Processo Marlane Marzotto procede lentamente ma procede. Il predente Montefibre
Venerdi 5 Novembre 2010 alle 20:18 | 0 commenti
Giorgio Langella, PdCI, Federazione della sinistra, Prc - Oggi c'è stata un'altra udienza preliminare del processo Marlane. Com'è nella logica delle cose gli avvocati delle 14 persone indagate (dirigenti, manager e responsabili aziendali della Marlane, dell'ex Lanerossi e della Marzotto) hanno chiesto il proscioglimento dei loro assistiti da ogni accusa. Venerdì prossimo ci sarà l'intervento di Antonella Lauri che sostiene la pubblica accusa. Solo successivamente si saprà se il processo potrà andare avanti e come.
Un processo importante, quello che si svolge a Paola, che vede indagate persone importanti e che ha visto una genesi lunga e faticosa tra mille cavilli e richieste di rinvio.
Avremmo preferito che gli indagati avessero deciso da subito di difendersi nel processo e non dal processo come hanno fatto nei mesi scorsi. Le accuse sono molto gravi, dal disastro ambientale alle lesioni colpose all'omicidio colposo, e, forse, è "normale" procedere lentamente.
Un processo importante sul quale per troppo tempo è calato il silenzio. Quanto è successo alla Marlane dovrebbe ricevere l'attenzione anche da parte delle forze politiche e sindacali vicentine che sono, invece, troppo distratte e assenti.
Intanto la Cassazione ha emesso la sentenza n° 38991. Una sentenza importante. Pronunciandosi in merito al processo per gli operai morti di tumore a causa dell'amianto che serviva per coibentare i tubi di raffreddamento nella lavorazione del nylon nello stabilimento Montefibre di Verbania, i giudici hanno stabilito che la mancata sicurezza sul lavoro è responsabilità di tutto il cda. Ogni componente del consiglio di amministrazione ha, quindi, l'obbligo di vigilanza e non può "chiamarsi fuori".
Non ci sarà più la possibilità di scaricare le colpe su un solo "delegato".
Ma cosa c'entra questa sentenza con la Marlane? Molto.
Innanzitutto le analogie. Dall'amianto, poco costoso, usato per raffreddare il ciclo di lavorazione, alla carenza di elementari regole di sicurezza (alla Marlane con l'abbattimento delle paratie tra i reparti ci fu la diffusione di fumi tossici che venivano "combattuti" con la consegna ai lavoratori di una busta di latte al giorno), all'assenza di informazione ai lavoratori sulle lavorazioni e i pericoli che affrontavano. E poi il ripetersi nel tempo di casi di malattia e di decesso.
Molte sono le similitudini tra Montefibre e Marlane, e da oggi non si potrà più affermare che "non si era a conoscenza" e che la responsabilità era solo di altri.
Confidiamo che il processo Marlane possa continuare e che sia fatta giustizia.
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