Veneto Banca, alle fusioni ci pensa Carlotta De Franceschi. Intanto a Roma la Banca incontra i consumatori
Mercoledi 25 Maggio 2016 alle 08:57 | 0 commenti
Veneto Banca, fusioni in mano a De Franceschi. Mentre sulle conciliazioni vertice già oggi a Roma. Si arricchisce di nuovi elementi il quadro delle decisioni prese dal cda dell’ex popolare l’altro ieri, a partire dal riassetto di vertice, seguito alla lettera Bce che raccomandava di non modificare la leadership del progetto Serenissima (aumento di capitale e Borsa) e i poteri del direttore generale. Indicazione a cui il cda guidato da Stefano Ambrosini ha risposto con decisioni comunicate l’altra sera in una nota. Che specifica di non aver delegato «a nessun consigliere diverso dal direttore generale né poteri gestori o di spesa» così come di aver confermato allo stesso Cristiano Carrus, «la conduzione del progetto Serenissima».
E tuttavia nel «taglia e cuci» dei poteri di vertice in Veneto Banca, il cda-fiume dell’altro ieri pare aver dato un significato diverso rispetto a quello apparso in prima battuta della restituzione di una regia incondizionata a Carrus. Perché la delega «dell’esecuzione del Piano di ricapitalizzazione e riassetto», ovvero, con l’aumento di capitale, la discussione sulle fusioni con altre banche, è confermata a Carlotta De Franceschi, compresa l’«attività di ricerca di potenziali investitori». La scelta del cda andrebbe nella direzione di voler affidare con chiarezza il pallino sulle scelte strategiche a De Franceschi, più che a Carrus, segnalato, insieme al presidente Ambrosini, protagonista degli incontri per sondare aggregazioni con altre banche già con l’aumento di capitale (e i rumors indicano Ubi e Bper). Certo, sempre Bce permettendo, le due competenze- la «conduzione» affidata a Carrus e «l’esecuzione» di De Franceschi - appaiono così intrecciate che ad esser decisiva pare essere la capacità dei due di lavorare in tandem. Ma intanto anche l’arrivo da Apulia del nuovo vicedirettore generale Dario Accetta, le cui competenze dovrebbero comprendere anche il seguire l’aumento di capitale sul fronte retail, paiono «compartimentare» le competenze di Carrus. Nel contempo il tam tam di mercato restituisce le impressioni, come riportano le notizie d’agenzia, dell’andamento del premarketing. La risposta tra gli investitori istituzionali rispetto al precedente di Bpvi, e migliore, ma comunque non brillante vista la situazione di mercato, su cui ora già incombe anche l’effetto del referendum britannico sull’uscita dall’Ue, il 23 giugno.
Intanto, sull’apertura dei tavoli di conciliazione per i reclami dei soci sulla vendita delle azioni, già oggi è in calendario un incontro a Roma tra l’ex popolare e i vertici di nazionali di Federconsumatori e Adiconsum, aprendo la fase finale di un percorso già avviato dalla Banca. Che ha accantonato nel bilancio 2015 66,5 milioni su controversie legali e reclami, 1.300 solo lo scorso anno sul fronte azioni non vendute. «La nostra linea - dice Walter Rigobon, segretario regionale Adiconsum - è di concentrarci sui risparmiatori veri, quelli che hanno investito cifre fino a 30-50 mila euro e che non possono aspettare».
Intanto sul fronte parallelo di Popolare di Vicenza, ieri il cda ha convocato per il 7 luglio l’assemblea degli azionisti, che vedrà la nomina del nuovo board scelto dal Fondo Atlante. In cda anche una relazione sulla situazione dei rapporti con Cattolica. Ancora nulla di fatto invece anche ieri - di fronte all’assenza del presidente Stefano Dolcetta, che ha fatto uscire il tema dall’ordine del giorno - sull’incarico legale per studiare l’azione di responsabilità .
Di Federico Nicoletti, dal Corriere del Veneto
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