim-Caritas per il congelamento delle bollette non pagate.


Vicenza, 30 novembre 2009. Un patto di solidarieta' fra le istituzioni in favore di chi perde il lavoro, accordi per congelare per sei mesi i debiti per le utenze, un fondo provinciale per far fronte alle grandi difficolta' nel pagamento degli affitti. Sono tre le proposte per contrastare le gravi conseguenze della crisi nel tessuto sociale vicentino che sono emerse stamattina nella sede della Caritas Diocesana, presso la quale si e' tenuto un nuovo confronto, voluto dal Vescovo Cesare Nosiglia, con tutte le istituzioni e gli attori sociali ed economici della diocesi.

l Vescovo ha ricordato il percorso realizzato in questi mesi dalla Diocesi per sostenere le famiglie: l'istituzione del Fondo Straordinario di Solidarieta' per chi ha perso il lavoro al quale accedere attraverso tredici sportelli Caritas sul territorio, il microcredito etico-sociale e, proprio in questi giorni, la proposta di potenziare i centri vicariali di ascolto e l'invito alle parrocchie a realizzare raccolte viveri mensili. Fino alla proposta ai cittadini che non sono sono in difficolta' economica ad attivare "sostegni di vicinanza" (SdV) a favore di famiglie e persone in momentanea difficolta' economica (almeno per sei mesi, destinando alla Caritas una quota mensile secondo la propria disponibilita' e volonta': l'Iban e' IT25X0859011801000081020869 presso Banca del CentroVeneto, intestato a Diakonia Onlus, per informazioni: 0444 304986).
Il Vescovo ha poi invitato a prolungare gli ammortizzatori sociali e le forme di riqualificazione del personale.

All'incontro erano presenti rappresentati della Prefettura, dei Comuni di Vicenza, Arzignano, Schio, Bassano, San Bonifacio e Valdagno, della Camera di Commercio, della Fondazione Cariverona, di Assindustria, Apindustria, Assoartigiani, Cna e Ascom; dei sindacati Cigl, Cisl e Uil; dell'Ucid, degli istituti bancari (Banca Popolare di Vicenza, Unicredit, Banche di Credito Cooperativo), di Confcooperative, di Federsolidarieta', delle Acli e del mondo dei media.

Una stima, comunicata stamane da Antonio Dalla Pozza, dirigente dell'Area socio-economica dell'Amministrazione Provinciale, preoccupa particolarmente: sono 22 mila le persone che hanno perso il lavoro nella nostra provincia nel mese di ottobre e, passata la crisi, e' prevedibile una stabilizzazione del sistema produttivo vicentino a meno 30 mila lavoratori rispetto al 2007.
Per questo l'opinione condivisa degli intervenuti e' che il peggio delle crisi sia adesso e per i prossimi mesi, mentre dalla elaborazione dei dati degli accessi agli sportelli Caritas emerge un orizzonte emblematico delle persone in difficolta': in sette mesi hanno chiesto aiuto tante persone quante nei tre anni precedenti, con una presenza di italiani superiore al 58 per cento e con un'eta' media sempre piu' giovane; i vissuti sono caratterizzati da una poverta' di contesto, nella quale risalta la mancanza di relazioni e una difficolta' oggettiva (nel 60 per cento dei casi) a gestire la vita domestica (per spese di affitto, bollette, riparazioni improvvise, acquisti per l'abitazione). Profili di disagio che hanno guidato la riflessione che e' seguita.

Congelamento dei mutui per le aziende e le famiglie
Si auspica una maggior implementazione dell'uso dello strumento della congelazione dei pagamenti delle rate dei mutui delle aziende, così come il suo allargamento, quanto prima possibile, anche alle famiglie in difficolta'.

Affitti
Caritas ha sollecitato l'avvio, il piu' celere possibile, di un fondo di garanzia, magari promosso e gestito della Provincia, con il coinvolgimento delle organizzazioni che rappresentano i proprietari di appartamenti e gli inquilini. Dovrebbe consentire un aiuto alle famiglie che a causa della perdita del lavoro o alla riduzione significativa del reddito non sono temporaneamente in grado di pagare l'affitto.
Utenze energetiche
Seguendo l'esempio dell'accordo-pilota tra Aim e Caritas, la chiesa vicentina propone ai comuni di sollecitare anche alle alle aziende erogatrici la stipula di accordi per congelare temporaneamente i debiti per bollette delle famiglie in difficolta' economica che sono state sempre puntuali nei pagamenti. A Vicenza, Aim congela il debito pregresso e stipula un piano di rientro sullo stesso, che si attiverà dopo sette mesi, a fronte di un impegno Caritas a sostenere per sei mesi i consumi medi.
Patto di solidarietà
Prendendo spunto da una recentissima iniziativa della conferenza dei sindaci dell'Ulss 4 Alto Vicentino, condivisa anche dalle Conferenze dei sindaci delle altre Ulss della provincia, e' stata avanzata la proposta di attivare un Fondo di Solidarieta' della durata di due anni da costituire fra enti locali, fondazioni bancarie e Regione. Chi perde il lavoro sara' sostenuto per due anni attraverso un assegno mensile di solidarieta', a fronte di un patto che possa vederlo attivo in lavori socialmente utili e/o in percorsi di riqualificazione professionale. Fondamentale saranno per la elaborazione personalizzata di questi patti, i servizi sociali dei comuni e i servizi Ulss preposti all'implementazione lavorativa.

Concordato preventivo per le aziende
E' stata espressa perplessita' sull'uso spregiudicato, in alcuni casi, del concordato preventivo da parte di talune aziende: in base alla nuova normativa, non e' fissata una soglia minima di pagamento dei creditori - i fornitori in particolare - e questo puo' comportarne delle distorsioni nell'uso che posso essere molto rischiose e deleterie per il sistema economico.

Stili di vita nuovi e ritorno dell'etica
Il Vescovo Cesare Nosiglia ha concluso l'incontro ricordando la necessita' di lavorare sulla promozione di stili di vita piu' sobri e su una capacita' nuova di gestione del denaro e del budget familiare; ha anche sottolineato l'importanza di mantenere i contatti iniziati con l'incontro odierno, magari attraverso una comune "cabina di regia" che non frammenti gli interventi in questi mesi così difficili. Infine, ha sottolineato il ruolo che l'etica deve tornare a rivestire in tutte le relazioni economiche e sociali, private e pubbliche.
A tal proposito, non ha alcun senso che in situazioni di difficolta' si scatenino "guerre fra poveri", con l'acuirsi di pregiudizi e di conflittualità sociale. Il riferimento e' alla conclusione dell'intervento del Vescovo, dove ha affermato: "Faccio appello alle istituzioni, ai comuni e alle forze politiche di maggioranza e di minoranza, agli operatori della comunicazione e della scuola e soprattutto alle famiglie, alle parrocchie e agli istituti religiosi, affinche' non accettino piu' l'attuale situazione e abbiano il coraggio di fare qualcosa di concreto, promuovendo e sostenendo, insieme ad ogni singola famiglia nomade, un progetto di coabitazione sul territorio, munito di servizi essenziali per vivere dignitosamente, e di inserimento lavorativo e di scolarizzazione dei minori, testimoniando così l'amore e la fede in quel Dio, che si e' fatto bambino povero e ultimo degli ultimi".

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Categorie: Famiglia

Alla Caritas anche ex manager e madri sole

Domenica 15 Novembre 2009 alle 15:22
Redazione VicenzaPiù   

 

Crescono i vicentini che chiedono aiuto per bollette, affitti e piccoli prestiti.
Don Sandonà: "La crisi non è passata"

 

Don Giovanni SandonàUn rapporto fatto per conto della Caritas vicentina sulle circa 1000 persone che dal 2006 al 2008 hanno bussato ai 13 sportelli del Microcredito della Caritas in cerca di un prestito evidenzia che sono in maggioranza italiani, sposati e con figli, con un impiego ma con una grande fatica a pagare bollette e affitto.
Per il 2010 sarà peggio. Gli stranieri sono il 41,7%, contro il 58,4% degli italiani, vicentini, cioè, in prevalenza tra i 40 e i 49 anni, anche se cresce la percentuale di giovani sotto i 40.

Per metà (48,7% ) hanno un impiego fisso, ma, per tante cause, si trovano in una situazione critica, come anche laureati passati in poco tempo da redditi di migliaia di euro (con tutta la possibilità di pagare mutui e spese) a retribuzioni sotto i 1000 euro con la minaccia continua di perdere anche quelli vista la quantità di persone senza lavoro.

E da lì la via crucis che passa dall'assistente sociale a una vita da povero in locali a dir poco fatiscenti fino allo sbocco alla Caritas.
Per non parlare di madri abbandonate dal compagno e di stranieri arrivati con speranze e certezze di lavoro e ora messi per strada da licenziamenti a raffica, che ne acuiscono i problemi della già precaria integrazione sociale.

La Caritas vicentina, tramite il suo direttore don Giovanni Sandonà, lancia un appello alle istituzioni (che noi rilanciamo insieme a, speriamo, tanti media prendendo spunto da www.corrieredelveneto.it nella sua edizione di Vicenza): "C'è molto che si può ancora fare per aiutare le famiglie in ginocchio e quelle che lo saranno nei prossimi mesi, perché la crisi è tutt'altro che passata. Comuni, istituti di credito e aziende erogatrici di utenze energetiche devono fare loro parte, e possono fare di più. Per gli affitti Comuni, Provincia o Regione potrebbero costituire un fondo di garanzia per i proprietari dei case, in modo che questi congelino o spalmino il debito".

 

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Un'analisi del disagio

Venerdi 13 Novembre 2009 alle 18:13

Caritas diocesana vicentina

UN DISAGIO "DI CONTESTO" CHE RICHIEDE POLITICHE E PRASSI NUOVE

L'analisi della Caritas Vicentina a partire da una ricerca sociologica
sulla propria esperienza attraverso i tredici sportelli
a favore delle persone e delle famiglie in momentanea difficoltà economica


Vicenza, 13 novembre 2009. La Caritas diocesana, al fine di leggere i bisogni nel modo meno inadeguato possibile, evidenzia alla società e alle comunità cristiane una trama interpretativa dei fenomeni sociali legati alle difficoltà economiche delle famiglie. E' il risultato di una duplice indagine: quantitativa, che prende in esame l'esperienza maturata in tre anni (2006-2008) nell'attività dei tredici sportelli che operano in favore delle persone e delle famiglie in temporanea difficoltà economica e qualitativa, attraverso interviste in profondità, focalizzata sul profilo umano e sociale di che soprattutto nell'ultimo anno è stato investito dalla crisi economica e lavorativa.
Un'analisi che non può prescindere da una prima constatazione: sono aumentati sia il numero degli sportelli di microcredito presenti sul territorio, che il numero delle persone che vi si sono rivolte, segni questi di un disagio crescente che ha bisogno di risposte alternative rispetto a quelle offerte dalle istituzioni che non paiono essere adeguate al profilo dei nuovi bisogni.

Il profilo delle persone ascoltate e i bisogni espressi
A rivolgersi agli sportelli per richiedere un prestito a causa di momentanee difficoltà economiche, nel triennio 2006-2008, sono prevalentemente gli uomini (58,3%). Il 58,4% delle persone in cerca di aiuto è italiano, mentre tra gli stranieri prevalgono le origini africane per gli uomini e le provenienze dall'Est Europa per le donne.
Se le richieste sono formulate principalmente da adulti di età compresa tra i 40 e i 49 anni (36,9%), va però annotato che nel corso del triennio la domanda arriva da persone sempre più i giovani: se nel 2006 c'era un giovane con meno di 40 anni ogni quattro persone ascoltate (26,2%), nel 2008 il rapporto cresce a quasi due giovani su cinque.
Il vissuto di solitudine (per separazioni/divorzi, vedovanza o il non aver mai costruito una famiglia propria) riguarda ben due donne su tre (64,2%). Per converso, nella componente maschile la condizione di legame coniugale o relazionale riguarda il 64,4% degli ascolti.
«La domanda di prestiti al femminile si annida tipicamente nei nuclei monoparentali, per il 38,6%, ed unidimensionali, per il 22,6%, mentre quella maschile coinvolge coppie con figli nel 55,1% dei casi. Va sottolineato anche come nel corso del triennio si assista alla progressiva accentuazione delle situazioni di solitudine» spiega il ricercatore Nicola Doppio.
Un quarto delle persone ascoltate vive una condizione di inattività rispetto al mercato del lavoro (25,7%) e più di un quinto presenta un'occupazione precaria (21,6%). Ma crescono le richieste di un aiuto di chi ha un'occupazione a tempo indeterminato (48,7%).
Posto che agli sportelli si rivolgono persone in una situazione temporanea di difficoltà economica, il 60,7 per cento delle richieste riguarda la conduzione della vita domestica (spese per affitto, bollette, riparazioni improvvise, acquisti per l'abitazione). Tra le altre motivazioni, quelle legate all'accensione di precedenti debiti (17,7%) e nel 16,4 per cento dei casi a spese specifiche (mediche, legali, scolastiche o inerenti ai mezzo di trasporto).
Se fra gli italiani a pesare sono soprattutto i problemi legati a debiti pregressi (22,7%), per gli stranieri assume maggior rilievo le difficoltà di pagare l'affitto (23,7%).
Quasi metà delle richieste di prestiti viene formulata da persone che sostengono di non essersi rivolte a nessun altro in precedenza (49,2%), ma una persona ascoltata su tre dichiara di aver avuto almeno un contatto con i servizi pubblici (33,8%).



Le dimensioni della vulnerabilità e i fattori di impoverimento
«Un primo dato che emerge dalla ricerca - sottolinea il direttore della Caritas Vicentina, don Giovanni Sandonà - è che la fragilità delle persone è una condizione biografica che dipende da diversi fattori: eventi che possono verificarsi nell'ambito del lavoro, dei rapporti sociali, della salute, e infine, culturale. Si nota quasi sempre un concatenarsi di fattori che se presi singolarmente possono anche considerarsi non negativi, ma che rendono profondamente vulnerabili quando si presentano contemporaneamente. I singoli fattori hanno ovviamente pesi diversi e sicuramente quello che determina spesso l'avvio di una spirale negativa è legato al lavoro e alla mancanza del reddito relativo».

Riflessioni e percorso possibili
Che tipo di sostegno ricevono dalla nostra società le persone in difficoltà economica? Dallo spaccato che emerge dalla ricerca della Caritas Vicentina si evidenzia anzitutto che le politiche di aiuto sembrano non riuscire a considerare la vulnerabilità delle persone come un processo ed infatti prevedono forme di contrasto che si limitano ad intervenire su una singola dimensione fra quelle che mettono in difficoltà la persona. «Le politiche sociali, oggi, insomma, non tengono conto degli effetti sistemici, riuscendo così ad incidere davvero poco sulle cause dei problemi» sottolinea Nicola Doppio. Gli interventi delle istituzioni si caratterizzano poi per essere "di bassa soglia": proteggono solo dal degrado e dalla miseria più totale.
«Ci sono problemi anche di fruibilità dei servizi erogati dal pubblico, legati alla difficoltà di accesso alle informazioni giuste, in particolare per chi è povero di strumenti o le cui reti di supporto sono poco estese» avverte Doppio.
A volte, addirittura, il rischio è di aggravare la situazione: «la mancata presa in carico delle persone e la percezione di queste di dover negoziare ogni singolo aiuto, le mette in una condizione di umiliazione. Senza contare l'atteggiamento di molte amministrazioni locali verso gli stranieri: pare che l'etica comune si stia rimodellando in chiave discriminatoria, che vede cittadini di seria A e cittadini di serie B». Il povero sembra portatore di una precisa colpa anche per altri soggetti istituzionali: non aver saputo fare tesoro delle risorse che aveva a disposizione. «Ma sono queste rappresentazioni che mantengono chi è nel bisogno il più possibile lontano da un aggancio istituzionale» aggiunge don Sandonà.
Quanto alle reti di sostegno informali, dalla ricerca emerge come gli sportelli Caritas analizzati risultino efficaci perché di confine, policentrici rispetto al territorio, ma soprattutto perché si privilegia la relazione, «tanto che a volte il volte e il nome del volontario rimane così indelebile nel ricordo delle persone, da far passare quasi in secondo piano il soggetto istituzionale Caritas» evidenzia Doppio.

Le direzioni da percorrere
Tre gli ambiti di progettazione ed intervento che i risultati della ricerca invitano a "presidiare".
Il primo è quello scientifico: stabilizzare l'osservazione sociologica sui fenomeni legati alla povertà permette infatti di produrre letture attendibili.
Il secondo è quello organizzativo: creare un maggiore lavoro di rete orizzontale fra i diversi soggetti attivi nell welfare locale e dotarsi di strumenti di lavoro che producano soluzioni innovative, partendo dai problemi, dagli obiettivi e dalle risorse disponibili, non dalle prassi e dalle abitudini esistenti. Per farlo occorre ripensare le politiche sociali, che non devono essere solo trasferimenti monetari e aiuti ma attività capaci di incidere veramente e positivamente sui problemi.
Il terzo è l'ambito politico: è necessario recuperare la cultura dei diritti, rilanciare il ruolo di recezione dei nuovi bisogni, di progettualità ampia(Welfare community) e di garanzia dello Stato e delle pubbliche amministrazioni.

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Solidarietà con chi fa più fatica

Venerdi 30 Ottobre 2009 alle 19:29

Caritas Diocesana Vicentina

SOLIDARIETÀ CON CHI FA PIÙ FATICA
DONANDO VIVERI ALLA CARITAS DIOCESANA

Il primo novembre, per il dodicesimo inverno, al ricovero notturno Caritas si dilata al massimo l'accoglienza per chi non ha casa


Vicenza, 30 ottobre 2009. Apre i battenti il primo di novembre per il dodicesimo inverno il ricovero notturno di Casa San Martino in contrà Torretti a Vicenza. Rimane aperto tutto l'anno, ma nei cinque mesi invernali dilata al massimo i criteri di accesso, il numero di letti a disposizione e il servizio pasti.
Come ogni anno, la Caritas cerca sia nuovi volontari per il servizio, che generi di prima necessità. Questi ultimi sono particolarmente urgenti, dato che saranno condivisi, tanto più saranno abbondanti, con le altre realtà Caritas che in diocesi sostengono, anche con la borsa spesa, le famiglie in difficoltà.
«Sono servizi che cercano ogni giorno di esprimere in modo tangibile la vicinanza della comunità cristiana alle più svariate forme di povertà e di sofferenza, tramite l'ascolto, l'aiuto concreto e l'ospitalità» spiega suor Celina Pozzan, vicedirettore della Caritas diocesana.
Come analizzava il nostro vescovo Cesare il 7 settembre scorso, all'apertura dell'anno pastorale, in questi mesi sempre più famiglie sono afflitte da fatiche e difficoltà materiali e morali. Le difficoltà derivanti dalla mancanza di lavoro investono tantissime famiglie e persone; gli immigrati si vedono costretti a far rientrare la famiglia nel Paese di origine e se rimangono disoccupati per più di sei mesi perdono il permesso di soggiorno; alcuni imprenditori rischiano la chiusura delle loro aziende per le crescenti difficoltà del credito e del mercato. Una dramma fortissimo per persone e per famiglie».
«La crisi - sottolinea ancora suor Celina - può però diventare un'opportunità se aiuta le nostre comunità ad interrogarsi seriamente sul proprio stile di vita, e poiché questa crisi ci mette tutti nella situazione di riflettere, ci impegna ad una maggiore sobrietà, ma anche ad un supplemento speciale di fraternità e solidarietà».


Le famiglie "provate"

Lo Sportello donna e famiglia della Caritas diocesana - dove giungono le situazioni familiari più complesse, quelle che vanno oltre le possibilità delle parrocchie - da gennaio a ottobre 2009 ha effettuato 1.755 colloqui, che 552 volte hanno portato ad attività di segretariato sociale. L'accompagnamento e l'ascolto 746 volte si è concretizzato anche nella consegna di borse della spesa e, 434 volte, in piccoli aiuti in denaro. Nel corso degli ultimi dieci mesi le "nuove" mamme con figli a carico che si sono rivolte allo sportello per la prima volta sono state 242, delle quali 46 italiane: un numero, questo, in preoccupante ascesa. Un dato infine evidenzia il crescere del disagio: quello dei 109 i colloqui effettuati ad agosto 2009, contro i 79 dello stesso mese del 2008 (20 i nuovi casi, contro i 14 dell'agosto di un anno prima).













C'è bisogno di generi alimentari, soprattutto per famiglie e bambini

Per il ricovero e per le famiglie in difficoltà servono zucchero, scatolame (pelati, tonno, sgombro, fagioli, piselli), olio di semi e di oliva, riso, merendine, biscotti, fette biscottate, farina bianca e gialla, tè, camomilla, caffè, latte a lunga conservazione, uova, formaggio conservabile (sottovuoto), frutta e patate. Per i bambini c'è invece necessità di: omogeneizzati, pappe, pastine, latte in polvere (in particolare il n.2), biscotti da biberon o simili, pannolini misura n° 2 - 3 - 4 - 5. Infine sono particolarmente utili anche detersivi per lavare i panni e le stoviglie e prodotti per l'igiene personale della mamma e del bambino.


Le persone senza casa

Per quel che riguarda il ricovero notturno invernale, da fine ottobre 2008 a fine marzo 2009 sono state accolte 326 persone (54 italiani e 272 stranieri, sia donne che uomini).
Nella sua versione estiva, invece, dal 16 aprile al 31 ottobre 2009, il ricovero ha accolto 175 persone (34 italiani e 141 stranieri, mediamente 38 persone a notte, con una media di 43 pernottamenti per ospite).


I volontari: dono che sa fare miracoli

Sono stati 762 i volontari coinvolti nell'attività di accoglienza del ricovero invernale, oltre ai 954 che, a gruppi, hanno preparato e servito i pasti caldi la sera e la domenica. 419 invece i gruppi, le parrocchie, le ditte, gli enti e le famiglie donatori di alimenti, indumenti e coperte.
Per quel che riguarda il ricovero estivo, i volontari per l'accoglienza notturna sono stati 129 e altri 130 hanno garantito l'apertura domenicale. 36 sono invece i gruppi che hanno garantito i pasti, la sera e la domenica.
Si tratta di dati che confermano quanto questi servizi siano oggi quanto mai importanti e bisognosi di essere sostenuti dalle comunità cristiane e dalla società civile. La necessità di volontari che si alternano nel servizio è infatti considerevole e proprio per questo Caritas lancia un appello, a gruppi e singoli, perché prendano in considerazione la possibilità di prestare servizio al ricovero notturno.

I prossimi incontri di formazione per i nuovi volontari si terranno sabato 21 novembre e sabato 12 dicembre, dalle ore 15,00 alle ore 17,00 presso la sede della Caritas Diocesana Vicentina in contrà Torretti 38 a Vicenza. Chi fosse impossibilitato a partecipare potrà richiedere un colloquio individuale in segreteria o, solo per gruppi numerosi, direttamente nelle parrocchie, contattando la segreteria stessa al numero di telefono 0444-304986 (dal lunedì al sabato dalle 09.00 alle 12.30), oppure via e-mail, all'indirizzo [email protected].


UFFICIO STAMPA CARITAS VICENTINA

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Terremoto a Sumatra, la Caritas si mobilita

Giovedi 1 Ottobre 2009 alle 19:27

Caritas Diocesana Vicentina

TERREMOTO A SUMATRA

L'isola indonesiana colpita da una scossa devastante

La Caritas si mobilita

 

Una devastante scossa sismica ha colpito l'Indonesia poco al largo della zona di Padang, sull'isola di Sumatra.

Si contano già molte vittime, ma il bilancio sembra inevitabilmente destinato a crescere. Secondo le prime informazioni ci sono danni all'aereoporto di Padang ed alle linee telefoniche ed elettriche. Tutti i voli diretti per Padang sono stati comunque cancellati.

Un team Caritas è già in viaggio per raggiungere la zona colpita dal sisma, cercando di passare attraverso Palembang o Bengkulu, per poi proseguire in macchina.

Secondo Pak Martin, della Parrocchia St. Barbara Sawah Lunto, si è trattato di una scossa assai prolungata, che si è avvertita per almeno 5 minuti, immediatamente seguita da una completa interruzione dell'erogazione di energia elettrica. La pioggia che insiste sulla zona rende i soccorsi ancora più difficili.

Caritas Italiana è presente in Indonesia da diversi anni.

Subito dopo il terribile tsunami che nel 2004 ha sconvolto l'intera area, ha potenziato gli interventi ed ha realizzato progetti di ricostruzione e sviluppo a sostegno degli sforzi di Caritas Indonesia per un ammontare totale di oltre 3 milioni di euro solo negli ultimi 5 anni. Gran parte dei progetti è stata realizzata in diverse zone dell'isola di Sumatra.

In questa nuova fase di emergenza gli operatori di Caritas Italiana presenti in Indonesia si mantengono in stretto coordinamento con Caritas Indonesia e con gli altri membri della rete Caritas per un primo bilancio della situazione e aiuti immediati.

Vicenza, 1 ottobre 2009

Per sostenere gli interventi in corso (causale "TERREMOTO SUMATRA") si possono inviare offerte a: Caritas Diocesana Vicentina - contrà Torretti, 38 - 36100 Vicenza

· Consegna dell'offerta presso gli uffici dal lunedì al sabato (9,00 -12,30);

· Versamento sul c/c postale n. 13824362 intestato a Diocesi di Vicenza-Caritas C.P. 833 Vicenza;

· Bonifico bancario intestato a Diocesi di Vicenza-Caritas presso Banca Popolare Etica - filiale di Vicenza, EU IBAN IT53 I050 1811 8000 0000 0117 100.

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Sempre più famiglie in difficoltà

Mercoledi 23 Settembre 2009 alle 18:37

Caritas Diocesana Vicentina

FAMIGLIE IN DIFFICOLTA' ECONOMICA: +238% A FINE ANNO LE RICHIESTE DI AIUTO IN CARITAS. URGONO NUOVI VOLONTARI AGLI SPORTELLI

In soli sette mesi giunte le stesse richieste di aiuto dei tre anni precedenti.

Un appello perché ognuno faccia la sua parte.

 

Vicenza, 23 settembre 2009. La Caritas Vicentina organizza un nuovo corso di formazione destinato a preparare nuovi volontari da affiancare a quelli già operanti nei 13 sportelli (ad Asiago, Arzignano, Bassano del Grappa, Dueville, Lonigo, Malo, Montecchio Maggiore, Noventa Vicentina, Piazzola sul Brenta, San Bonifacio, Schio, Valdagno e Vicenza) del microcredito etico-sociale. Sono per lo più persone con alle spalle anni di lavoro in banca, che si rivela particolarmente utile nell'intensa attività di accompagnamento, informazione e mediazione con i servizi sociali e le finanziarie che costituisce l'ossatura di questi due servizi. I 120 volontari infatti sono molto sotto pressione e per poter garantire l'intensa mole di lavoro dei servizi del microcredito etico-sociale e del Fondo straordinario di solidarietà per chi ha perso il lavoro servono nuove energie. «Per questo lanciamo un appello ad iscriversi a operatori bancari o comunque a persone che abbiano competenza professionale da regalare alle famiglie provate dalle difficoltà economiche» sottolinea don Giovanni Sandonà, direttore della Caritas Vicentina. Il corso inizierà il 22 ottobre a Vicenza presso la sede Caritas e prevede quattro incontri, tutti il giovedì sera. Per informazioni e iscrizioni: www.caritas.vicenza.it, [email protected], tel. 0444 304986.

Per far fronte ai mesi a venire, la Caritas Vicentina lancia anche un invito agli altri soggetti sociali: «L'incredibile mole di richieste di aiuto economico che ci sono giunte in questi ultimi mesi e la situazione economica che, per quel che riguarda il lavoro, fa intravvedere scenari molto foschi, ci induce a chiedere ancora una volta a tutti i soggetti sociali di attivarsi per sollevare tante famiglie dalla situazione drammatica in cui versano, ciascuno per le proprie competenze: dalle aziende ex municipalizzate per quel che riguarda le bollette delle utenze ai proprietari di case per dilazionamenti negli affitti, fino agli enti istituzionali preposti per quel che riguarda l'effettiva fruizione degli ammortizzatori sociali» aggiunge don Giovanni Sandonà.

I due appelli del direttore della Caritas Vicentina trovano conferma nei numeri: i volontari degli sportelli della Caritas Vicentina che seguono le famiglie in difficoltà economica hanno svolto nei primi sette mesi del 2009 un'attività di ascolto pari a quella di tutti e tre gli anni precedenti messi insieme. Un dato che dimostra quanto la crisi economica e del lavoro abbia messo in ginocchio tante persone e famiglie in diocesi.

Dal 15 aprile, infatti, in molti si sono rivolti ai 13 sportelli per il microcredito che, da quella data, fanno anche da "collettori" delle richieste di aiuto da parte di chi ha perso il lavoro e può accedere al Fondo straordinario di solidarietà per chi ha perso il lavoro, istituito dal Vescovo nel febbraio scorso. Così, se dal 2006 al 2008 si sono rivolti agli sportelli in 1.005, da gennaio a luglio 2009 gli ascolti sono stati almeno 941: 523 erano domande di piccoli prestiti da restituire in rate molto dilazionate e a interesse particolarmente conveniente, 418 erano richieste di persone che avevano perso il lavoro. «Se si manterrà questo trend, cosa non lontana dalla realtà visto che in molti dicono che il peggio da un punti di vista dell'occupazione sta arrivando adesso - spiega il coordinatore degli sportelli, Paolo Frison - a fine 2009 potremmo arrivare a 1500 ascolti complessivi, con un incremento del 238 per cento delle richieste rispetto al 2008».

Dal 15 aprile al 31 luglio 2009 gli aiuti dati dal Fondo straordinario sono stati 184, per un importo complessivo di 80.900 euro, mentre per quel che riguarda il microcredito da gennaio a luglio 2009 i prestiti effettuati sono stati 169, per un totale di 317.695 euro (erano stati 650 mila nei tre anni precedenti).

Per accedere al contributo straordinario a fondo perduto che consente a chi ha perso il lavoro di affrontare impegni economici altrimenti non superabili, occorre essere lavoratori, italiani o stranieri, residenti o che comunque operano nella diocesi di Vicenza, che si trovano in una situazione di grave difficoltà a causa della perdita del lavoro e non godono di ammortizzatori sociali, di altre provvidenze o di un aiuto da parte dei familiari. Il contributo massimo è di mille euro, una tantum oppure in più rate mensili, secondo parametri stabiliti da un regolamento interno.

Il Fondo straordinario ha potuto contare fin dall'inizio su 300 mila euro messi a disposizione dalla Curia (200 mila) e dalla Caritas diocesana (100 mila). A questa dotazione iniziale si sono aggiunte alcune generose donazioni: 300 mila sono stati messi a disposizione dalla Fondazione Cariverona, 150 mila dalla Banca Popolare di Vicenza, 31.750 da privati, 13 mila da parrocchie e 2.222 da iniziative di raccolta fondi. «Una dotazione complessiva, ad oggi, di 797.072 euro - spiega ancora Frison - che, stante gli attuali ritmi di impiego, sarà esaurita ad aprile-maggio 2010». «E' difficile pensare che ad aprile la stretta per quanto riguarda i posti di lavoro sarà terminata - aggiunge don Giovanni Sandonà - e tuttavia oltre tale data, come detto, non ce la faremo. Faccio perciò appello a chiunque, singola persona od istituzione, affinché con le sue donazioni ci permetta di continuare, se possibile per tutto il 2010, questa prossimità con le famiglie in difficoltà economica».

Per quel che riguarda il Fondo di garanzia per il microcredito, esso ammonta invece attualmente a 1.121.690 euro: vi contribuiscono la Caritas diocesana, la Diocesi e la Caritas Italiana per 107.250 euro, le 11 Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali della provincia di Vicenza con le 2 BCC delle province di Padova e Verona afferenti la diocesi di Vicenza per 500 mila euro, la Fondazione Cariverona per 300 mila, i 24 comuni convenzionati per 132.049 euro, l'Associazione Industriali della Provincia di Vicenza per 50 mila, mentre i versamenti di privati, parrocchie e la quota interessi ammontano complessivamente a 32.390 euro.

 

«Nemmeno un lavoratore perda il posto di lavoro. All'inizio della crisi finanziaria - afferma il vescovo di Vicenza, Mons. Cesare Nosiglia - il governo ebbe modo di assicurare che nemmeno un euro sarebbe stato perso dai risparmiatori. Vorrei che con la stessa forza ed il medesimo impegno il governo dicesse oggi che nemmeno un lavoratore perderà il suo posto». Per il vescovo di Vicenza, poi, servono nuovi stili di vita «improntati alla sobrietà e a consumi strettamente necessari e non futili, ad un uso 'severo ed onesto dei soldi, ad una solidarietà effettiva di vicinato».

 

UFFICIO STAMPA CARITAS DIOCESANA VICENTINA

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50.000 euro alla Caritas per immigrati

Mercoledi 29 Luglio 2009 alle 23:26
Comune di Vicenza. 29 luglio 2009   

 

Comune di Vicenza sempre in prima linea per individuare e promuovere misure a favore di chi soffre maggiormente per l'attuale crisi economica.
Questa mattina, su proposta dell'assessore alla famiglia e alla pace Giovanni Giuliari, la giunta ha formalizzato la destinazione dei 300 mila euro stanziati per sostenere i nuclei familiari più a rischio.
Nel dettaglio, come già annunciato, 50 mila euro sono stati stanziati per partecipare al progetto "Microcredito etico-sciale" della Caritas diocesana.
Altrettanti soldi sono stati affidati sempre alla Caritas per sostenere il rientro di immigrati nei propri paesi d'origine: "Si tratta di un'iniziativa - precisa Giuliari - che libera risorse, perché aiuta a tornare in Patria chi qui non ha nessuno e sarebbe soltanto un peso a carico dell'assessorato". Dal 2004 al 2008 la Caritas, che ha esplicitamente chiesto al Comune questo tipo di contributo, ha accompagnato 78 stranieri. Nei primi mesi del 2009 si è già dovuta occupare del rientro di 13 persone.
Altri 80 mila euro sono stati destinati dal Comune all'emergenza abitativa, a sostegno delle spese di affitto di chi si trova in questa particolare situazione, mentre 120 mila euro serviranno ad aiutare le famiglie colpite da disoccupazione, cassa integrazione, mobilità.

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Immigrati: meglio a casa loro

Venerdi 24 Luglio 2009 alle 08:31

Coi soldi del Comune, la Caritas aiuta i rimpatri. Un principio da estendere a tutti i poveracci che emigrano. Vittime della nostra colonizzazione economica e culturale

Immigrati (Vito Manzari)Di recente se n'è occupato anche il Corrierone nazionale, sebbene buttandola un po' a sproposito in politica: l'amministrazione vicentina di centrosinistra dà soldi alla Caritas locale perché aiuti immigrati con particolari problemi a tornare nei paesi d'origine. Come dire: questi veneti, sottopelle, sono leghisti anche quando in tasca hanno la tessera del Pd. Per la verità, i 50 mila euro annui che il Comune gira all'organizzazione cattolica guidata a Vicenza da don Giovanni Sandonà sono frutto di una decisione presa dalla passata giunta di centrodestra nel 2004. Da allora ad oggi, sono stati 75 le persone (15 ogni anno) che hanno usufruito del programma di assistenza economica e logistica che li segue passo passo fino ad una nuova sistemazione in patria. Di varia nazionalità, sono tutti soggetti con difficoltà gravi: dall'alcolismo, alla droga, a turbe psichiche. Gente che non riusciva a procurarsi una vita decente, riducendosi all'accattonaggio e cercando rifugio nei ricoveri della Caritas.


Progresso?

Iniziativa benemerita, perché porta in germe il principio di fondo che dovrebbe ispirare una sana gestione dell'immigrazione: il rimpatrio. Sgombriamo subito il campo da equivoci: non ce l'abbiamo con gli stranieri, il razzismo non è nel nostro dna. Ce l'abbiamo con lo sradicamento, l'impoverimento e la distruzione di società, costumi e modi di vita che la globalizzazione ha prodotto nel cosiddetto Terzo Mondo. L'Occidente, che tutto vuole omologare a sé allo scopo di razziare risorse naturali e assicurarsi sempre nuovi mercati di consumo, è la causa prima dell'epocale esodo di masse di diseredati abbagliati dal miraggio del nostro benessere materiale. Il vecchio colonialismo, praticato sulla punta delle baionette, si limitava al saccheggio di materie prime. Per il resto, in Africa e Asia le potenze coloniali europee lasciavano intatto l'habitat umano, sociale ed economico delle popolazioni assogettate, considerate "primitive". A parte i soliti preti col vangelo in mano, esse continuavano a vivere in santa pace secondo ritmi millenari, campando benissimo grazie ad un'economia di autoproduzione e autoconsumo, mantenendo i propri usi e le proprie tradizioni. Non erano "poveri", primo perché vivevano del loro e sul loro e di bambini denutriti con le mosche sulla faccia non ce n'era l'ombra. E poi perché la povertà è un concetto introdotto da noi occidentali nel Novecento, quando siamo passati al nuovo colonialismo. Il quale, invece di restare politico e militare, ha concesso l'indipendenza agli Stati da loro stessi creati con riga e compasso, sostituendo l'occupazione classica con quella, più subdola e devastante, dell'invasione dei nostri prodotti e dei nostri consumi. In una parola, del nostro sistema di vita. Col bel risultato che ora si sentono le pestifere Ong sostenere la necessità che anche un bravo Boscimano debba possedere un computer e l'allacciamento a internet per non restare tagliato fuori dal "progresso". Non gli passa neanche per l'anticamera del cervello, a questi missionari rompiscatole, laici o no che siano, che quelle poche comunità native non ancora spazzate via dalla loro invadente carità stavano sicuramente meglio quando stavano "peggio".


Incubo


Ma ormai la frittata è fatta. E le dimensioni del disastro sono tali da non permettere un dietrofront pianificato a tavolino. Le politiche per l'immigrazione messa in campo da noi ricchi sono deboli argini che crollano inesorabilmente all'urto di centinaia di migliaia di poveracci che ogni anno si ammassano ai nostri confini. Le quote, i controlli costieri, i protocolli internazionali: tutti palliativi e mezze misure, il trend è inarrestabile. E così dev'essere, perché fa gioco all'industria che può calmierare i salari, alla politica che può lucrarci consensi giocando a chi fa il duro o chi fa il buono, e soprattutto conviene alla logica del mercato globale perché interconnette sempre più le aree del pianeta, con un immigrato di qua e la famiglia di là. E' il sogno del melting pot universale, dove tutti gli uomini sono cittadini del mondo, ma di un mondo in cui le differenze sono abolite e siamo tutti uguali di fronte alla Virgin o alla Coca Cola. Un'ammucchiata da incubo che fa sfregare le mani alle multinazionali. Ma fa pagare un prezzo altissimo all'umanità, livellata a target unico mondiale senza storia, senza passato, senza cultura: un nulla indistinto in cui per esistere devi arrivare ad ottenere, a tutti i costi, il tenore di vita dei più ricchi. Un obbiettivo che se fosse raggiunto, con sei miliardi di individui presenti sulla Terra, farebbe precipitare il collasso ecologico a cui siamo già avviati.
 

I colpevoli


I colpevoli a monte siamo noi, noi colonizzatori che poi raccogliamo fondi per combattere la fame dei "meno fortunati". Siamo stati noi a volerli convertire, a corrompere col nostro stile di vita e la nostra mentalità da predoni le classi dirigenti locali. Siamo noi che infestiamo i loro paesi coi nostri cellulari, i nostri hamburger, i nostri elettrodomestici, i nostri vestiti e tutta la paccottiglia usa e getta che svetta in imponenti discariche in mezzo a cui grufolano quei poveri bambini che in tv ci fanno tanta pena. Siamo noi i responsabili di quel genocidio culturale che accomuna la corporation che saccheggia e schiavizza al volontario che fonda scuole e ospedali per diffondere il nostro credo e combattere le nostre malattie (l'Aids, che miete milioni di vittime in Africa, lo abbiamo importato noi). Perciò non dobbiamo scandalizzarci se poi vengono a bussare alla nostra porta per chiederci il conto. Ce lo meritiamo, ed è sommamente ipocrita e vile farne dei capri espiatori per difendere quel poco di presunto benessere a cui siamo attaccati come donnette isteriche. Tanto più che siamo riusciti a far divenire tali anche uomini tutti d'un pezzo come gli africani dalla pelle d'ebano o gli indiani dalla mistica saggezza. Popoli che fino a mezzo secolo fa erano ancora liberi e ancorati alla propria identità. Quella che gli immigrati di oggi, che non vedono l'ora di essere come noi, hanno perduto. Ecco perché va visto con favore ogni residua resistenza, da parte loro, di conservare almeno la propria fede religiosa, come l'Islam, ultimo retaggio che li differenzia dal vuoto occidentale.
L'immigrazione è figlia della globalizzazione, a sua volta prodotta dal sistema industriale e finanziario occidentale che deve continuamente espandersi e crescere se non vuole crollare su sé stesso. La vera svolta al "problema immigrazione" verrà soltanto quando la bolla mondiale della crescita economica imploderà una volta per tutte vanificando il mito della ricchezza a qualsiasi costo. Forse la prossima crisi globale, che avendo accumulato i debiti dell'ultima sarà ancora più grossa e distruttiva, sarà quella decisiva. Quella che ci salverà.

Alessio Mannino

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Orti urbani: i pensionati regalano il raccolto ai bisognosi

Lunedi 13 Luglio 2009 alle 14:02

Comune di Vicenza. 13 luglio 2009                               

Ci sarà anche la verdura fresca dell'orto nelle borse della spesa distribuite alla Mensa della Carità dei Frati di Monte Berico. L'idea è dei pensionati dell'associazione Orti urbani dei Ferrovieri, da tempo impegnata in iniziative per il mondo della scuola e del sociale.
Il presidente Beppino Beato ha infatti concordato con l'assessore alla famiglie e alla pace Giovanni Giuliari di offrire alle famiglie in difficoltà il raccolto dei 42 orti coltivati vicino al Parco del Rettone: appezzamenti da 50 metri quadrati l'uno, da anni coltivati con cura e passione da pensionati volontari dell'associazione. Anche loro hanno voluto dare una mano alla società vicentina in questo periodo di crisi, individuando con l'assessore Giuliari nei bisognosi che si rivolgono alla Mensa della Carità i beneficiari della singolare iniziativa. Ogni sabato, a Monte Berico, i frati distribuiscono infatti circa 45 borse della spesa con generi di prima necessità a famiglie in difficoltà, segnalate dello stesso assessorato agli interventi sociali. I sacchetti della spesa di sabato 25 luglio e di sabato 1 agosto conterranno anche il raccolto dei pensionati dei 42 orti urbani.
"Ho ricevuto Beppino Beato - dichiara Giuliari - per ringraziare la sua associazione a nome di tutta la città: quello che hanno proposto è un gesto semplice che però ci ha permesso di organizzare un significativo e utile progetto di solidarietà".

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Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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