Torrione di Porta Castello, Vicenza Domani di Bulgarini d'Elci per l'accordo pubblico-privato: "abbracciamo il futuro, non rifugiamoci nel passato"
Lunedi 17 Luglio 2017 alle 13:08 | 1 commenti
Il destino del Torrione di Porta Castello sarà deciso nelle prossime ore. Secondo noi è una scelta tra il coraggio di abbracciare il futuro con speranza e innovazione, da un lato, e dall'altro la diffidenza del nuovo che spinge a cercare rifugio in formule obsolete ma nostalgicamente rassicuranti. Non è in discussione se, ma come far diventare il Torrione di proprietà pubblica. Le alternative sono due.
A) Esercitare il diritto di prelazione, che consente al Comune di acquisirlo allo stesso costo a cui se lo è aggiudicato un privato all'asta fallimentare, cioè 310 mila euro più le tasse; a questo punto il Torrione diventa comunale, e tutti i costi di intervento, manutenzione ordinaria e straordinaria e sopratutto di gestione sono a carico del bilancio comunale. A scanso di equivoci: i soldi per comprarlo ci sono. Il problema casomai è la sua gestione: se ci vuoi fare qualcosa, e specie di culturale (una sede espositiva, mostre d'arte, ...), serviranno un sacco di soldi (tra personale, sicurezza, organizzazione, gestione e promozione delle attività ).
B) Fare un accordo col privato che lo ha comprato, il quale non ha intenzione di farci la propria abitazione o il proprio studio ma un museo di arte contemporanea. Come mai? Perché Antonio Coppola, imprenditore di successo e collezionista raffinato, vuole restituire al territorio parte della propria fortuna, e ha individuato nell'antica torre un luogo perfetto per creare quel punto di riferimento per il contemporaneo che a Vicenza manca (e continuerebbe a mancare). Non solo. Lo schema di accordo elaborato dagli assessori Jacopo Bulgarini d'Elci e Michela Cavalieri è ancora più positivo: il privato è disposto a comprare il Torrione, donarlo al patrimonio comunale, tenerne l'usufrutto trentennale per la Fondazione che si occuperà di gestirne le attività , finanziare la Fondazione d'arte per i prossimi 30 anni, sobbarcarsi tutte le spese di manutenzione ordinaria e straordinaria e i costi della sua gestione.
In sintesi. Da una parte, A, la tesi tradizionalmente proprietaria: compriamolo subito perché costa poco, vedremo poi cosa farci, evitiamo le complicazioni di un accordo col privato.
Dall'altra, B, un accordo col privato oggettivamente complesso ma legalmente vincolante e solido, che consente al Comune di ottenere il Torrione gratis e di avere, sempre gratis, un museo di arte contemporanea e la sua gestione trentennale. Con tutte le garanzie del caso.
In conclusione. C'è una parte di città , che crediamo minoritaria ma molto rumorosa, che insiste per la prima ipotesi, nonostante tutte le garanzie ottenute nel frattempo. Questa parte di città , che ragiona in modo conservativo e ancorato a modelli passati e irriproducibili, vi dice: sì, bello, ma compriamolo, è più semplice, è solo nostro, siamo più tranquilli. Certo che è più semplice! Anche un bambino potrebbe imboccare questa strada, buttandoci 350 mila euro di risorse pubbliche per acquisire un bene che poi non saprebbe come gestire, e per farci cosa. Ma più semplice non vuol dire sempre migliore. E in questo caso la strada semplice a noi sembra anche una scelta irresponsabile. Che rifiuta di considerare altri modelli di gestione della cosa pubblica rispetto a quelli del passato, oggi in crisi nera. Mettiamocelo in testa: non siamo in grado di manutenere l'attuale patrimonio, con le sole risorse del pubblico. Il modello del futuro in Italia non potrà che essere quello della collaborazione pubblico-privato. Collaborazione che, se fatta bene e a chiare condizioni e per le giuste ragioni, è virtuosa. Ma forse è proprio questa parola, "privato", che è ancora proibita per un bel po' di persone...
Per questo diciamo che si tratta di una scelta politica che segnerà il nostro futuro: vogliamo abbracciare la possibilità dell'innovazione, costruendo alleanze con il mondo del privato e dell'impresa, o spegnerci lentamente tenendo orgogliosamente in mano la fiaccola di uno statalismo ormai antiquato?
A Vicenza abbiamo la possibilità di essere avanguardia di un nuovo corso. Oppure di essere quelli che hanno costretto un mecenate sensibile e generoso a migrare altrove per dare vita a un museo.
Noi di Vicenza Domani ci sentiamo in buona compagnia in questa battaglia, con gli amici di Vicenza Capoluogo e diversi esponenti importanti del Partito Democratico di Vicenza, da Enrico Peroni a Giacomo Possamai, Stefano Dal Pra Caputo, Giancarlo Pesce, Marco Borin.
Jacopo Bulgarini d'Elci
Presidente, Vicenza Domani
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