I media oscurano l'attacco intimidatorio di Zonin a VicenzaPiù. E uno cambia idea su Zoso, ma boccia Bulgarini che la cambia sui poteri durante l'arringa sulla Fondazione Roi
Giovedi 12 Maggio 2016 alle 23:49 | 1 commenti
A Vicenza c'è una "carta" stampata calante ma piena di tanti colleghi, molti assunti, molti di più no, tutti sotto le ali protettive economiche (e non solo) confindustriali, visto che il suo editore, la società Athesis, oltre ad appartenenti a "famiglie Vip" con quote minoritarie, ha come soci di riferimento Confindustria Vicenza e Confindustria Verona, direttamente ma anche tramite tante "scatolette" vicentine e veronesi, controllate dalle due associazioni, tutte "dispensa incarichi" e "cura interessi". Ci sono poi altri mezzi, tutti più o meno in crescita come lettori/utenti, la maggior parte dei quali solo su web, a parte il CorVeneto, che al 51% appartiene a Rcs e al 49% a una società locale che ha Riello e Zonin come soci di spicco.
All'origine di quei mezzi web c'è un miscuglio di situazioni, da editori giornalisti professionisti (?) ma anche dipendenti e sindacalisti dei dipendenti della BPVi, che con la mano sinistra sui tavoli di concertazione sculacciano e con quella destra sui tavoli di montaggio accarezzano le gesta di Zonin e dei suoi successori, fino a "compagni" di... vita di colei che è stata segretaria della locale Cgil fino a pochi giorni fa.
Ci sono, poi, anche mezzi come questo, da me diretto da quando sono stato indagato (per eccesso di libertà di espressione?) e messo in ginocchio economicamente ma che da più di dieci anni informa con ostinazione soprattutto su quello di cui "non si deve scrivere" grazie alla mia famiglia che mi fa da "editrice" insieme a un nutrito gruppo di piccoli imprenditori "tecnologici" che hanno appena ricapitalizzato la società editrice per mantenere il network esistente e per lanciare nuovi "prodotti" come VicenzaPiu.tv e IlQuotidianodiVicenza+.
E ci sono infine mezzi, che si professano indipendenti, salvo vivere (e prosperare?) dentro e accanto a una ben nota agenzia pubblicitaria locale, mai assumendo collaboratori, a parte, forse, il direttore, per avvalersi di una squadra (la chiamano Team) in cui un terzo circa dei collaboratori, tutti saltuari, sono vecchi, recenti ed attuali politici o politicanti, tra i quali, meno saltuario degli altri spicca un certo senatore Giuliano Zoso, di cui una volta il direttore era un critico acerrimo anche per il suo passato durante tangentopoli.
Questo mezzo è così indipendente da non aver mai citato, come, ops, la carta stampata, che anche quell'online definisce "non indipendente", e tutti gli altri media di cui sopra, la "denuncia per danni" milionari che abbiamo subito dal "potente" Zonin.
Questo collega e gli altri, tutti indipendenti, potevano dare la "notizia" di un milione di danni richiesti dall'ancora oggi presidente della Fondazione Roi, gestita da lui nel modo che tutti cominciano a conoscere, a un giornalista locale magari dando ragione al banchiere più amato da decine di migliaia di vicentini, Giovanni "Gianni" Zonin, contro il giornalista più odiato da alcuni potenti di Vicenza, il sottoscritto Giovanni "Gianni" Coviello,
Se era notizia nazionale la citazione per 5 milioni di euro fatta da Marchionne per l'allora Fiat contro Corrado Formigli, chiedere ben un quinto di quella cifra a un giornalistino locale non va raccontato?
Chi non si vergogna ancora oggi di censurare quella notizia, una volta assolto, invece, al suo dovere di cronista non avrebbe oggi corso il rischio di essere valutato come un "fellone" se poi l'avesse solo citata, come ha fatto, per polemizzare col vice sindaco Jacopo Bulgarini d'Elci, prima perchè ha solidarizzato con VicenzaPiù e poi perchè, sia pure con colpevole ritardo, durante la discussione in Consiglio comunale sulla Fondazione Roi ha denunciato l'esistenza di un sistema di potere intorno alla BPVi e alle associazioni sodali con diramazioni sui media locali di cui i politici, tra cui lui, non si erano accorti e a cui non hanno "avuto la forza di opporsi".
Ma il direttore del web indipendente di Vicenza, pardon del Veneto, si è chiesto perchè abbia concesso a se stesso la facoltà di cambiare opinione su un senatore che ha patteggiato durante tangentopoli ospitandolo addirittura nel suo qualificato "Team" di collaboratori, mentre invece condanna senza se e senza ma l'ora, almeno apparentemente, politicamente "pentito" Bulgarini?
Non se lo è chiesto forse perchè lui, il direttore, è indipendente. Dall'intelligenza.
Non sappiamo onestamente valutare in questo momento se Jacopo Bulgarini d'Elci è stato mandato dal suo "mentore" Achille Variati, che oltre che intelligente è anche "smart", a fargli da apripista nella opportunista "marcia indietro" di tutti su Zonin & c.
Ma oggi non sappiamo neanche se il vice sindaco si è ritagliato, invece, uno spazio coraggioso di indipendenza e di critica nei confronti del potente sindaco di Vicenza e del sistema ora denunciato, che riguarda anche i condizionamenti subiti dall'informazione vicentina, lo ha detto con forza il vice sindaco nel suo intevento, censurato da tutta, tutta la stampa in questo passaggio.
Noi non c'eravamo in aula il 10 maggio, e non serve spiegare qui perchè, ma, viste le forze schierate in campo contro Bulga non solo tramite la corazzata della stampa ufficiale di regime ma anche grazie alle barche a vela che cambiano "rotta" ai mutare dei venti, mi è rispuntata spontanea la voglia di difesa che mi anima sempre a favore dei più deboli.
Ho, quindi, chiesto alla mia collaboratrice Giulia Biasia di scaricare il video del Consiglio comunale, cercare nelle 4 ore della sua durata l'intervento del vice sindaco in Sala Bernarda, montare il video e tarscriverne il contenuto.
Poco fa Matteo Renzi a Porta a porta ha dichiarato "In questo paese c'è un meccanismo in cui i politici, d'accordo con gli esponenti del territorio e alcuni gruppi editoriali, erano in complicità con alcuni istituti di credito. C'era un comune interesse a tacere sulle questioni. Non si è dedicato un terzo del tempo dato ai presunti buggerati delle banche, a ricostruire come un'intera classe dirigente di destra e sinistra negli anni '90 e nei primi decenni del secolo hanno vissuto in complicità con
alcuni istituti di credito»
Tutti, in Italia, verificheremo se Renzi ha detto quello che veramente pensa o solo una bugia e perciò oggi, a Vicenza, io, Giulia e i miei pochi (ma assunti) colaboratori vi proponiamo a futura memoria e senza filtri mediatici o interpretativi il video e la trascrizione integrale (con qualche minimo aggiustamento per l'evidente differenza tra il "parlato a braccio" e lo scritto) dell'intervento di Jacopo Bulgarini d'Elci durante la discussione monotematica sulla Fondazione Roi.
Se Jacopo Bulgarini d'Elci è stato sincero o se la sua è stata solo una mossa di comunicazione lo vedremo, con i nostri lettori, in futuro, rileggendo allora quel che ha detto solennemente e con, al momento, grande coraggio martedì 10 maggio e che quì trascriviamo:
"...Ma la verità vera è che a Vicenza e in questo territorio, per un sacco di tempo, non è che noi abbiamo dormito, che qualcuno non abbia vigilato: ma c'era un oggettivo sistema di potere che non si poteva mettere in discussione. Lo dico: non si poteva mettere in discussione. Non è stato messo in discussione e non si poteva mettere in discussione. L'ho fatto io? Non l'ho fatto. Che è il motivo, guardate, per cui ho detto nei giorni scorsi, come lei consigliera Zaltron ricordava prima, che non voglio unirmi a certi cori, adesso. Anche per una questione in realtà di coerenza: perché se avessi avuto la forza, e lo dico a titolo personale, io, Jacopo Bulgarini, se avessi avuto la forza di farlo in passato, lo avrei fatto oggi, ieri e ieri l'altro. Con coerenza. Io non ho avuto quella forza, e credo nessuno abbia avuto la forza di farlo in questi anni. Un intero territorio ha detto: va bene così. Un intero territorio ha sostanzialmente, fino all'anno scorso quando sono iniziate ad emergere le critiche - ma questi problemi hanno radici molto più profonde e molto più lontane - detto: va bene così, ci stiamo arricchendo, va bene così. Andava bene il fatto che vi fosse commistione politica, d'impresa, delle associazioni, delle istituzioni, mediatica, dei giornali, di tutto. E andava bene così, o no? Andava bene così, evidentemente. Perché non ricordo se non rarissime voci critiche, che sono state tutte sostanzialmente ostracizzate o esiliate dal dibattito pubblico vicentino. Furono pochissime quelle voci. Lo sto dicendo con radicale franchezza: io e nessuno che io conosca ha avuto la forza o l'intuizione o la capacità di comprensione in tempo utile, consigliere Ferrarin, in tempo utile di dire - non va bene. Allora che cos'è successo? Un abbaglio collettivo? Una cecità collettiva? Una non volontà di guardare collettiva? Forse il fatto che ci dovrebbe spingere a riflettere è che le concentrazioni di potere non vanno bene mai. Le concentrazioni di potere così forti, così radicali, non vanno bene mai: perché sono degenerative per natura. Allora, cosa possiamo fare oggi? Almeno possiamo dire: (voi della Fondazione Roi) vi eravate impegnati ad approvare quel benedetto bilancio 2015 e dimettervi? Fatelo. Fatelo immediatamente. Almeno un punto fermo proviamo a porlo. Almeno proviamo a creare le condizioni per fare ciò che giustamente chiedevate anche voi: si faccia la due diligence, la fotografia, la radiografia, tutto. Cercheremo di capire tutto. O meglio, chiederemo alla Banca Popolare di nominare amministratori che si impongano come mission della propria azione di governo questo, fare chiarezza. Perché purtroppo, ahimè, noi non abbiamo il titolo per farlo."..
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