San Biagio, tra conti in ordine e spettro Ecoveneta: VicenzaPiù n. 209
Domenica 20 Marzo 2011 alle 15:55 | 0 commenti
Il sindaco di Vicenza e il cda di Aim si rallegrano per un bilancio in equilibrio, mentre riaffiora dal passato la questione Giglioli-Maltauro (da VicenzaPiù n.209)
Da alcuni giorni la giunta comunale di Vicenza manda segnali di ottimismo sullo stato di salute di Aim. Di più, a pochi mesi dalla scadenza del mandato del cda, il percorso verso la normalizzazione sembra avviato in maniera duratura. Ma ci sono zone d'ombra?
Appena una settimana fa Roberto Fazioli, presidente della multiutility municipale (sul quale sono tornate le ombre del caso Genia, da ieri ripreso da Gerardo Meridio, Pdl, e, prima ancora, da Luca Balzi, Pd, n.d.r.), aveva incontrato il sindaco Achille Variati. Proprio nella sede di San Biagio era stato presentato al primo cittadino il programma per gli investimenti 2011. Un pacchetto da 41 milioni di euro per il quale il manager emiliano e il politico vicentino, così diversi nel carattere, si erano detti entrambi «orgogliosi» non solo per i lavori messi in cantiere, ma anche per avere rimesso in carreggiata e risanato una situazione un tempo «difficilissima». I numeri di Fazioli parlano chiaro e sono stati ampiamente illustrati su Vicenzapiu.com. C'è però un tarlo imperituro che si aggira nelle menti dei manager di San Biagio e in quelle della giunta comunale di centrosinistra. Questo tarlo si chiama Marghera. Il riferimento è alla società di bonifiche ceduta dal gruppo Maltauro-Ecoveneta alla spa municipale ancora quando a San Biagio dominava il cda di Beppe Rossi, uomo del centrodestra cittadino; Marghera è una voce tuttora in rosso. Un rosso che da contabile rischia di diventare di imbarazzo. Lo stesso Fazioli sabato a San Biagio aveva detto che sulla piattaforma (oggetto di due distinti procedimenti giudiziari peraltro) «si sta ancora lavorando» per rimuovere i rifiuti lasciati lì dalle precedenti gestioni. Segno evidente che la mala gestione dei tempi passati sta producendo ancora i suoi effetti su quella attuale. Così in questo contesto si inserisce l'ex assessore alle Aim Gianni Giglioli, che aveva assunto tale incarico proprio durante i primi mesi della giunta Variati in sella dal 2008. Giglioli risulta peraltro tra gli imputati nel processo per l'affaire Aim che vede coinvolti anche il geometra Carlo Valle e l'ex numero uno del board di Aim Rossi. Ad ogni buon conto Giglioli, che sostiene di non avere nulla a che fare con gli addebiti sul suo conto, il primo marzo aveva inviato una lettera molto stringata alla giunta municipale. Una missiva (vedi Vicenzapiu.com dello stesso giorno) che letta in filigrana si può decriptare come una mano tesa al capo dell'esecutivo; ma con un monito che alla grossa suona così: "Caro Achille, sul caso Aim bisogna tirare fuori tutta la verità in modo che io possa dimostrare in tutta tranquillità la mia estraneità ai fatti. Altrimenti sarò costretto ad impegnarmi pesantemente sul piano giudiziario e allora se ne vedranno delle belle". Giglioli infatti conosce le carte non solo in quanto ex assessore alle partecipate, ma anche perché ex consulente della stessa spa di San Biagio. Chi scrive ha chiesto al primo cittadino un commento sulla lettera, ma nonostante le assicurazioni del portavoce del sindaco, commenti da parte del sindaco non ci sono mai stati. «Come mai?» si domanda Giglioli. Ovviamente i ragionamenti di quest'ultimo vanno letti anche alla luce delle carte della procura di Vicenza che ha indagato sul caso Aim. Più nel dettaglio occorre leggere quanto i magistrati scrivono di Bruno Lombardi (foglio 11 collegato al procedimento 3062/07 RGNR): «Per quanto riguarda il Lombardi Bruno è emerso il seguente reato: ... infedeltà patrimoniale aggravata e continuata... con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, al fine di procurare a sé e a Ecoveneta un ingiusto profitto... in qualità di amministratore delegato di Ecoveneta spa (gruppo Maltauro, ndr)... nonché di amministratore delegato di Aimeco srl (per metà del gruppo Aim per metà del gruppo Maltauro, Ndr)... avendo in ragione delle sopra indicate e contemporanee cariche da lui rivestite... compiva o concorreva a deliberare atti di disposizione dei beni di Aimeco srl...». Nel medesimo verbale a carico di Lombardi, un top manager del gruppo Maltauro che per una vicenda collegata ha già patteggiato una pena davanti al tribunale di Venezia, si legge che avrebbe omesso «di assumere le iniziative necessarie a sospendere l'efficacia del trasferimento ad Aimeco del contratto d'affitto d'azienda... la cui funzionalità era stata bloccata dal sequestro preventivo» operato dalla magistratura lagunare. In questo passaggio i magistrati descrivono buona parte del cosiddetto bidone rifilato ad Aim dal gruppo Maltauro. Lombardi però non viene perseguito. La sua posizione viene archiviata visto che il reato di infedeltà patrimoniale è perseguibile solo a querela. Un atto che sicuramente sarebbe stato tra i doveri dell'ex sindaco di Vicenza Enrico Hüllweck del Pdl (oggi segretario particolare del suo compagno di partito Sandro Bondi in qualità di ministro alla cultura). Un atto che sicuramente sarebbe stato tra i doveri dell'ex cda di Aim a marca Rossi. Rimane poi da capire se, prescrizione permettendo, anche Mauro Zanguio, in qualità di successore di Rossi come presidente pro-tempore di Aim, avrebbe potuto querelare Lombardi. A questo va aggiunto che le liason di Zanguio col gruppo Maltauro sono state più volte spadellate pubblicamente in consiglio comunale. Tant'è che sui perché di queste mancate querele Giglioli si è già pubblicamente interrogato senza «purtroppo riscontro alcuno». Ma c'è un aspetto ulteriore che va considerato. I magistrati (il verbale è firmato dall'ex procuratore berico Ivano Nelson Salvarani, oggi a riposo e dal pm Giorgio Falcone, oggi pubblico ministero a Padova) accendono i fari su Lombardi e ne identificano un comportamento che, messo in riferimento al danno presumibilmente patito da Aimeco, si concretizza nella ipotesi di infedeltà patrimoniale. A questo punto la domanda da porsi è: quale verità Lombardi ha presentato all'azionista pubblico nel momento in cui il gruppo Aim prendeva in carico l'intera gestione della piattaforma di Marghera? Fu una verità vera e sostanziata dai fatti? Fu una verità adombrata da silenzi? O fu una verità macchiata da una rappresentazione volutamente falsata e fraudolenta della realtà in essere? In questo caso potrebbe infatti configurarsi il reato di truffa ai danni di una società a controllo pubblico. Reato perseguibile d'ufficio e non più a querela. Tant'è che a questo punto sarebbe importante sapere se i magistrati berici conoscano i termini della azione civile promossa dal gruppo Aim contro Ecoveneta il 4 marzo 2009. La querelle è sempre attorno al caso della piattaforma. A pagina 10 del documento si legge: «... In altri termini la fattispecie venutasi ad enucleare ha tutti gli estremi della truffa contrattuale, in quanto è indubbia l'esistenza del dolo iniziale di Ecoveneta, che influendo sulla facoltà negoziale di Aimeco srl, manifesta nel contratto la sua intima natura di finalità ingannatoria». Gli avvocati del gruppo Aim citano addirittura la seconda sezione della Cassazione civile: 26 maggio 2008 numero 13566. In altri termini si può quindi rilevare che in mancanza di artifizio e inganno c'è l'infedeltà . In presenza di artifizio e inganno c'è la truffa. Alla luce di questa distinzione quindi gli inquirenti come hanno valutato i fatti di specie? Sapevano che per i legali del gruppo Aim è la truffa l'ipotesi più accreditata? E se lo sanno si sono mossi di conseguenza? Considerando tutto questo ragionamento chi scrive ha domandato a Fazioli e Variati se intendano denunciare Ecoveneta per truffa. «Sono questioni che lascio alla magistratura» ha risposto Variati. Fazioli invece ha replicato spiegando che «non possiamo tenere un comportamento pseudo-giudiziario».
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