Buon Primo Maggio a quelli che vivono del proprio lavoro: manca una forza politica per la loro "classe". Si potrebbe ricostruire il PCI
Domenica 1 Maggio 2016 alle 15:36 | 0 commenti
Oggi dovrebbe essere un giorno di festa ma le nuvole si stanno addensando e non solo all'orizzonte.
I giornali scrivono che gli occupati aumentano. Decine di migliaia solo nel mese di marzo. I dati ISTAT lo confermano (90.000 occupati in più rispetto a febbraio), ma se si fa riferimento ai due mesi precedenti si può notare come questo aumento che, secondo la propaganda di regime, dimostrerebbe lo "straordinario successo" del jobs act si riduca a una specie di stabilizzazione di una situazione grave che resta drammatica. A marzo gli occupati vengono stimati in 22.577.883 unità , mentre a gennaio erano 22.575.292 (meno di 3.000 in più); gli inattivi sono stimati a marzo in 13.951.037 unità ed erano a gennaio 13.930.730 (oltre 20.000 in più).
Non solo, i lavoratori occupati definiti "permanenti" (che tali, però, non lo sono più da quando è stato di fatto cancellato l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori) sono stimati, a marzo 2016, in 14.801.200 e i lavoratori "a termine" in 2.342.221 unità mentre a gennaio erano, rispettivamente, 14.853.557 e 2.323.380. Questi sono dati che, in tutta evidenza, contraddicono gli strepitosi "effetti del jobs act" che Renzi e soci millantano sbandierando dati che vengono diffusi (guarda caso) alla vigilia del Primo Maggio.
Ma non è finita, solo qualche giorno fa EUROSTAT ha diffuso i dati, relativi al 2015, dell'occupazione nei paesi europei. Ebbene, l'Italia delle "straordinarie riforme" renziane si colloca agli ultimi posti, con un tasso di occupazione (popolazione di età compresa tra i 20 e i 64 anni) del 60,5% ben al di sotto della media europea che è del 70,1%.
E, se si guardano altri dati (ma basterebbe frequentare i luoghi di lavoro, le fabbriche e gli uffici), si può vedere come la produzione sia stagnante quando non in calo. Del resto, dal momento della totale assenza di qualsiasi politica per lo sviluppo, una situazione che non si può che definire disastrosa è nella logica delle cose. Forse quei mediocri e inadeguati personaggi che governano il paese essendo abituati a non lavorare (lo hanno mai fatto in vita loro?) credono che solo facendo propaganda si possano risolvere le cose?
E si prosegue leggendo che i morti per infortunio nei luoghi di lavoro nei primi quattro mesi del 2016 sono 191 e che, se si considerano anche i lavoratori non assicurati da INAIL, i morti sulle strade e in itinere, si supera la spaventosa cifra di 400 decessi.
L'utilizzo dei voucher è cresciuto a dismisura. Pochi soldi per un lavoro intermittente, assolutamente precario. L'ultima frontiera dello sfruttamento.
Ma, secondo il governo va tutto bene, anzi "meglio".
Un'ultima cosa. In Francia il governo di quel paese ha proposto una "riforma" del lavoro molto simile al "jobs act" renziano. Ebbene, c'è stata la rivolta dei lavoratori e degli studenti. Enormi manifestazioni e scioperi. Una lotta che sta facendo recedere il governo dalle sue intenzioni di colpire i diritti dei lavoratori. In Italia stravolgono la Costituzione, cancellano i diritti conquistati in decenni di lotte, ma tutto passa senza problemi. Viviamo in un paese rassegnato, abituato a subire, avvolto da una sorta di torpore mortale.
Intanto piove, parecchi negozi e centri commerciali sono aperti anche nella giornata che dovrebbe essere dedicata a chi vive del proprio lavoro. Una giornata che dovrebbe essere di festa e che una "normale" giornata di lavoro. Si continua così, nella rassegnazione e in una sensazione di impotenza, a subire ricatti e ad essere sfruttati per un salario che, quasi sempre, è insufficiente a vivere decorosamente.
Manca una forza politica che possa e sappia contrastare lo scempio che sta avvenendo nel nostro paese. Un'organizzazione che riesca a far crescere la coscienza che chi vive del proprio lavoro appartenga a una stessa comunità (a una classe, si sarebbe detto tempo fa) e che si può, se si lotta unitariamente, conquistare mete che oggi sembrano irraggiungibili. Manca, in Italia, la forza del Partito Comunista Italiano.
Chi vi scrive in questo caso, per cultura e storia politica personale, è di parte, ma se si provasse a ricostruirlo?
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