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Il "buen retiro" di Zonin: l'araba fenice è in Friuli. Ma l'ex dominus della BPVi continua a volare verso la Fondazione Roi. Il marchese sarà d'accordo?

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Mercoledi 18 Maggio 2016 alle 12:10 | 0 commenti

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Se uno, che non ha fatto il liceo classico o non si diletta di letture umanistiche e mitologiche, vuol sapere cos'è l'araba fenice, quella che risorge dalle proprie ceneri, basta che provi a  "pincionare" sul web e, su Wikipedia, trova che è «l'araba fenice è qualcosa di cui non si conosce l'uguale, introvabile, un esemplare unico e soprattutto inafferrabile, secondo il ben noto detto di Metastasio ("Demetrio", atto II, scena III): "Come l'araba Fenice, che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa."». E quale definizione migliore oggi si attaglia a Gianni Zonin, l'ex presidente della Banca Popoalre di Vicenza,  a cui circa 118.000 soci hanno dato fiducia ritrovandosi poi in mano, non tutti, per carità, gli amici pare di no, ma quasi tutti gli altri, moltissimi i poveracci, con un pugno di carta straccia in mano, su cui prima era scritto "vale 62,50 euro, fidati e comprami" e ora c'è inciso con la punta di un pugnale doloroso "varrebbe 10 centesimi, ma neanche in Borsa mi puoi vendere".

Gianni Zonin "è a Gambellara", si diceva giorni fa, e un gruppetto di dimostranti, quando ci si sarebbe aspettato in un paese normale un esercito di incazzati pronti a non porgere anche la terza guancia dopo avergli già immolato le prime due di facce, è andato lì a dimostrare, beccandosi, giustamente?, le botte delle forze dell'ordine: cornuti e mazziati, becchi e bastonati.

Ma lui non c'era e, allora, eccolo "è a Vicenza nella sua palazzina patrizia" e un paio di anonymous ci spargono davati un po' di quel sano letame che addirittura lui ama perchè rende ricche di uva le sue vigne.

E no, neanche lì, l'ex presidente della BPVi c'era anche perchè, se ci fosse stato, l'informatissima carta stampata locale avrebbe dato notizia del fatto, che, deprecabile o no, rimane un fatto, su cui, però, forse ha pensato bene di tacere per non resuscitare qualche altro, rarissimo esemplare della specie di quelli che "se mi fai del male, almeno ci rimango male". Anche se questa specie, che è sopravvissuta, poco, altrove in Italia, è di certo data come estinta quì a Vicenza e nel Vicentino.

Visto, quindi, che non lo hanno trovato a Gambellara, dove pare, almeno, che gli osti non solo non servano più i suoi vini ma che neanche vogliano accettare le sue carte di (dis)credito, visto che non sarebbe in private abitazioni a Vicenza, neanche sotto casa del figlio Francesco, dove, poverino, non potrebbe neanche parcheggiare, e visto che sono difficilmente verificabili la frequentazione vagheggiata di possedimenti in Sud Africa e l'eventuale "green card", del cui ottenimento si è favoleggiato e che gli consentirebbe di stazionare tranquillamente in quelli in Usa, ecco allora che per Gianni Zonin, «qualcosa di cui non si conosce l'uguale, introvabile, un esemplare unico e soprattutto inafferrabile», si diffonde il mito, affascinante tra l'altro per un "amante" come lui del Teatro La Fenice, del mitico uccello egizio: «che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa».

Ma, colpo di scena, l'ha "scoperto" in Friuli, a Ca' Vescovo, un collega del Messaggero Veneto, Maurizio Cescon, di cui vi proponiamo quì l'articolo, bello, consistente e coinvolgente, tra preti con cui si confesserebbe, visto che per la magistratura la sua convocazione sarà quando sarà e immaginando che per l'azione di responsabilità  sarebbe da ... irresponsabili confidarci, e azionisti che non hanno più lacrime per piangere, per i propri titoli, virtuali, e non certo per tutti i suoi beni centimilionari, reali, che ha trasferito, novello Francesco?, a figli e famigli.

Ma una domanda ci sorge spontanea per l'araba fenice DOCG (DOttor Cavalier Gambellarese), ora che si sa che il suo nido c'è ma lontano, visti i suoi anni, anche se ben portati: «cara araba fenice, perchè devi ancora volare, stancando le tue ali, verso la sede della Fondazione Roi a Vicenza ora che non ti vogliono più neanche lì e che hai già affidato al suo legale, a tua firma ma a costi della stesssa, la tua tua ultima, a d oggi, azione meritoria, la denuncia milionaria contro chi, come noi, ha provato a proteggerla da ulteriori danni da parte del Cda da te presieduto per anni? Di quei danni, ben più del milione che ci hai, improvvidamente, chiesto, a breve, altrove, molto più lontano di Cà Vescovo e sempre che il tuo luogo finale di destinazione sia lo stesso del suo, potrebbe chiederti ragione non un giudice di Vicenza ma quello di Berlino: il tuo amico Marchese Giuseppe Roi. Rimani allora a Ca' Vescovo e riposa...».

 

Il caso risparmio tradito, è in Friuli il "rifugio" di Zonin
di Maurizio Cescon, 18 maggio 2016, da Il Messaggero Veneto

L'ex presidente della Popolare di Vicenza va a messa e al prete dice: sono preoccupato. La villa color giallo ocra, immersa nei vigneti della tenuta Ca' Vescovo, è stata trasformata in una specie di fortino

 

La villa color giallo ocra, immersa nei vigneti della tenuta Ca’ Vescovo, è stata trasformata in una specie di fortino. Telecamere ovunque, vetrate anti proiettile, la siepe che la circonda alta quattro metri. Scrive Maurizio Cescon sul "Messaggero Veneto" di oggi: "E’ qui nella Bassa friulana il “rifugio” di Gianni Zonin, l’ex presidente della Banca Popolare di Vicenza, indagato dalla Procura per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza. Prima osannato, incensato, applaudito per la sua straordinaria storia di successo.

Poi, quando l’istituto ha fatto crac e ha polverizzato i risparmi di 119 mila soci, bruciando la bellezza di 7 miliardi di euro, è diventato il capro espiatorio di tutti i mali del mondo. E’ sparito dai radar da mesi, una volta lasciata la sua dimora di Gambellara, in provincia di Vicenza, nei momenti più “caldi” delle assemblee dei soci della banca, con la gente pronta a manifestare davanti a casa sua. E dopo che una sera, come riportato perfino dal “New York Times”, i proprietari lo avevano invitato a lasciare uno dei ristoranti Vip della città del Palladio: lui da potente assoluto diventato paria in un battere di ciglia. E così lo davano per sicuro in Oregon, nelle tenute di famiglie del Far West americano. O in Sudafrica, o in Argentina, in altri possedimenti nelle sue disponibilità. Invece il buen retiro di Zonin è nel cuore del Friuli a due passi dalla laguna di Grado e dal campanile romanico di Aquileia, che si staglia all’orizzonte e da Ca’ Vescovo sembra di toccarlo, tanto è vicino. Una sistemazione che pare possa diventare permanente, secondo quanto avrebbe confidato lo stesso Zonin ad alcune persone del posto. Qua la tranquillità e la riservatezza sono assolute. E poi a un tiro di schioppo c’è la “sua” riserva di caccia, una sorta di “parco giochi” per l’ex banchiere. Un posto dove ama trascorrere le mattinate, a caccia di caprioli e cinghiali. L’imprenditore, quando è a Terzo di Aquileia, fa vita ritirata, ma la domenica mattina non manca alla messa. Ci arriva in compagnia della moglie o da solo, con la Bmw blu guidata dall’autista. Un cappello in testa per evitare sguardi curiosi, anche se qui pare che in pochi lo abbiano riconosciuto in questi mesi di frequentazione. Qualche settimana fa, dopo la funzione, ha voluto incontrare il parroco, don Pino. Un faccia a faccia di pochi minuti, in canonica. «Sono preoccupato per quanto sta accadendo alla banca», ha detto Zonin al religioso. E poi via di nuovo sulla Bmw verso la villa. In attesa di trasferirsi definitivamente. Perchè ormai Gianni Zonin è ufficialmente un pensionato. Si è “spogliato” di ogni bene. La Zonin1821, la terza azienda produttrice di vino più grande d’Italia, è controllata interamente dai tre figli. Un colosso che fattura 186 milioni di euro (157 grazie all’export) e che naturalmente è la tenuta vinicola più importante del Friuli Venezia Giulia, con i suoi quasi 800 ettari tra Aquileia e Cervignano. Ne ha fatta di strada, Gianni Zonin, dalla fine degli anni Settanta, quando da queste parti comprò i primi terreni, dalla famiglia Bruseschi, della quale faceva parte lo storico presidente dell’Udinese eroica degli anni Cinquanta, quella di “raggio di luna” Selmosson. Poi alla fine degli anni Novanta un altro colpo grosso: centinaia di ettari dal Lloyd di Trieste, che si disfò delle sue proprietà agricole. Ha continuato a comprare e ingrandirsi, Gianni Zonin. A espandersi e impiantare barbatelle. Merlot, Pinot bianco, Chardonnay. A coltivare i vitigni autoctoni e a seguire le mode del momento, dal Pinot grigio al Prosecco. Gli ultimi affari nel 2014, piccoli appezzamenti per completare un puzzle che lo vede “dominus” incontrastato di questo lembo di Friuli, con un centinaio di persone che lavorano nelle campagne per lui. Eppure il caso della Vicentina, quella che era la più brillante realtà del credito del Nordest ed era diventata tra le quattro, cinque banche più grandi del Paese, ha segnato nel profondo la gente. Perchè gli azionisti, spesso inconsapevoli, in regione sono 12.500. Imprenditori, artigiani, casalinghe, pensionati. Avevano comprato le azioni a 62,50 euro e oggi si ritrovano con carta straccia in mano. E nemmeno la speranza di guadagnare qualcosa in Borsa, con il titolo a 0,1 euro, visto che quel passaggio considerato epocale è evaporato. Anche i Zonin per “colpa” della Vicentina ci hanno perso. Diciassette milioni di euro, hanno fatto i conti i figli di Gianni, e lo hanno dichiarato alla conferenza stampa per illustrare il bilancio dell’azienda vinicola. Ma il loro impero è lì intatto e a ogni vendemmia darà i suoi frutti, che grazie al brand si trasformeranno in incassi. E l’andamento dei ricavi consolidati del primo trimestre 2016 di Zonin1821, che vede un incremento del fatturato rispetto al 2015 del 34%, conferma il trend di crescita e adesso punta ai 200 milioni di euro nel 2018. Invece per tantissimi ex soci e risparmiatori della BpVi in possesso solo di quel gruzzoletto che credevano al sicuro, non è rimasta altro che una grandissima delusione. Quasi la vergogna di non essere stati all’altezza, di aver sbagliato investimento. Tanto che su 119 mila sono appena 4.700 quelli che hanno denunciato, che si sono rivolti alle associazioni di consumatori o agli avvocati per ottenere giustizia e almeno il parziale risarcimento di quanto perduto. Perfino il Premier Matteo Renzi, sulla vicenda, ha detto che «qualcuno, nel silenzio, ha fatto sparire i soldi». Ma quella per ottenere i risarcimenti sarà una strada lunga e perigliosa e dall’esito incerto. Tre procure (oltre a Vicenza anche Udine e Prato) indagano sul dissesto. La banca nel frattempo ha cambiato volto (nuovo presidente, nuovo direttore), ma di fare causa agli ex vertici, cioè anche a Zonin, per adesso non se ne parla. Lui intanto aspetta, nella pace di Ca’ Vescovo".
Di Maurizio Cescon, dal Messaggero Veneto


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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