«Niente allarme: perdite potenziali e banche solide» dichiarava il 13 febbraio 2015 a tutta pagina in "Economia e Finanza" Marco Poggi (**in fondo il testo completo del suo ottimismo) al giornale più (scendi)letto dei potenti di Vicenzae, perciò, oggi sempre più (neg)letto dalle decine di migliaia di vicentini che, complice la disinformazione locale, hanno tenuto in pancia, prima, e comprato, poi, azioni della Banca Popolare di Vicenza dal fanta valore di 62,50 euro ora ridotti a 10 centesimi e per giunta non negoziabili in Borsa. E Marco Poggi mica è uno qualunue nel gruppetto di fans intervistati, e applauditi, anche quest'anno dallo stesso bestiArio quotidiano e che (sper)giuravano sul buonaffare dell'aumento di capitale. Continua a leggere
Se uno, che non ha fatto il liceo classico o non si diletta di letture umanistiche e mitologiche, vuol sapere cos'è l'araba fenice, quella che risorge dalle proprie ceneri, basta che provi a "pincionare" sul web e, su Wikipedia, trova che è «l'araba fenice è qualcosa di cui non si conosce l'uguale, introvabile, un esemplare unico e soprattutto inafferrabile, secondo il ben noto detto di Metastasio ("Demetrio", atto II, scena III): "Come l'araba Fenice, che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa."». E quale definizione migliore oggi si attaglia a Gianni Zonin, l'ex presidente della Banca Popoalre di Vicenza, a cui circa 118.000 soci hanno dato fiducia ritrovandosi poi in mano, non tutti, per carità , gli amici pare di no, ma quasi tutti gli altri, moltissimi i poveracci, con un pugno di carta straccia in mano, su cui prima era scritto "vale 62,50 euro, fidatie comprami" e ora c'è inciso con la punta di un pugnale doloroso "varrebbe 10 centesimi, ma neanche in Borsa mi puoi vendere".
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Ieri tutta la città del Palladio, che, non però era padovano, è stata colpita dalla bufera che, superando ovviamente e di gran lunga quella dei miliardi di risparmi bruciati dalla Banca Popolare nominalmente di Vicenza ma soprattutto di Gianni Zonin, ha rovesciato ettolitri di indignazione sulla città colpita nella "sua immagine" non dalle malefatte, ogni altro giorno, dei potenti e dai silenzi dei complici compiacenti, ma per il manifesto con una ragazza coperta da una maglietta con la scritta invereconda "Supreme bitch". Si sono scatenati e sono stati megafonati dalla carta stampata locale il presidente di FestAmbiente Vicenza Adriano Vernau, Stefano Dal Pra Caputo, giovane consigliere comunale, oddio, del PD, e, doppio oddio, Stefano Poggi della locale associazione della Nuova Sinistra.
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A Vicenza c'è una "carta" stampata calante ma piena di tanti colleghi, molti assunti, molti di più no, tutti sotto le ali protettive economiche (e non solo) confindustriali, visto che il suo editore, la società Athesis, oltre ad appartenenti a "famiglie Vip" con quote minoritarie, ha come soci di riferimento Confindustria Vicenza e Confindustria Verona, direttamente ma anche tramite tante "scatolette" vicentine e veronesi, controllate dalle due associazioni, tutte "dispensa incarichi" e "cura interessi". Ci sono poi altri mezzi, tutti più o meno in crescita come lettori/utenti, la maggior parte dei quali solo su web, a parte il CorVeneto, che al 51% appartiene a Rcs e al 49% a una società locale che ha Riello e Zonin come soci di spicco.
Da anni non facevamo il nome di Ario Gervasutti, il direttore del locale giornale degli industriali (comunemente noto a un sempre minor numero di lettori come Il Giornale di Vicenza). Non lo prendevamo più direttamente di mira, noi direttorini di paese, pubblicisti semi volontari (anche se i nostri lettori crescono a dismisura) e non professionisti super pagati come lui (per far diminuire le copie del giornale nonostante i piani industriali alla Francesco Iorio?). Noi, a cui arrivano costantemente minacce, denunce e richieste di danni intimidatorie da parte di suoi affezionati lettori (due nomi, ad esempio, su tutti come Gianni Zonin ed Elena Donazzan), non lo identificavamo più come responsabile della crescente disinformazione promossa dal suo foglio ben foraggiato anche da aziende pubbliche e istituzioni.
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A Vicenza, la caduta del "Presidente" Zonin sta suscitando, come si prevedeva, una crescente ondata di indignazione e articoli contro chi fu potente. Tutto ciò ricorda la caduta di altri potenti, che avevano fatto favori a tanti, ma appena caduti si trovarono di fronte un esercito che rinnegava in tutti i modi possibili la vicinanza, la comunanza di merende e quant'altro con il caduto. Nessuno, dico nessuno che, amico di un tempo, abbia avuto almeno la buona maniera di dichiarargli almeno la sua solidarietà , cosa che oggi si usa come il pane per qualsiasi situazione, anche la più grave. Anche gli amici sbagliano e proprio gli amici dovrebbero essere quelli che ti consolano, ti aiutano con la loro vicinanza e non ti lasciano solo. Sta pure iniziando il fuggi fuggi con prese di posizioni ad arte per confondere e magari far intendere che nulla avevano a spartire con il potente caduto.
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Se l'Italia è al 63° posto nelle classifica mondiale per educazione finanziaria nessuno può meravigliarsi del crack di fatto della fu Banca Popolare di Vicenza che, se è vero che ha carpito con l'ignoranza la buona fede dei suoi 118.000 azionisti che hanno in pancia azioni che hanno pagato anche come due grammi di oro puro e che valgono oggi meno di uno Scottex, è stata guidata da un "luminare" della finanza: Gianni Zonin, se tanto mi dà tanto e se le statisrtiche valgono per tutti, era anche lui al 63° posto tra i suoi colleghi per conoscenza finanziaria anche se qualcuno urla, per la verità sommessamente, "alla vicentina", che aspirasse non al primato assoluto, per carità , di tal Bernard Madoff, altra classe, ma alla top ten dei "furbetti" (di Gambellara?)
Oggi dovrebbe essere un giorno di festa ma le nuvole si stanno addensando e non solo all'orizzonte.
I giornali scrivono che gli occupati aumentano. Decine di migliaia solo nel mese di marzo. I dati ISTAT lo confermano (90.000 occupati in più rispetto a febbraio), ma se si fa riferimento ai due mesi precedenti si può notare come questo aumento che, secondo la propaganda di regime, dimostrerebbe lo "straordinario successo" del jobs act si riduca a una specie di stabilizzazione di una situazione grave che resta drammatica. A marzo gli occupati vengono stimati in 22.577.883 unità , mentre a gennaio erano 22.575.292 (meno di 3.000 in più); gli inattivi sono stimati a marzo in 13.951.037 unità ed erano a gennaio 13.930.730 (oltre 20.000 in più).
Facebook e i social network rappresentano oggi tutto il bene possbile della comunicazione con la loro accessibilità a tutti, ma anche e spesso il peggio dell'informazione perchè, proprio per la incontrollabilità delle fonti (la libertà senza regole la chiamavano anarchia ai miei tempi), ci si può leggere tutto e il contrario di tutto, per giunta sotto la guida di "algoritmi", così si chiamano gli strumenti in base ai quali i social ti fanno leggere o meno qualcosa secondo la tua profilazione (politica, culturale, di gusti, di tendenze), e non quel "tutto" che ingenuamente si pensa. Per fare un esempio e semplificando, se si hanno 1.000 "amici" sul proprio profilo non tutti vedono quello che io scrivo pensando di comunicarlo al mio gruppo, aperto o chiuso che sia.
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Dall'allarme PFAS per 250.000 "avvelenati" all'ultima vicenda della presunta gara nell'usare le cannule più grandi per i pazienti del S. Bortolo all'Ussl 6 di Vicenza, ogni giorno la stampa locale inonda i lettori con scenari che allarmano sempre più la popolazione. Senza sottovalutare alcun pericolo, e lo dice VicenzaPiù che ha sempre lottato contro la malasanità (l'ospedale di Santorso, Galan e Sartori vi dicono qualcosa?) e contro l'aggressione all'ambiente (la Marlane Marzotto vi ricorda qualche altra cosa?), ci chiediamo, deontologicamente e sociologicamente, dove finisce il giusto allarme per tutti i cittadini e dove inizia un pericoloso allarmismo, magari utile al tornaconto di pochi di loro?
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