Caso profughi: se la buona informazione non rende cambiamo mestiere, non i fatti
Domenica 25 Ottobre 2015 alle 19:29 | 0 commenti
Abbiamo pubblicato una riflessione a margine della manifestazione di sabato 24 ottobre con i migranti a Schio firmata da Giorgio Langella (segretario PCdI federazione regionale del Veneto) e da Luc Thibault (militante USB Vicenza). Non siamo iscritti a quel partito, non abbiamo la tessera di quel sindacato ma la nota, da noi dichiarata già come condivisa, la stiamo sottoscrivendo in pieno non a parole.
Ma la condividiamo con i fatti operando ogni giorno per dare, pur con le nostre limitate risorse ma con la professionalità dei nostri collaboratori, un'informazione sui profughi, politici ed economici, la più rispettosa possibile dei fatti e non delle ideologie, delle prevenzioni e di certi business privati di alcuni hotel, di svariate cooperative e anche di associazioni di carità .Â
Ci sono, infatti, spesso, troppo spesso cooperative, associazioni ed hotel, questi ultimi lontani da quella che dovrebbe essere la loro ragione di esistere e in odore di riciclo come centri di accoglienza, che lucrano spesso non lecitamente, e in quei casi disumanamente, incassando ogni giorno dallo Stato decine di euro per ogni "ospite". Senza dare quei servizi che a 35 euro al giorno offrono, guadagnandoci onestamente hotel a due o tre stelle, che nelle loro camere, per giunta, non ammucchiano 5-6-7-8 persone ridotte così ad ammassi umani.Â
Per certa stampa "unica" (unica perchè prova ad avere il monopolio dell'informazione, unica perchè così possiamo definire la sua mancanza di disponibilità al confronto) se queste persone, trattate da "prigionieri", protestano dagli alle meschine accuse di volere la "dieta africana" e guai a chiedersi se possano avere una qualche ragione. Per cui di sicuro il problema non è per cosa protestino ma chi li sobilli, dando credito a chi? A cooperative, associazioni e hotel, mentre anche la gente di Cesuna ha un atteggiamento più moderno di chi, pensando di far piacere alla pancia dei vicentini, li bombarda con la verità unica, per qualche copia in più.
Al punto tale che se i profughi arrivano a Vicenza per manifestare i loro problemi, che non sono fatti di... pasta, senza pagare il biglietto FTV, lì così era scritto, è, di sicuro, un male. Ma se poi , a chi riceve 2 euro e mezzo al giorno dopo aver pagato dai 5.000 ai 7.000 euro ai trafficanti del nuovo schiavismo (un altro business contro cui non si scrive) per arrivare in un'Europa che immaginavano moderna e aperta, il biglietto per andare a manifestare a Schio glielo pagano Usb, PCdI, Prc, e gente che dà ancora un senso alle manifestazioni pubbliche, ma pacifiche e senza quella massa di agenti a cui pure quella stampa allude continuamente, allora vuol dire che ci sono in gioco indicibili interessi.
Chi li ha questi interessi? I trafficanti di schiavi, che incassano milardi di euro da tutto l'esodo, o le cooperative e i finti hotel locali che lucrano milioni all'anno soloa Vicenza? No, per carità .
Di certo gli interessi indicibili, cari vicentini che leggete la stampa unica, sono quelli proprio di quei sindacati di base e degli epigoni della sinistra, che ancora oggi hanno come stella polare l'attenzione a quella questione morale che sollevò Enrico Berlinguer in un'intervista concessa a Eugenio Scalfari già il 28 luglio 1981. Intervista di sicuro mai letta e, se letta, mai compresa da chi si inchina tipicamente e... "professionalmente" ai Galan, ai Maltauro e agli Zonin di turno, salvo poi scaricarli quando arrivano i loro successori e figli culturali, ancora più "ignoranti" del bene comune rispetto ai loro padri, che danno e ricevono, a seconda dei ruoli, tangenti e che svuotano le ville a loro pignorate anche dei cessi in cui evidentemente vogliono continuare a riversare i prodotti maleodoranti del loro metabolismo neuronico.
Molto più insopportabile di quello fisiologico.
Questa nostra nota voleva essere breve e secca ma così non è stato perchè è scattata di nuovo la nostra indignazione verso la stampa unica e, soprattutto, la nostra vicinanza a chi in quella stampa è costretto a stare.
Nulla da dire a chi crede in quella linea editoriale, lecita ma poco documentata, come dimostrano almeno i nostri "documenti" video sui fatti di Cesuna.
Ma a chi, per sopravvivere per qualche euro a pezzo, scrive ciò in cui non crede, facciamo noi una domanda: il giorno che avrete la voglia e la forza di scrivere quello che, pur vero, non fosse gradito ai detentori unici del sapere locale, non è che vi e si chiederanno a quali interessi rispondete proponendovi per un rogo mediatico da tribunale dell'inquisizione mediatica 1.0?
2.0 no, perchè dal 2.0 in su ci sono decine, centinaia, migliaia, miliorni di modi per esercitare la libertà di informazione. E in questa sconfinata prateria c'è il nostro prato, piccolo ma sempre verde.
Se volete coltivarlo e allargarlo col vostro lavoro, cari colleghi, noi vi aspettiamo a braccia aperte, ma rugose.
Vi ridaremo il gusto, enorme, di lavorare per la vostra missione, ma vi chiederemo l'impegno di arare, seminare e raccogliere tutti insieme. Nessuno vi darà le mele insapori dei supermercati moderni della (dis)informazione da ingoiare azzerando il buon gusto, ma coltiveremo e raccoglieremo insieme i vecchi, buoni frutti del giornalismo di informazione e analisi indipendente.
Sieet pessimisti e pensate che non raccoglieremo abbastanza perchè non piaceranno agli automi di oggi i frutti del nostro e vostro lavoro da liberi coloni e non da schiavi del padrone del vapore di turno?
Allora perchè continuare altrove un brutto lavoro che, anche se fatto bene, non dà frutti?
Siete ottimisti come lo siamo noi da dieci anni in cui VicenzaPiù ha scritto pagine importanti dell'informazione vicentina e allora eccoci pronti ad accogliervi a Viale Milano 31.
Un altro nome che denuncia un'altra mistificazione mediatica: la sua invivibilità . Lì noi ci stiamo e da lì facciamo gionalismo dentro e per la città viva tutti i giorni e in quasi tutte le ore.
Senza problemi che non siano quelli del vivere attuale. E non medioevale.
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