Storie di Minimo Calearo
Giovedi 30 Settembre 2010 alle 23:48 | 1 commenti
Riceviamo da Giorgio Langella (Fds, PdCI,Prc) e pubblichiamo.
Dice Calearo: "Non potevo votare contro questo governo, perché non ci sono alternative" ... "Mi sono astenuto soprattutto per Veltroni. Ci siamo incontrati, come tutti sanno, e lui mi ha chiesto di non votare sì alla fiducia. Io gli ho ribadito la mia stima, ma con questa astensione ho chiuso il nostro rapporto politico" ... "Ora Veltroni è rimasto solo, in un partito che guarda a Castro e non alle imprese. Un partito di bolscevichi, pieno di funzionari che non hanno mai lottato per prendere un voto. Si scelgono tra loro".
Stupefacente! Calearo è stato "eletto" in Parlamento grazie alla legge porcata di Calderoli che impedisce agli elettori di dare una preferenza e scegliere così i propri rappresentanti. Oggi siede in Parlamento solo perché Veltroni lo ha messo capolista del PD in Veneto. Non solo ma ha anche cambiato casacca prima aderendo all'API di Rutelli (a proposito, ma per quante "sigle" è passato Rutelli?), poi al gruppo misto. Come un "degno rappresentante" di quel numeroso gruppo di amanti delle poltrone pronti a cambiare idea e formazione politica solo per qualche interesse personale. Ieri avrebbe tanto voluto votare per Berlusconi e, forse, la cosa gli avrebbe consentito di diventare ministro. Ma il "suo" Veltroni gli ha chiesto il sacrificio di astenersi. Calearo parla e straparla di bolscevismo e di "funzionari che non hanno mai lottato per prendere un voto". Lasci stare, caro (considerando quanto ci costa mantenerla in parlamento) Calearo il bolscevismo, Castro e quant'altro. Sono cose che conosce solo per sentito dire e per gli slogan che circolano nei salotti che è solito frequentare. Pensi piuttosto che proprio lei, che è stato "nominato" in Parlamento senza mai fare nulla per guadagnarsi un voto, ormai fa parte di quelli che hanno una poltrona solo perché scelti da qualche oligarca della nomenclatura dei "grandi partiti" e non dagli elettori. E pensi anche che un minimo di onestà intellettuale le imporrebbe di dare le dimissioni.
Giorgio Langella
Partito dei Comunisti Italiani - Federazione della sinistra di Vicenza
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